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Religione e società


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su alcuni punti condivido con Intruder l'educazione da parte di tecnici a scuola è doverosa onde evitare problemi e possibilmente andrebbe resa obbligatoria.

Sta ai genitori insegnare i valori tra cui l'affettività, ma ognuno, in fondo, la vive a modo suo, ci sono ragazzi/ragazze che fanno sesso solo in casi di rapporti stabili e seri senza che nessuno gli dica che si fa così, come ci sono quelli che prediligono le scappatelle fino a una certa età, sta al singolo decidere.

Sta alla stato e famiglia insegnare, ma senza costrizioni o dogmi.

 

I tabù sessuali tranne in qualche famiglia di bigotti liberticidi sono morti, fortunatamente.

 

EDIT

se lo stato da degli insegnamenti di sicurezza sanitaria non fa nulla di male. proprio non sopporto sto bigottismo che solo quà in Italia o nel medio oriente persiste.

 

Quoto , nessuno pretende di insegnare ai ragazzi i risvolti psico-affettivi del sesso , a quello penserà il genitore se ne ha voglia, ma almeno di parlargli di cosa sono le malattie a trasmissione sessuale , di come si evitano e come si usa un preservativo penso sia sufficientemente competente anche il famoso medico della USL.

 

E se deve essere obbligatorio per evitare qualche "disastro" dovuto alla disinformazione allora ben venga ...

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Partecipanti più attivi

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Per lavoro 3 o 4 anni fa ho avuto a che fare con maschietti di 15/16 anni ....
Esempi? Primo: generalizzare che le ragazzette di oggi sono zoccolette è veramente pietoso.... Che dire dei nostri giovanotti?

 

No no...ci tengo a precisare che la mia critica verso le nuove generazioni era rivolta sia a ragazze che ragazzi, in quanto molti di loro tendono a banalizzare e svuotare di significato le relazioni sessuali.

(fra l'altro la discussione si è spostata su questi argomenti perchè in un discorso molto più complesso mi si è voluto sottolineare una evidente generalizzazione messa fra parentesi).

 

Se i genitori, fossero un pò più attenti e partecipi della vita dei loro figli (senza essere invadenti, ovvio), probabilmente non servirebbe nessuna ora di educazione sessuale o nessun corso pomeridiano, perchè i figli giungerebbero a certe scelte in modo consapevole.

Ed è proprio questo concetto che spoglia il mio discorso da qualsiasi sospetto di generalizzazione. Perchè laddove i genitori impartiscono ai figli una certa educazione e radicano certi valori (diversi da quelli che certa società oggi vorrebbe standardizzare), allora sicuramente le figlie non saranno "zoccolette", nè i figli "cafoncelli arroganti"...non lo sarebbero stati ieri, non lo sarebbero oggi, non lo saranno domani!

 

Debbono essere i genitori a scegliere se, come e quando affrontare certi discorsi con i figli, perchè solo loro possono avere la piena conoscenza della situazione del figlio e comprendere quando certi discorsi vadano affrontati. Se deputiamo ad altri questo compito, i rapporti sessuali verranno trattati come una questione tecnica e allora quella banalizzazione del sesso (che purtroppo a mio modo di vedere -ma evidentemente non sono il solo- è già in corso) diventerà ancora più accentuata.

Modificato da paperinik
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L'adozione di misure educative, arriva laddove la maturazione della società ne richieda l'applicazione.

 

In Italia evidentemente, per gli usi e costumi della società, qualcosa bisogna fare.

 

Negli USA c'è gia, arrivano sempre 20 anni prima si sa, qui non resta che cercare di evitare gli stessi errori se ce ne sono stati.

 

Spiace, ma dato che è vero che certe abitudini portano a certe conseguenze in campo sanitario, è ora di darsi da fare.

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  • 2 settimane dopo...
Don Farinella: “La rovina dell’Italia? La presenza del Vaticano sul suo territorio”

 

Luglio 4, 2009 di Redazione

 

Intervista del giornale della politica italiana al sacerdote che scrisse al Cardinal Bagnasco per lamentare dell’intreccio tra la Chiesa e la politica. Laicità e presunte ingerenze (e silenzi) della gerarchia ecclesiastica nei confronti del governo laico del Paese viste però da un membro stesso della Chiesa. L’ha sentito Attilio Ievolella. Ascoltiamo.

