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Rommel

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Risposte pubblicato da Rommel

  1. 8 ore fa, tabu ha scritto:

    E tu, Beretta? Le aziende italiane forniscono armi alla Russia come se niente fosse

     

     

    Niente di cui stupirsi.. è da un anno e mezzo che il materiale bellico russo arriva in Europa e in Italia tranquillamente, e viceversa, in barba all'embargo (finto). E il tutto alla luce del sole, quindi niente cose losche addirittura. in Italia più o meno abbiamo 3 o 4 importatori che si mettono a disposizione come hub logistici per l'import/export di materiale russo e occidentale da e per la Russia. La Francia uno o due se non erro. Olanda e Inghilterra sono in parecchi che commerciano in questo modo, ma si dedicano principalmente agli USA (che da solo commercia il 60% degli equipaggiamenti con la Russia, più acquisti che vendite) e il Giappone, noto per inflazionare in maniera orrenda tutto ciò che è russo. 

  2. Il 15/1/2024 at 18:36, Flaggy ha scritto:

    Dove sta la Wagner?

     

    Da notare. Minuto 0:53 e 0:55. 3 Kg di esplosivo imbarcati su un drone commerciale sono esplosi ad una distanza di circa 2 metri sulla verticale degli operatori, e tutti loro sono stati in grado di tornare a combattere nei secondi successivi. A parte uno lievemente stordito al timpano, che comunque a ripreso a combattere.

    Aldilà dell'addestramento nel saper resistere a certe "viole", ora ho la dimostrazione che i body armour e gli elmetti 6b47 russi riescono a proteggere dalle onde d'urto ravvicinate.

     

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  3. Apro una piccola parentesi di curiosità tecnica sulla fanteria di questa guerra. Sui canali telegram di ambo le parti, vi è un certo chiamiamolo "malessere" sul fuoco amico. Mi sono messo a scavare ulteriormente e ho notato da tempo che questa è una guerra che, a grandi numeri, e contro ogni logica, è combattuta con i medesimi pattern delle mimetiche, sia per i russi, sia per gli ucraini.

    A inizio guerra era semplice: M14 per gli ucraini e Digital Flora per i russi (parlo di fanteria regolare chiaramente). ad un certo punto non si è capito più nulla, ed entrambi si sono messi ad usare le Multicam, causando i richiami al fuoco amico continuo. Come si è arrivati a questo?

    Dal lato ucraino è chiaro come il sole che la mimetica nazionale non poteva essere prodotta in numero tale da equipaggiare la moli di fanti in campo. E non si parla di una combat e un paio di pantaloni, ma di tutto un corredo che va dal copri elmetto al sacco a pelo, passando per la tasca porta torcia. Portato a pensare che le multicam siano arrivate con gli aiuti occidentali, mi sbagliavo notevolmente, in quanto l'unico stato ad adottarla ufficialmente sono gli USA, che non sono neanche a metà dal cestinare quello sbaglio madornale chiamato UCP. In pratica, nei pacchetti di aiuti economici, vige in vincolo di spendere quei soldi nelle aziende degli stati che le erogano. E la Crye si è aggiudicata l'appalto fornendo l'equipaggiamento pari a quello in dotazione all'esercito USA.

    Dal lato russo non c'è alcuna compravendita o licenza di produzione, ma solo una copia nazionale sviluppata dalla ANA qualche anno prima, intorno al 2018, e adottata ufficialmente dall'FSB prima, e da alcuni reparti speciali poi. La geografia del campo di battaglia fece emergere come la EMR (Digital Flora), fosse troppo verde e scura rispetto al suolo prevalentemente marrone e sassoso, e poco indicata per la guerra urbana. Quindi grazie alla spinta cinese, fu prodotta in massa al pari della EMR. Ma si parla sempre di una copia.

    Come distinguerle dunque? a distanza è praticamente impossibile, costringendo gli operatori a cingersi braccia e gambe con nastro colorato (se ricordate, giallo e blu per gli ucraini, bianco e rosso per gli indipendentisti e il nastro di San Giorgio per i russi regolari). Ma ad un occhio più attento:

    La Multicam originale é interrotta da motivi a macchie verticali, avente la denominazione di Skorpion 2. Mentre la Multicam copiata detiene sfumature più verdastre e un motivo sempre regolare. 

