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la marcia su pisa


mangusta11

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La "marcia" su Pisa

vorrei aprire una discussione su questo avvenmento

 

da wikipedia

 

 

La Scuola Militare di paracadutismo è stata al centro di numerose contestazioni a causa di una marcia improvvisata nel centro di Pisa durante l'epifania del 1981. Tale marcia avvenne in seguito ad un episodio di malavita pisana, ovvero il pestaggio di due militari della Brigata in un bar della città; a causa di questo pestaggio i due militari furono ricoverati perché durante l'aggressione si ritrovarono sicuramente a fronteggiare più di due persone facenti parte di questa banda. A seguito di tale evento molti militari della Brigata (nell'ordine di centinaia) sia della Scuola che operativi, sia ufficiali che sottufficiali, decisero di vendicare l'aggressione dei commilitoni.

 

Durante le ore pomeridiane venne organizzata una piccola spedizione punitiva nei confronti della "banda" che aveva aggredito i due militari, ma in poco tempo fuori dalla SMIPAR erano presenti centinaia di paracadutisti in divisa. Gli ufficiali presenti (tra i quali non figuravano i vertici del reparto, che non erano a conoscenza dei fatti come poi si seppe) diedero ordine di inquadrarsi e spontaneamente, poiché non si trattava di un evento ufficiale, il reparto si mise in marcia verso il famigerato bar. I fatti riferiscono che si trattò di momenti assolutamente inattesi dalla popolazione: i parà iniziarono subito a calcare bene il passo e ad intonare i canti della Brigata oltre all'urlo di reparto[1]; si riferì di aver sentito anche canti fascisti, cosa che non fu mai smentita.

 

Giunti nei pressi del bar alcuni "coraggiosi" pisani a bordo di ciclomotori o a piedi iniziarono ad insultare il reparto mantenendosi però a debita distanza dalla formazione; in poco tempo, per qualche motivo, le righe si sciolsero improvvisamente ed i militari si lanciarono verso questi. Solo uno di questi richiese di essere portato al pronto soccorso date le ferite. Il reparto si ricompattò presto e continuò a marciare, ma a quel punto intervennero le forze dell'ordine. Alla richiesta di fermarsi, i paracadutisti diedero ben poca importanza, tanto da costringere la Polizia a richiedere l'intervento dei reparti antisommossa. Si riferisce che il reparto antisommossa decise di iniziare a caricare contro il reparto in marcia; alla vista di questo molti dei militari presenti si sfilarono il cinturone in dotazione e, mimando una controcarica, fecero arretrare i reparti della Polizia. Il reparto continuò a marciare e dinanzi a loro le pantere della Polizia poterono arretrare lentamente per evitare altri disordini con la popolazione. Ancora non è chiaro se fu grazie all'invito di un "amico" della Brigata o per il buon senso dei militari stessi, ma sta di fatto che dopo poco tempo il reparto rientrò sotto ordine degli ufficiali presenti in caserma.

 

Il giorno seguente non solo i vertici del Reparto ma anche l'ispettore delle armi di Fanteria e Cavalleria, Gen. Alvaro Rubeo, decisero di fare visita alla SMIPAR. Tutti i militari che avevano partecipato a questa "missione" furono puniti, ma non si può nascondere che dagli atteggiamenti che l'Esercito volle mostrare ai militari emerse un sentimento misto di forte disapprovazione e pacata ammirazione per il fortissimo spirito di corpo che legava i ragazzi dopo una selvaggia aggressione ai danni di due militari di una Brigata tanto gloriosa quanto lo è la Folgore.

 

 

secondo voi i para' hanno fatto bene ad organizzare questa marcia????

 

secondo me si

 

voi che ne pensate????

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Ospite intruder
Che storia incredibile , non ne sapevo nulla ...

 

Vorrei sapere chi è il tipo che è riuscito ad atterrare due della Folgore

 

Immagino fossero diversi tipi, contro i due... tipico coraggio rosso. E questa storia, se la vogliamo capire, bisogna inquadrarla nell'atmosfera dell'epoca, la Folgore era ritenuta, a torto o a ragione, un reparto "fascista", ed era considerato oltraggioso averla inserita in una città "rossa" come Pisa (o Livorno). Da qui i non buoni rapporti, dovuti più che altro ai rimestatori di professione.