 

di Attilio IEVOLELLA

 

Partiamo… da una premessa. Molto interessante. «I mass media fanno confusione tra gerarchia e Chiesa. La gerarchia, Papa Ratzinger, cardinal Bertone, cardinal Bagnasco, giusto per fare qualche esempio, sono dentro la Chiesa; la Chiesa è, invece, il popolo di Dio. Per essere più chiari, la gerarchia deve essere al servizio del popolo di Dio, non viceversa…».

 

A parlare è don Paolo Farinella, sacerdote di Genova, due lauree (in Teologia biblica e in Scienze bibliche e archeologiche) e numerosi libri di carattere teologico. E ora noto - in rete, innanzitutto - per una durissima lettera aperta inviata al cardinale Bagnasco (presidente della Conferenza episcopale italiana e vescovo di Genova), centrata su accuse nette alla Chiesa per i rapporti intrattenuti con la politica, in generale, e con l’attuale governo Berlusconi, in particolare.

 

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente, in quel di Genova, per affrontare un argomento di stretta attualità, oggi più che mai: il rapporto Stato Vaticano - Stato Italiano. Con tutte le possibili ripercussioni sulla politica nazionale.

 

Don Paolo, risposte dalla Conferenza episcopale italiana?

«Per ora no, nessuna risposta. Però ho avuto modo di parlare col segretario personale di Bagnasco: mi ha detto che il cardinale ha ricevuto la mia lettera e presto mi telefonerà. Io resto in attesa…».

 

Lei come spiega questo silenzio?

«Il motivo è semplice: alla Cei non sanno che pesci prendere. Mai, né io né loro, avremmo immaginato una simile reazione a una lettera, con mezzo milione di contatti sul web. Ora credo stiano pensando che, in questo momento, qualsiasi posizione assumano è fuori luogo e fuori tempo. Certo è che debbono spiegazioni a me e a tutto il popolo di Dio…».

 

Lei ha premesso: «La gerarchia è dentro la Chiesa». Perché, allora, rivolgersi al cardinale Bagnasco?

«Ho scritto a Bagnasco per due ragioni: perché è presidente della Conferenza episcopale italiana (una organizzazione che rappresenta i vescovi, ma, a mio avviso, non ha valore teologico) e, soprattutto, perché è il vescovo di Genova, il vescovo della mia diocesi».

Le sue parole, chiamando in causa la Chiesa per la mancata presa di posizione - nella sua ottica, s’intende - sulla questione morale che ha investito, in queste ultime settimane, il governo Berlusconi, e l’Italia, hanno spaccato in due il web, e il popolo dei fedeli: pro e contro, come spesso avviene.

Però la domanda è perché ora e perché con toni così forti?

«Guardi, la lettera da me scritta al cardinale Bagnasco fa seguito ad altri scritti, con i quali, in passato, ho affrontato argomenti delicati, penso, ad esempio, alla storia di Eluana Englaro. All’epoca, se ricorda, c’è stata, da parte della gerarchia, una difesa generica del valore della vita. Mi sono domandato e ho domandato: il valore della vita esiste anche per quel miliardo e mezzo di persone che nel mondo muore di fame e di sete? Esiste per loro l’obbligo alla nutrizione?

 

E ancora, perché nessuna parola è stata spesa, in maniera netta, sui respingimenti nei confronti degli immigrati? Esiste il valore della vita anche per loro? Lo chiedo perché nella Bibbia la categoria dello straniero è riconosciuta e accettata…

Su questi temi mi soffermo da tempo. Perché la Chiesa è universale… eppure, oggi, sul campo dei diritti ci si fa i gargarismi con l’acqua benedetta…».

 

Lei mette in collegamento, nei suoi scritti, crisi di valori, cattiva politica e gerarchia ecclesiastica. Qual è il filo rosso?

«Lo vuole sapere? A mio avviso la rovina dell’Italia è la presenza del Vaticano nel suo territorio. Perché questa presenza ha un’influenza forte dal punto di vista economico, dal punto di vista politico, dal punto di vista sociale. Cosa che non avviene in un nessun altro Stato del mondo… E gli esempi non sono legati solo all’attualità».

 

Cosa intende dire?

«Lei ha presente Romano Prodi? In quel caso, il problema, nel rapporto col Vaticano, era la scelta di quel governo di legiferare su argomenti quali i Dico, ovvero i diritti delle persone conviventi, e i fondi per le scuole cattoliche. E gli effetti si sono fatti sentire…».