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  4. Protezione balistica

     

    Dopo aver affrontato gli aspetti organizzativi della fanteria, si entra nel settore più tecnico. Va fatto però un piccolo focus su un aspetto fondamentale per poter affrontare il tema: il GOST.

    Il GOST R è un insieme di standard tecnici internazionali mantenuti dal Consiglio euro-asiatico per la standardizzazione, la metrologia e la certificazione (EASC), un'organizzazione regionale di standardizzazione che opera sotto l'egida della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). Nel caso specifico, la “R” indica l’uso interno allo Stato russo di tali standard, applicabili quindi solo in questo determinato Paese. In poche parole, comprende le normative di tutto il mondo tecnico della progettazione su larga scala, esattamente come l’ISO europea. Tra questi quindi sono ovviamente presenti le specifiche militari inerenti ai materiali a uso bellico e al grado di protezione balistica.

    Nello specifico, possiamo quindi riassumere gli standard GOST 50744-95, lo standard della Federazione Russa per i giubbotti antiproiettile:

    Classe 1/BR1: 5 colpi a 5 m di distanza di 9x18 Makarov con nucleo in acciaio, 7,62x38 MMR con nucleo in piombo.

    Classe 2/BR2: 5 colpi a 5 m di distanza di 5,45x18 con nucleo in acciaio, 7,62x25 Tokarev con nucleo in acciaio, 12 mm a pallettoni con nucleo in piombo, 9x21.

    Classe 3/BR3: 3 colpi a 10 m di distanza di 5.45×39 mm con nucleo in acciaio, 7.62×39 mm con nucleo in acciaio, 9x19 parabellum.

    Classe 4/BR4: 3 colpi a 10 m di distanza di 5.45×39 mm con nucleo in acciaio temprato, 7,62x39 mm con nucleo in acciaio temprato.

    Classe 5/BR5: 3 colpi a 10 m di distanza di 7.62×54R mm con nucleo in acciaio temprato.

    Classe 6/BR6: 3 colpi a 50 m di distanza di12,7x108 mm incediari perforanti.


    I Body Armour

    Si può dire che storicamente, i russi hanno una lunga tradizione di giubotti inizialmente antischegge, e successivamente antiproiettile. Tale adozione si può datare in concomitanza con la guerra in Afghanistan del 1979-1989. Va premesso inoltre che l'uso che viene tuttora fatto della fanteria russa, richiede un livello di protezione superiore a quello della fanteria occidentale, pur sacrificando un po' di mobilità. Inoltre è di consuetudine il trasporto dei soldati sopra i carri armati, con funzione di field taxi. Così facendo, si tende a risparmiare molto in termini logistici ed economici nell'impiego dei blindati da trasporto truppe, ma soprattutto il vantaggio sta nella grandissima situation awareness rispetto alla direzione della minaccia e alla direzione di evacquazione. Tutto ciò però espone matematicamente l'equipaggio "imbarcato" a innumerevoli rischi e a un tasso di perdite immediate più elevato.

    Essendo presenti una numerosa varietà di body armour, anche specifici, per ogni forza armata, limiterò la presentazione a quelli usati solamente dalla fanteria regolare.


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    Il capostipite è il 6B2 sovietico usato appunto in Afghanistan dal 1979 fino al 1985. Di fatto usato come antischegge, era composto da un’imbottitura monopezzo da 1.25mm di titanio e 30 strati di fibre aramidiche, sufficienti ad assorbire schegge shrapnel e frammenti di proiettile. Il peso si attestava attorno ai 4,8 Kg. Le fodere furono realizzate in Nylon e Cotone, prodotte in tinta unita kaki.

    Fu sviluppata successivamente la versione 3T, la cui capacità di protezione erano simili al 6B2, ma con una piastra frontale copiata dal successore 6B3. Questo rendeva il giubbotto molto pesante e sbilanciato ma la maggiore protezione era molto utile a chiunque operasse a diretto contatto con il nemico. Il 6B2 di base non poteva contenere nulla a parte i proiettili di pistola diretti, che all'epoca non erano così comuni nei normali scontri a fuoco.


