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I Protocolli dei Savi Anziani di Sion


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Anno XII Vol. XXIII. ROMA, 15 Maggio 1924 FASC. CXXXVII

 

LA VITA ITALIANA

 

RASSEGNA MENSILE DI POLITICA

 

Direttore : GIOVANNI PREZIOSI.

 

 

AGLI ITALIANI

 

Dedichiamo a tutti gli italiani la traduzione di questo terribile documento che va sotto il nome di Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Il documento contiene un programma.

 

Nessuno nega che questo programma, reso pubblico nel 1905, abbia oggi il suo pieno, stupefacente, spaventoso adempimento.

 

Si è discusso sulla autenticità del documento. Rispondiamo : o il documento è formalmente autentico, od esso fu compilato su vani documenti autentici e su informazioni sicure, dando a queste membra sparse una unità di corpo.

 

Nell'uno e nell'altro caso il documento è prezioso. E come tale lo presentiamo al pubblico italiano.

 

Quando i 1905 il professor Sergyei Nilus rivelava, con la pubblicazione dei Protocolli, il piano di conquista politica del Sionismo ribelle ed oppresso, era ben lungi dal supporre che - quindici anni dopo - la sua pubblicazione sarebbe apparsa come la voce profetica alla quale il mondo ebbe torto di non dare a suo tempo ascolto.

 

Oggi una parte del terribile piano è attuata.

 

Tutto questo gigantesco piano ha dietro di se una sola forza motrice : « l'oro » : la grande potenza moderna detenuta dagli Ebrei i quali, « in 48 ore, possono estrarne dai loro tesori qualsiasi quantità » (Protocollo n. 22). Di tale oro e di quello passato per le mani di Lenin, qualche rivoletto è corso anche nella nostra terra. Italiani! Forse siamo ancora in tempo. Ricordate il monito di Colui che « mostrò ciò che potea la lingua nostra »

 

 

Uomini siate, e non pecore matte,

 

Sì che'l giudeo tra voi di voi non rida,

 

DANTE (Par. C. V, v. 80, 81).

 

 

Giovanni Preziosi è stato, per lungo tempo, una delle figure – almeno a livello divulgativo – meno considerate del regime fascista. A torto; non perché, si badi, la sua persona rappresentasse qualcosa di migliore od originale nel panorama degli anni della dittatura, ma piuttosto per la circostanza di un percorso politico ed umano più che rappresentativo di un’epoca.

 

“La Vita Italiana”, da lui creata e diretta nel lungo arco temporale di trentatre anni (dal gennaio 1914 al marzo 1945),si radicalizzò progressivamente in un antisemitismo che raggiunse, con la campagna razziale e la seconda guerra mondiale, toni allucinati, di aperto invito al linciaggio e alla delazione.

 

Val bene chiarire che una delle firme della rivista fu un economista del calibro di Maffeo Pantaleoni, che peraltro, avallò l’autenticità dei “Protocolli” (Lo aveva fatto anche il prestigioso “Times” anglosassone). Per evidenza il virus antisemita contagiato anche uomini e ambienti di ben altra levatura rispetto alla marmaglia degli Streicher e Rosemberg.

 

Preziosi fu, naturalmente, editore in Italia dei “Protocolli”, la pretesa prova dimostrativa del complotto giudaico contro la civiltà occidentale.

 

Quella che apre il topic è la copertina dell’edizione del 1924 che occupa tutto il numero del mese di maggio de “La Vita Italiana”, una prima edizione era apparsa tre anni prima, nel 1921. Dopo d’allora“I Protocolli” non sarebbero stati ripubblicati sino al 1938, con l’inizio, appunto, della campagna razziale.

 

L’introduzione di Preziosi è esemplificativa: il documento è autentico perché il progetto che descrive si sta realizzando, ma se pure non fosse autentico rappresenta qualcosa che se non è vero è veridico… e così si arriva alla quadratura del cerchio.

 

I toni sono apocalittici e questo è comprensibile in una società che usciva da una tragedia delle dimensioni della I guerra mondiale. Del crollo di tre imperi (tedesco, austroungarico, russo). Dell’ascesa del comunismo su un quinto della terra. Far pesare sull’ebraismo responsabilità che risalivano a ben più complessi fenomeni politici e sociali era giuoco fin troppo semplice. Col senno di poi si potrebbe dire: come è stato possibile credere a simili fandonie?

 

Eppure “I Protocolli” sono stati uno dei volumi più tradotti al mondo, nulla di meno che la Bibbia o il Mein Kampf (certo avrebbero fatto vivere di rendita l’autore, se ne avesse potuto incassare i diritti) divenendo realmente “licenza per un genocidio”.

 

E’ altrettanto significativo come a corroborare il testo sia il “Professor Nilus” (dimostrazione che un titolo accademico seppur d’accatto non guasta mai) e in chiusura – nulla di meno! – che padre Dante.

 

Non mi azzardo a confrontare il complottiamo di ieri con quello odierno, che certo non arriverà a cagionare un genocidio; quello che certamente cagiona è confusione nella capacità di giudizio.

 

Avevo da tempo in animo di scrivere queste note, il giorno dopo la morte di Heider rimasi impressionato dalla pioggia di dicerie intorno all’incidente stradale. Per evidenza i mezzi a disposizione per la diffusione delle idee – o meglio - del “gran nuvolone dei sofismi”, come venne definito efficacemente da Huizinga, si è enormemente accresciuto rispetto al passato.

 

Vorrei dedicare due parole di chiusura sulla vicenda dei “Protocolli”: determinati “ambienti” hanno compreso che si tratta di un vestito logoro e, pertanto lo hanno abbandonato.

 

Ma qualcuno ha intrapreso un’operazione molto più sofisticata: il negazionista (ometto storico per rispetto di quanti a qualsiasi titolo si dedicano alla materia) Carlo Mattogno dedicò su una rivista (correva l’anno 1988, se non erro) un articolo in ben due parti per confutare i “Protocolli”; tanto per poi dichiarare che lui… certo non credeva al mito complotto ebraico, anzi lo aveva confutato! Sono ben condivisibili le parole che Trotskij scrisse nelle sue memorie: “in politica, come in natura nulla va perduto”.

 

Una celeberrima incisione del Goya rappresenta il sonno della ragione che genera mostri, orbene: ai “I Protocolli” ed alle teorie complottiste di ieri e di oggi non serve il sonno, sono deliri o fantasticherie a occhi aperti.

 

Quello di cui c’è bisogno è coraggio del cuore e lucidità per concludere il viaggio al termine della notte.

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