 

Lei, ora, però, attacca duramente il Vaticano e, di riflesso, l’attuale governo, guidato da Berlusconi. Molti pensano che la sua sia semplicemente una presa di posizione politica…

«La realtà è che io denuncio il rapporto attuale tra Stato e Chiesa, un rapporto di puro scambio. E oggi, per giunta, Silvio Berlusconi si presenta come rappresentante, in politica, del cattolicesimo, che storicamente è sempre stato di destra, eccezion fatta per l’ala sinistra della Democrazia Cristiana; lo stesso Berlusconi si presenta come l’erede della Democrazia Cristiana, e, credetemi, De Gasperi si starà letteralmente rivoltando nella tomba…

Ma il Vaticano non dice nulla, anzi la gerarchia porta avanti un’alleanza di fatto con Berlusconi, passando sopra ogni valore, per ottenere ciò che è stato chiesto, ovvero una legge sul testamento biologico (di impronta cattolica) e un intervento a sostegno delle scuole paritarie (che, nove casi su dieci, sono cattoliche).

Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: Tremonti, da ministro dell’Economia, aveva ipotizzato un taglio ai fondi destinati alle scuole cattoliche, è bastato un sommovimento della gerarchia per far cambiare subito le cose… E i fondi alle scuole cattoliche sono stati aumentati. Può mai essere un caso?

Tutto ciò spinge a dire che, per il potere, non c’è più teoria, principio, valore che tenga. E ciò riguarda non solo la politica italiana anche la gerarchia vaticana».

 

Le sue sono posizioni estreme, difficili da accettare e da condividere, non solo per la gerarchia ma anche per il popolo di Dio e, se permette, anche per il popolo italiano…

«Guardi, io osservo la realtà e vedo che il rapporto tra Stato e Chiesa è diventato, oggi, un rapporto di compra-vendita. Ma la realtà viene osservata da ogni singola persona. E nel popolo di Dio, e nei cittadini, l’esasperazione è fortissima, glielo dico da prete a contatto con i fedeli. Il domani è una gerarchia abbandonata dai fedeli… Su questo punto, le posso consigliare un testo, ‘Lo scisma silenzioso’, di Pietro Cappello… è molto interessante.

Il punto, però, adesso, nell’attualità, è la capacità delle persone di prendere posizione, sia rispetto alla gerarchia sia rispetto alla politica. Dal mio punto di vista, so di religiosi e di religiose che mi scrivono, condividendo questo malessere, in silenzio, avendo paura di esprimerlo in maniera ufficiale».

 

Quali sono le ripercussioni politiche, a suo avviso? Ripercussioni che, par di capire, lei considera già acquisite…

«La storia ci aiuta a comprendere: fino a qualche anno fa la Democrazia Cristiana rappresentava il Vaticano e la gerarchia ecclesiastica nelle istituzioni e nella politica italiana. Oggi, invece, è il Vaticano stesso a fungere da centro di potere nello Stato italiano, a fare lobby a sé stante, a fornire indirizzi politici. Queste sono le ripercussioni concrete, ripercussioni che sono sotto gli occhi di tutti».

 

Ma, allora, qual è il futuro per la Chiesa e per l’Italia?

«Per la gerarchia il futuro è semplice: come ho detto prima, l’abbandono da parte dei fedeli. Quel giorno si ritroveranno da soli, con le loro palandrane.

Per l’Italia il discorso è più ampio, più complesso. Anche perché riguarda tutta la società. Ebbene, come sempre avviene a cavallo tra due millenni, oggi viviamo un periodo di degenerazione, destinato a protrarsi altri trent’anni. E anche il rapporto, che io definisco osceno, tra gerarchia e governo ne è una testimonianza, un rapporto di compra-vendita, senza valori.

Dobbiamo avere, però, la forza di guardare al futuro, avendo bene in mente il pensiero-profezia di Giorgio La Pira, che parlava, molti anni fa, del terzo millennio come il tempo per i bambini, i poeti, i frati… le cose potranno cambiare in meglio. Ma per raggiungere questo obiettivo bisognerà lavorare, partendo dall’onestà necessaria per denunciare la realtà attuale. Perché, si ricordi, bisogna aver paura della falsità, non della verità».