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    Il giubbotto 6B3 fu sviluppato a causa dell’evidente scarsa protezione del 6B2 contro le armi automatiche e della limitatezza del mero antischegge. Sviluppato insieme al 6B4 e realizzato per proteggere l'operatore dai proiettili AKM. Internamente, oltre alle piastre che spiegherò in seguito, furono inseriti inserti SVMT per ridurre la possibilità che si verifichi la penetrazione del proiettile. Due erano le taglie disponibili, di cui la prima si adattava a 12 piastre per lato e la seconda invece per 14 piastre per lato. Fu posto rimedio alla scomodità di un gibernaggio esterno sopra il voluminoso giubbotto, inserendo 4 tasche per caricatori AK da 5,45 mm, 4 tasche per granate RDG-5, una custodia santeriore per riporre un kit di pronto soccorso AI-1 e una custodia sul retro per riporre il plash-palatka, un poncho antipioggia con funzione di telo tenda. Esternamente aveva la stessa costruzione del 6b2, ma con l’aggiunta di un pattern Olive drab e VSR. Nel corso della sua adozione, fu soggetto a revisioni e sostituzioni della componente balistica, maturando diverse versioni.

    variante S: del 1983, dotata di piastre in semplice acciaio.

    variante T: del 1983, dotata di piastre in titanio da 1,25 mm come il 6B2.

    variante TM: del 1984, con piastre in titanio portate a 6,5 mm

    variante TM-01: del 1985, la più diffusa, con piastre in titanio come la TM sul frontale e piastra della versione T sul retro. Rispetto alle altre versioni, limitava il peso complessivo pur detenendo una discreta protezione.

    Variante 19: una rivisitazione in chiave post-sovietica del 6B3, adattandolo agli standard delle piastre di nuova concezione e con imbottiture di ventilazione interna. Tale modifica fu eseguita su richiesta di paesi terzi in cui era necessario un aggiornamento degli ex arsenali.


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    Con la Prima Guerra Cecena emersero tutti i limiti di una vecchia generazione di body armour, che per quanto migliorati non potevano neanche lontanamente tenere il passo delle armi lunghe disponibili negli arsenali degli anni ‘90. Era quindi necessario un salto generazionale che avrebbe visto una gamma di equipaggiamenti completamente nuovi, espressi poi nella fortunata ed efficiente dinastia denominata Ratnik (guerriero). Il pioniere di questa nuova era fu il 6B13.

    Sviluppato dalla russa Tekhinkom alla fine degli anni ‘90, equipaggiò tutta la fanteria. Tuttora viene utilizzato grazie alla semplicità e adattabilità del sistema piastre Granit, anche se principalmente distribuito alle truppe spendibili.
    La grande novità fu l’estensione della protezioni a parti corporee finora mai prese in considerazione, quali la groin pad inguinale e le alette di protezione per il collo. Proprio in quei delicati punti, sebbene costruiti con semplici layer di kevlar, avrebbero protetto le arterie principali dalle schegge e dai pezzi di proiettile impattati contro le piastre. Tutta la costruzione esterna era costituita da nilon e cordura antifiamma, trattata per resistere all’acqua, ai solventi e ai prodotti petroliferi. Subito sotto e per tutta la superficie vi era cucita la protezione anti taglio e anti schegge in kevlar a 12 strati. Ciò costituisce la protezione base del body in configurazione scarica. Sia frontalmente sia posteriormente vi era la tasca sagomata per le piastre balistiche monopezzo in materiale ceramico Granit di classe 4 (altra grande rivoluzione, ispirata dalle occidentali Sapi), portando il peso complessivo a 11 Kg.

    Fu presa la decisione di tornare a scorporare la protezione balistica dal gibernaggio, in quanto consentiva di poter cambiare setup in base all’arma, senza però rimuovere la protezione, anche se ciò costituiva un aggravio di peso non indifferente.

    Dopo il risultato positivo della Seconda Guerra Cecena, fu evoluta una versione definita M, dotata di un nuovo pattern mimetico, tasche maggiorate per contenere le Granit classe 5 e 6 e attacchi modulari molle/umtbs, quest’ultimi però poco apprezzati su questo body armour. I tempi non furono ancora abbastanza maturi per il concetto di modularità. Dato il peso non indifferente, furono applicate due maniglie imbottite sullo stile del futuro 6B45 in corrispondenza delle spalle per poter sollevarlo e indossarlo agevolmente in verticale, calandolo letteralmente sull’operatore.


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    Il 6B23, nato nel 2003 dalla concorrente Kiass, risolveva di fatto i difetti del precedente 6B13, come ad esempio l’interferenza della tasca posta piastre a vista con il gibernaggio, incompatibile a livello pratico e ergonomico con la maggior parte dei gilet tattici russi.