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Ospite intruder

18 Gennaio 1981, secondo la Repubblica: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...acadutisti.html

 

La "voce" di Wikipedia risulta praticamente identica a quella inserita tempo fa nel forum del legnostorto,un sito clericofascista, probabilmetne l'autore è lo stesso.

Modificato da intruder
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in risposta a chafee di questa storia non ne sapevo nulla neanche io la ho trovato su wikipedia

e siccome era molto interessante ho deciso di condividerla con voi

 

 

posto l'articolo che ci ha dato intruder

 

 

PISA, SPEDIZIONE PUNITIVA CONTRO I PARACADUTISTI

Repubblica — 27 febbraio 1992 pagina 18 sezione: CRONACA

 

PISA ' Caccia" ai paracadutisti l' altra sera a Pisa. Squadre di trenta ragazzi, armati di cinture con grosse borchie metalliche hanno teso agguati ai parà, sorprendendoli a gruppetti di due o tre, prima nella centralissima Corso Italia, poi a Porta a Lucca, nei pressi della scuola militare di paracadutismo. Cinque militari sono rimasti feriti in maniera leggera, altri sono sfuggiti per un soffio alle aggressioni. Un clima che Pisa non conosceva almeno da undici anni, da domenica 18 gennaio 1981, quando 400 paracadutisti in borghese attraversarono il centro della città picchiando i passanti con bastoni (per lo più giovani dai capelli lunghi), danneggiando auto, cartelli stradali e vetrine di negozi. Undici anni di serena convivenza interrotti forse per motivi di campanilismo sportivo con venature razziste. Lunedì sera un giovane ultrà del Pisa calcio è stato picchiato da un parà della Fiorentina. Poi la clamorosa ritorsione di martedì, con la "caccia ai capelli corti". Per lo più gruppi organizzati di ragazzi vestiti di jeans con capelli acconciati come gli skin, molti sopra motociclette, si sono sparpagliati in città con l' obiettivo di malmenare paracadutisti all' urlo di "terroni", "fascisti", "sporchi fiorentini". Un brutto segno dei tempi. Ma siamo distanti dal clima degli anni Settanta, quando gli extraparlamentari di sinistra presidiavano in senso antimilitarista piazza Garibaldi o il cinema Ariston nel quale veniva proiettato "Berretti verdi", un film fortemente contestato dai pacifisti. Ma distante anche da quel 18 gennaio 1981, quando alle bastonate ai passanti si accompagnavano gli slogan sul tipo "boia chi molla", i saluti fascisti con il braccio teso e la mano aperta in alto. Ieri Pisa si è svegliata chiedendosi i motivi per cui duecento giovani si siano spinti a organizzare la spedizione punitiva contro i paracadutisti. Un clima inquietante, che si è stemperato alla libera uscita delle 18. I punti strategici della città (Porta a Lucca, stazione, Corso Italia e Borgo Stretto) sono stati presidiati per tutta la sera da pattuglie di polizia, carabinieri e auto della Digos. Non è successo niente, forse anche grazie alla serata piovosa. I parà si sono riversati infatti nelle tavole calde, nei bar, nei cinema. Qualche minuto prima di uscire dalla caserma di via di Gello i paracadutisti hanno ricevuto la visita del sindaco, Sergio Cortopassi. "Sono qui - ha detto il sindaco - per portarvi la solidarietà della città e per invitarvi a non confondere un episodio di teppismo con quella che è la città di Pisa. Inoltre, invito i militari a non cedere a nessun tipo di provocazione". Il primo cittadino è arrivato alla caserma alle 17.45; ad attenderlo sul piazzale interno oltre mille allievi schierati in attesa della libera uscita. Il comandante della scuola militare di paracadutismo, colonnello Giorgio Caccavella, ha cercato di minimizzare l' accaduto. Ha detto: "Abbiamo ricevuto tante telefonate. Quasi ci hanno stupito, ma nello stesso tempo ho fatto capire come la città ci è vicina".

Modificato da mangusta11
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La "marcia" su Pisa

vorrei aprire una discussione su questo avvenmento

 

da wikipedia

La Scuola Militare di paracadutismo è stata al centro di numerose contestazioni a causa di una marcia improvvisata nel centro di Pisa durante l'epifania del 1981. Tale marcia avvenne in seguito ad un episodio di malavita pisana, ovvero il pestaggio di due militari della Brigata in un bar della città; a causa di questo pestaggio i due militari furono ricoverati perché durante l'aggressione si ritrovarono sicuramente a fronteggiare più di due persone facenti parte di questa banda. A seguito di tale evento molti militari della Brigata (nell'ordine di centinaia) sia della Scuola che operativi, sia ufficiali che sottufficiali, decisero di vendicare l'aggressione dei commilitoni.