 

Attilio Ievolella

 

http://www.ilpolitico.it/?p=12891

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  • 2 settimane dopo...
ROMA - Approvata alla Camera la mozione Buttiglione sulla moratoria internazionale dell'aborto come mezzo per limitare le nascite. Il testo impegna il governo italiano a promuovere una risoluzione delle Nazioni Unite ''che condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire''. Analogo percorso è già stato avviato dall'Udc al Parlamento europeeo. Pd e Idv si sono astenuti, con l'eccezione di Paola Binetti e di altri esponenti teocon.

 

Esprime soddisfazione il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione, il primo a proporre la mozione: ''Siamo tutti d'accordo che l'aborto è comunque un male, ma ci dividiamo sempre tra chi è per la vita e chi è per la scelta. E' ora di contrastare tutti insieme chi nel mondo è sia contro la vita sia contro la scelta''.

 

Favorevoli e contrari. L'iniziativa partita da Buttiglione è stata poi affiancata da un documento a prima firma del deputato del Pdl Lucio Barani. Idv e Pd, con le eccezioni di cui si è detto, si sono astenuti votando per le proprie mozioni - bocciate però dall'assemblea - che avevano un dispositivo quasi identico a quelle di maggioranza, ma mettevano l'accento sulla necessità di promuovere la contraccezione.

 

Il testo della mozione. Con il voto di oggi quindi si impegna il governo "a promuovere, ricercando a tal fine il necessario consenso alla presentazione, una risoluzione alle Nazioni Unite che condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico e affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta ad abortire favorendo politiche che aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali dell'aborto".

 

L'opposizione. "Non possiamo limitarci a vietare una pratica che cancella la vita - ha lamentato la democratica Livia Turco, prima firmataria della mozione del Pd - dobbiamo promuovere politiche che consentono davvero l'accoglienza della vita umana, cioè un sistema sanitario adeguato, la contraccezione, la lotta alla povertà. Avevamo chiesto al governo di rendere esplicito il principio della libertà di scelta delle donne. Sarebbe stato un grande giorno per il Parlamento".

 

Dello stesso parere Silvana Mura, deputata dell'Italia dei valori: "Oggi alla Camera si è persa un'occasione e si è scelto di adottare una soluzione limitata. Chiedere una condanna dell'aborto forzoso in sede internazionale è certamente condivisibile, ma il problema va affrontato con un'iniziativa di ampio respiro che si proponga anche di individuare soluzioni per la questione della sovrappopolazione, che diffonda i principi fondamentali della tutela della salute sessuale dell'uomo e della donna, e che diffonda la conoscenza e l'utilizzo dei metodi contraccettivi nei Paesi del terzo mondo per combattere le malattie a trasmissione sessuale e affermare il diritto ad una maternità consapevole".

 

Le critiche della Binetti. Paola Binetti ha sostenuto in aula che il testo del Pd, che pure ha sottoscritto, punta troppo sulla contraccezione: "Non vorrei che questa mozione dicendo 'no' all'aborto, dicesse poi 'sì' ad una forma di contraccezione che ricadesse su questi Paesi con metodologie diverse che sono esattamente contrarie alla libertà: le politiche sulla contraccezione non devono diventare a loro volta metodi di controllo delle nascite".

 

http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/p...to-mozione.html

 

la binetti è ora di cacciarla per me, già a equiparato pedofilia e omosessualita, ora dice che i contraccettivi non vanno usati per il controllo demografico

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  • 3 settimane dopo...
La Ru486 arriva in Italia

 

Adesso pure la scomunica :asd: ... ormai stanno fuori di testa ...

 

Era anche prevedibile una presa di posizione di questo tipo da parte del vaticano, la scomunica ormai, grazie alla concezione di "stato di dirito", non sortisce alcun effetto.

Piuttosto sono preoccupato da probabili speculazioni ardite da quei medici che si dichiarano obbiettori, i quali potrebbero "per morale/ coscenza religiosa/ etica personale" negare la pillola in sede ospedaliera, ma poi prescverla in seguito a visite private condotte nei propri ambulatori.

Modificato da Blackbird
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Quoto Blackbird, la questione della 'obiezione di coscienza' da parte dei medici e' quanto di più ipocrita ci sia. Immaginiamoci proprio il caso da lui prospettato (e temo non ce ne saranno pochi), ma ancora di più: sicuri che un medico 'obiettore' non abbia mai fatto, in carriera, nè un aborto ne un raschiamento?