    Il risultato fu un prodotto efficiente, ampliamente utilizzato tuttora tra le forze armate ordinarie, in addestramento. Sale il livello di protezione base, con una costruzione in nilon uguale al 6B13 ma con ben 30 strati aramidici TSVM-2 su tutta la superficie, sufficienti a garantire una protezione standard di classe 2 (un salto generazionale non indifferente dal 6B13, tecnicamente ancora legato al concetto di antischegge). La variante 1 prevede l'installazione di una piastra in acciaio per il torace e la variante 2 utilizza le Granit di classe 4 sul petto e acciaio sul retro. Il peso a pieno carico si ridurre lievemente a 10,2 Kg. Così come per il 6B13M, fu iniziata l’applicazione di pattern diversi, distaccandosi quindi dalla concezione monocromatica che ha sempre caratterizzato gli equipaggiamenti sovietici e post-sovietici.


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    Nel 2010 fu presentato il progetto Ratnik 2 (guerriero 2), che avrebbe dovuto (e lo ha fatto con successo) estremizzare i più profondi concetti di guerra russi dotando la fanteria di uno standard che sposasse anche la filosofia occidentale. Il cambiamento fu radicale in termini di equipaggiamenti ma, soprattutto, l’influenza occidentale importò ufficialmente il concetto di modularità.

    Da quel progetto non fu più intesa la modularità come una variegata serie di equipaggiamenti creati “a pacchetto”, ma della possibilità di variare ogni singola tasca e dispositivo in base non solo alla missione, ma anche al gusto e comodità del fante, al fine di aumentare l’handling con il materiale fornito. Sostanzialmente, il sistema si basa su pals cuciti in cordura sulla piattaforma a linee orizzontali parallele, mentre ogni tasca o accessorio possiede due fettucce parallele verticali, il cui scopo è infilarsi tra le asole dei pals in maniera diretta e con chiusura con bottoni rapidi (occidentale), oppure con un percorso intrecciato parallelo piattaforma-tasca e linguetta di riporto come chiusura (sistema russo).

    Il concorso fu vinto dalla Tekhinkom che presentò la prima versione denominata 6B43 nel solo pattern EMR. Ripensate e ingrandite sia la groin pad, sia la protezione del collo. Fu inserita anche una coppia di spalline ancorabili al deltoide del fante in kevlar. Furono introdotti manici di sollevamento per un body armour che con piastre Granit di classe 6 raggiunse i 15 kg senza tasche esterne. La costruzione esterna passa dal nylon al Rusar, intrinsecamente di classe 1 con protezione chimica completa, di 4,5 kg di peso base.

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    Il progetto fu rapidamente affinato nel 6B45, oramai lo standard e il non plus ultra della protezione balistica russa, adottata nel 2014 dopo la Guerra di Crimea. Tutti gli accessori sono staccabili e componibili tramite velcro, portando i peso a 8,7 kg piastrato classe 6 ma senza gli accessori. Sulle ali laterali, parte prima della fascia di ritenzione addominale, è possibile inserire pacchetti addizionali Granit. Tutto il gruppo frontale è trattenuto da due clip a sgancio rapido, mentre internamente è possibile tramite velcro attaccare due lining set in spugna morbida, creata a costole per favorire lo scarico del peso dalle spalle e per ventilare internamente le superfici. Il sistema 6B45 pone l’accento anche sullo sgancio d’emergenza: distendendo in ferito a pancia in su, senza manipolare la persona, è possibile sganciare le clip laterali, ruotare tutto il blocco anteriore oltre la testa e appoggiarlo a terra rovesciato. l’insieme di body armour aperto e lining set va quindi a creare una barella fittizia dove poter stabilizzare il fante colpito.

    È stata realizzata una variante 1 con full set balistico per la massima protezione possibile anche sugli accessori componibili, e una variante 2 destinata alla fanteria di marina, con un kit di galleggiamento.


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    Per la prima volta, fu creata una versione dedicata destinata ai carristi e successivamente ampliamente utilizzato anche dai VDV, dato l’ingombro del 6B45 comunemente distribuito alla fanteria. Il 6B46 nasce inizialmente come variante leggera, e successivamente sviluppato come un sistema di protezione a se stante, completamente rivestito di pals e disponibile con due pattern, olive drab e EMR. Il sistema unisce la la configurazione anteriore da chest rig con pannello superiore ripiegabile e posta piastra interna opzionale, con un pannello monopezzo portapiastra posteriore, raccordato al frontale tramite due ali velcrate a fascia. Sono comunque dotate del sistema a sgancio rapido a clip del 6B45.