 

Durante le ore pomeridiane venne organizzata una piccola spedizione punitiva nei confronti della "banda" che aveva aggredito i due militari, ma in poco tempo fuori dalla SMIPAR erano presenti centinaia di paracadutisti in divisa. Gli ufficiali presenti (tra i quali non figuravano i vertici del reparto, che non erano a conoscenza dei fatti come poi si seppe) diedero ordine di inquadrarsi e spontaneamente, poiché non si trattava di un evento ufficiale, il reparto si mise in marcia verso il famigerato bar. I fatti riferiscono che si trattò di momenti assolutamente inattesi dalla popolazione: i parà iniziarono subito a calcare bene il passo e ad intonare i canti della Brigata oltre all'urlo di reparto[1]; si riferì di aver sentito anche canti fascisti, cosa che non fu mai smentita.

 

Giunti nei pressi del bar alcuni "coraggiosi" pisani a bordo di ciclomotori o a piedi iniziarono ad insultare il reparto mantenendosi però a debita distanza dalla formazione; in poco tempo, per qualche motivo, le righe si sciolsero improvvisamente ed i militari si lanciarono verso questi. Solo uno di questi richiese di essere portato al pronto soccorso date le ferite. Il reparto si ricompattò presto e continuò a marciare, ma a quel punto intervennero le forze dell'ordine. Alla richiesta di fermarsi, i paracadutisti diedero ben poca importanza, tanto da costringere la Polizia a richiedere l'intervento dei reparti antisommossa. Si riferisce che il reparto antisommossa decise di iniziare a caricare contro il reparto in marcia; alla vista di questo molti dei militari presenti si sfilarono il cinturone in dotazione e, mimando una controcarica, fecero arretrare i reparti della Polizia. Il reparto continuò a marciare e dinanzi a loro le pantere della Polizia poterono arretrare lentamente per evitare altri disordini con la popolazione. Ancora non è chiaro se fu grazie all'invito di un "amico" della Brigata o per il buon senso dei militari stessi, ma sta di fatto che dopo poco tempo il reparto rientrò sotto ordine degli ufficiali presenti in caserma.

 

Il giorno seguente non solo i vertici del Reparto ma anche l'ispettore delle armi di Fanteria e Cavalleria, Gen. Alvaro Rubeo, decisero di fare visita alla SMIPAR. Tutti i militari che avevano partecipato a questa "missione" furono puniti, ma non si può nascondere che dagli atteggiamenti che l'Esercito volle mostrare ai militari emerse un sentimento misto di forte disapprovazione e pacata ammirazione per il fortissimo spirito di corpo che legava i ragazzi dopo una selvaggia aggressione ai danni di due militari di una Brigata tanto gloriosa quanto lo è la Folgore.

secondo voi i para' hanno fatto bene ad organizzare questa marcia????

 

secondo me si

 

voi che ne pensate????

 

 

 

 

 

 

pienamente d'accordo con i militari e ammirazione al loro spirito di corpo

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Ospite intruder
no, non scherziamo.

nulla da dire su una sana scazzottata, ma il reparto che sfida la citta' e' il contrario di quello che una Forza Armata, e un Soldato, deve essere.

 

Giudizio assolutamente negativo sulla cosa.

 

 

L'episodio, l'ho già scritto, credo, va inquadrato nell'atmosfera di quegli anni, 70 e 80, era TUTTA la città contro la Folgore, quindi il reparto ha sfidato la città. Giusto? Sbagliato? Non c'ero e non lo so e non mi va di fare il fr... ehm, il gay, col fondoschiena altrui. Ma dobbiamo ricordarcelo tutti questo piccolo dettaglio. Non c'eravamo. Non sappiamo bene cos'è successo, e la Repubblica, per certi argomenti, è inaffidabile quanto lo è il legnostorto per altri.

Modificato da intruder
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all'epoca ero a Livorno, in Accademia, e la descrizione dei fatti e' abbastanza fedele.

Ricordo che ci furono molte discussioni anche fra di noi, ma il messaggio era molto chiaro: io stesso, che portavo un altra divisa ma comunque le stellette, ebbi occasione di discutere, e anche di menarmi, con dei faziosi.