 

Io ci credo poco. Eppure...

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Quoto Blackbird, la questione della 'obiezione di coscienza' da parte dei medici e' quanto di più ipocrita ci sia. Immaginiamoci proprio il caso da lui prospettato (e temo non ce ne saranno pochi), ma ancora di più: sicuri che un medico 'obiettore' non abbia mai fatto, in carriera, nè un aborto ne un raschiamento?

 

Io ci credo poco. Eppure...

 

 

Il problema è che la maggior parte dei medici obiettori non lo sono per coscienza ma perchè è l'unico modo per far carriera in certe aziende sanitarie.

 

Poi se l'aborto è un diritto l'obiezione va bene a patto che sia garantito sempre e dovunque ad una donna di poterlo avere, quindi se vuoi fare il ginecologo dovresti mettere anche in conto questo.

 

Se io non voglio uccidere non faccio il militare, certo non posso obiettare quando mi trovo lì.

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Il problema è che la maggior parte dei medici obiettori non lo sono per coscienza ma perchè è l'unico modo per far carriera in certe aziende sanitarie.

 

Poi se l'aborto è un diritto l'obiezione va bene a patto che sia garantito sempre e dovunque ad una donna di poterlo avere, quindi se vuoi fare il ginecologo dovresti mettere anche in conto questo.

 

Se io non voglio uccidere non faccio il militare, certo non posso obiettare quando mi trovo lì.

 

Mi spiace Dominus, ma questo esempio è fuori luogo; il compito di un medico è quello di salvare le vite umane, non di sopprimerle. Non puoi pretendere che un ginecologo debba accettare a priori l'eventualità di fare aborti.

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No, Lender, scusa ma non ci siamo. Il medico fa quello che gli dice la coscienza, ma in primis, come tutti, fa quello che gli dicono le leggi dello Stato. Il paragone di Dominus e' assolutamente calzante: con lo stesso concetto un medico testimone di Geova si potrebbe (anzi, dovrebbe) rifutare di fare le trasfusioni.

 

Se lui non vuole esercitare pratiche abortive, va ad esercitare in paesi ove l'aborto e' vietato, così è tutelato anche dalle leggi. Sennò fa il metalmeccanico, così non ha alcun tipo di problema morale.

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Qui si riapre un tema già ampiamente dibattuto, ma non puoi proprio mettere sullo stesso piano una trasfusione con un aborto; da una parte cellule e basta, dall'altro un embrione o un feto (comunque un organismo umano). E le leggi dello stato riconoscono il diritto all'obiezione di coscienza.

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Anche il diritto alla salute: quindi?

vedi, come io non commento mai le posizioni della Chiesa, che fa il suo mestiere, quindi se scomunica o no non mi interessa nulla (salvo che uno Stato deve prendere atto della cosa, e andare avanti per la sua strada, fregandosene altamente), mi interessa eccome l'atteggiamento dei cittadini e dei dipendenti dello Stato stesso.

 

Ripeto: un medico non e' un lavoratore come un altro. Se uno e' per la non violenza, non PUO' fare (non non deve, non puo') fare il poliziotto, perche' con certezza nella sua vita lavorativa si troverà costretto ad usarla, magari a fin di bene, ma ad usarla.

 

Stessa cosa per l'aborto: sei pro vita? fai l'oculista. Se fai il ginecologo, lo sai che puo' succederti. E se una cittadina italiana si rivolge a lui, lui fa quello che prevede la nostra legge. I suoi casi di coscienza sono, appunto, suoi: se li sbriga lui, e assiste, nel modo previsto, i cittadini.

 

Scusa la durezza, ma a me questa cosa di prendersi degli impegni e poi non rispettarli, proprio non mi va giu.

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...

 

Scusa la durezza, ma a me questa cosa di prendersi degli impegni e poi non rispettarli, proprio non mi va giu.

 

Non c'è nessun problema per la durezza, ero abituati a ben altri toni da parte di altri interlocutori in disaccordo...

Non riesco a capire questa impostazione per cui un ginecologo debba per forza essere disponibile ad eseguire un aborto; tranne in rare eccezioni, l'aborto non è una pratica terapeutica, se non c'è in gioco la vita della donna. Ma questi casi sono eccezioni, non la norma.

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Mi spiace Dominus, ma questo esempio è fuori luogo; il compito di un medico è quello di salvare le vite umane, non di sopprimerle. Non puoi pretendere che un ginecologo debba accettare a priori l'eventualità di fare aborti.

 

 

Il compito di un medico è quello di garantire il diritto alla salute, e questo diritto in Italia prevede l'aborto.

 

Se non è d'accordo ci sono tante altre specializzazioni oltre la ginecologia, anzi oggi c'è l'imbarazzo della scelta.

 

Poi, ripeto, è scandaloso che in molti ospedali ci sia una maggioranza di obiettori solo perchè è l'unico modo per far carriera, bisognerebbe che qualcuno indagasse su questo.

 

L'importante è che in ogni reparto di ginecologia e in qualsiasi momento sia garantito il diritto all'interruzione di gravidanza, come previsto dalla legge.

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concordo pienamente con Dominus. pensavo la stessa identica cosa ieri, vedendo al Tg il servizio sulla pillola per l'aborto chimico (la quale mi pare una pratica molto meno invasiva dell'ago canula).

 

 

Si ma il problema è che ste peccatrici devono soffrire almeno un pò commettendo questo reato contro dio, quindi la pillola non è accettabile.

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... pillola per l'aborto chimico (la quale mi pare una pratica molto meno invasiva dell'ago canula).

 

Anche se è molto suggestiva l'idea che sia una pillola che risolve tutto, non è molto meno invasiva de priva di effetti sulle donne: http://www.difenderelavita.totustuus.it/Ru...collaterali.pdf ; preciso subito, onde evitare di innescare flame o polemiche eccessive, il sito è chiaramente di parte pro-life, ma i risultati illustrati sono ottenuti con approcci scientifici. Ovviamente sono disposto a vedere eventuali report che contraddicono tali affermazioni.

 

PS ho visto solo ora i post precedenti; al di là delle battute, questa pillola è tutto tranne che indolore.

Modificato da lender
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Anche se è molto suggestiva l'idea che sia una pillola che risolve tutto, non è molto meno invasiva de priva di effetti sulle donne: http://www.difenderelavita.totustuus.it/Ru...collaterali.pdf ; preciso subito, onde evitare di innescare flame o polemiche eccessive, il sito è chiaramente di parte pro-life, ma i risultati illustrati sono ottenuti con approcci scientifici. Ovviamente sono disposto a vedere eventuali report che contraddicono tali affermazioni.

 

 

Già, peccato che in america la sperimentazione ha mostrato complicanze nello 0,00087% dei casi, il che la rende molto più sicura dell'aborto chirurgico che può presentare più problemi.

 

Le associazioni cattoliche e pro-life sono contrarie alla somministrazione di questo farmaco perchè rende l'aborto più semplice e meno invasivo, e a loro non piace.

 

E non mi venite a dire che se ne fregano della salute della donna, perchè ci sono farmaci molto più pericolosi e con effetti collaterali maggiori in commercio e nessuno fiata.

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Già, peccato che in america la sperimentazione ha mostrato complicanze nello 0,00087% dei casi, il che la rende molto più sicura dell'aborto chirurgico che può presentare più problemi.

 

Le associazioni cattoliche e pro-life sono contrarie alla somministrazione di questo farmaco perchè rende l'aborto più semplice e meno invasivo, e a loro non piace.

 

E non mi venite a dire che se ne fregano della salute della donna, perchè ci sono farmaci molto più pericolosi e con effetti collaterali maggiori in commercio e nessuno fiata.

 

Veramente la presentazione di cui ho inserito il link, che contiene i riferimenti bibliografici verificabili della provenienza dei dati, indica una mortalità di 0.7/100000 per l'aborto chirurgico e di 1.1/100000 per quello con la RU-486. E l'elenco delle complicanze è piuttosto lungo e tutt'altro che trascurabile, anche se è bella la favoletta della pillola che sistema tutto.

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lender, qui l'oggetto del contendere non e' la pillola o il bisturi, che rappresentano entrambi due tragedie, ma il fatto che dei medici applichino o no la cosa. Che sia invasiva più o meno, e' una cosa che, permettimi, riguarda la donna che si sottopone al 'trattamento'. E che, come qualsiasi donna ti potrà dire, e' una esperienza non certo 'leggera'.

 

Non credo che se la pillola fosse manifestamente innocua, senza alcuna controindicazione, anzi avesse effetti collaterali positivi, gli obiettori smetterebbero di essere tali.

Modificato da madmike
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