 

Ma mai si penso' ad un 'impossessamento' della citta' da parte di un reparto.

 

Mi dispiace: chi ha una divisa, deve essere di esempio, non essere il più prepotente. Specie con manifestazioni 'di massa'.

 

Altrimenti si scade al loro livello.

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Ospite intruder

Considerato che non erano manifestazioni di massa, ma pilotate ad arte da rimestatori di mestiere, magari scadere al loro livello è servito, non si può sempre subire e tacere. Il buonismo non serve. Soprattutto, se nessuna istituzione ti difende, a parte i soliti, e triti, blahblahblah di prammatica, si arriva al fai-da-te. Non so se sia stato giusto o sbagliato, ma mi sembra una discreta pippa mentale starne a discutere trentanni dopo.

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Beh, se la cosa secca, si puo' anche NON parlarne, no?

tacere e subire e' insito nel mestiere di servitore dello Stato: con lo stesso concetto il poliziotto che allo stadio si sente insultare ogni domenica, alla fine del campionato dovrebbe aprire il fuoco.

 

Comunque nessun problema: abbiamo probabilmente un concetto diverso del portare la Divisa.

 

Un cordiale saluto.

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Ospite intruder

Non solo del portare la divisa abbiamo un concetto diverso, ma anche del servire. Il portatore di divisa, serve la comunità, quegli che gli pagano lo stipendio, è un loro servitore, non un servitore dello Stato e quindi, di riflesso, padrone del suddito solo di nome cittadino.

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Ciao a tutti, mi intrometto perche' vorrei sapere come si chiamavano gli ufficiali della "marcia"...sono curioso perche' quando feci il militare nel '87 si diceva di un nostro capitano che ci avesse partecipato. Io ricordo perfettamente il cognome e dalle descrizioni di quegli ufficiali mi pare di riconoscerlo.....era un militare perfetto , severo ma giusto , sapeva trarre dagli uomini lo spirito per trasformarli in soldati...per me e' diventato un esempio e dopo 20 anni ho ancora in mente i suoi insegnamenti...

Grazie , Marco.

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Ospite Folgore88

Meglio un morto in casa che un pisano all'uscio si diceva all'epoca...

Ricordo anche io nell'88 cosa si diceva.

ciao a tutti e buon anno

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Considerato che non erano manifestazioni di massa, ma pilotate ad arte da rimestatori di mestiere, magari scadere al loro livello è servito, non si può sempre subire e tacere. Il buonismo non serve. Soprattutto, se nessuna istituzione ti difende, a parte i soliti, e triti, blahblahblah di prammatica, si arriva al fai-da-te. Non so se sia stato giusto o sbagliato, ma mi sembra una discreta pippa mentale starne a discutere trentanni dopo.

 

Infatti non c'è niente da discutere.

Esistono le leggi:

legge 382/1978 norme di principio sulla disciplina militare

 

Da leggere: ART.1 -2-3-4-5 comma 1- 7 (se avete voglia leggete tutto)

 

D.P.R. 545/1986

 

ART. 1-2-9-10 e naturalmente se avete voglia leggete tutto

 

CPMP alias codice penale militare di pace

 

 

ART.174-175 ma di articoli che riguardano questa storia potrebbero esserne presi in considerazione tanti altri..

 

Tutto questo per dire che un militare non è un cittadino comune, ha dei precisi doveri nei confronti dello Stato e la Bandiera e mai e poi mai può scendere ai livelli "raccontati" da questi fatti.. Esistono delle vie più consone per farsi valere e nel caso dei militari è solo la via gerarchica che può portare soddisfazione..

Io non c'ero, apprendo questi fatti ora da racconti imprecisi, faziosi e contraddittori,non ho visto con i miei occhi quindi non posso giudicare,ma mi sento di quotare in toto MADMIKE..

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mi sento anche io di quotare madmike e devil. ci sono metodi molto più consoni che andare a menare i comunisti in gruppo. bastava agire secondo i canali gerarchici e giudiziari.

 

tuttalpiù, solo in caso di totale indifferenza da parte di questi organi, allora si potrebbe capire "la vendetta".

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Ospite intruder

Da quanto so, per avere parlato con chi ha fatto il militare all'epoca, le vie gerarchiche erano come quelle dell'inferno nel proverbio inglese: lastricate di buone intenzioni. Ecco perché, probabilmente, si è arrivati alle mani in quella maniera.

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