  5. Organizzazione e tattica

     

    Molto si è detto sull’esercito russo, ma mentre si ha ben presente la logica di guerra della fanteria occidentale, quella russa appare sempre nebulosa, mistificata da alcuni, discreditata da altri. Con questo articolo, primo di una sperata lunga serie di approfondimento, miro a portare alla luce la realtà nuda e cruda della fanteria russa, senza visioni di parte e senza particolari riferimenti sulla guerra in corso. Insomma, un’analisi tecnica ben definita.

    I BTG FINO AL 2022

    La principale pedina operativa delle forze terrestri sono i Battle Tactical Group, gruppi misti tattici a livello di battaglione, capaci, almeno in linea teorica, di essere indipendenti e mediamente attrezzati per ogni operazione standard assegnata alle truppe regolari. Un classico BTG comprende:

    40 veicoli da combattimento di cui 10 BTR-80s, gruppi da 10 BMP-3s e 10 carri armati della rosa in dotazione, come T-72, T-80, T90 e/o recentemente T14.

    32 veicoli del genio, controcarri e veicoli da trasporto pesante per munizioni e carburante.

    4 veicoli di comando.

    14 veicoli antiaerei.

    Una batteria di 14 vettori d’artiglieria missilistica e 8 unità d’artiglieria convenzionale, più 7 mezzi per il trasporto del personale artigliere.

    21 veicoli trasporto truppe con protezione varia, per un numero totale di 800 operatori sul campo.

    I BTG russi dimostrarono la loro efficacia nelle guerre afghane e nel Caucaso dove la capillarità di una media capacità di fuoco si è sempre dimostrata ottimale contro piccoli gruppi di guerriglieri arroccati. Il risultato fu di una unità che, a differenza di un reggimento specializzato, per esempio di carri armati, potrebbe entrare in tutti i tipi di terreno e può effettuare una spinta teorica autosufficiente di 250 chilometri in combattimento.  Allo stato attuale, con la recente guerra in Ucraina, tale sistema è stato notevolmente messo in crisi a causa del numero insufficiente di operatori fucilieri puri, che al netto del personale guidatore e artigliere, è composto da soli 200 uomini. Ma il problema più grande è la gestione di questi gruppi, autonomi si, ma veramente troppo numerosi da poter controllare efficacemente in un conflitto su vasta scala.

    Dal 2023 la logica BTG è stata abbandonata in favore di più classiche combinazioni di battaglioni e brigate, dove la distinzione si è spostata sul tipo di personale.

    I REPARTI ORDINARI

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    Nella Categoria dei reparti ordinari di fanteria possiamo considerare le unità meccanizzate e truppe con compiti di presidio. Il loro ruolo risiede nell’appoggio e nel supporto delle unità spendibili e quelle d’assalto (che affronterò successivamente). Altra mansione consiste nell’allestimento, miglioramento e difesa delle retrovie, pur conservando qualche capacità reattiva. Principalmente sono per il 30% soldati di leva, dai 19 ai 30 anni di età per la durata di un anno. Il restante 70% è composto da riservisti mobilitati e personale professionista. L’addestramento consiste in quattro mesi, al quale segue la specializzazione dei vari reparti. I primi convocati in caso di conflitto sono gli operatori ad alta specializzazione come medici, informatici, dronisti e ingegneri. Maggiore è la specializzazione, maggiore risulterà la permanenza nel reparto

    I REPARTI D’ASSALTO

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    In questa categoria rientrano a pieno titolo la Fanteria di Marina e i paracadutisti del VDV, utilizzati in primis per operazioni di carattere strategico come sbarchi o aviolanci, e successivamente ridimensionati a livello tattico. Sono caratterizzati da standard di addestramento mediamente molto elevati dalla durata formativa di cinque anni, più della fanteria ordinaria, caratterizzati da una mentalità d’impiego aggressiva. La durata del contratto è di 5 anni ed esso può essere sottoscritto soltanto da cittadini che abbiano la fedina penale pulita. Raramente li si può trovare su presidi o linee difensive, in quanto considerato ruoli di basso rango, mentre a loro sono preclusi i ruoli di manovalanza come l’allestimento trincee, lotta contro-partigiana e le missioni ad alto rischio, di puro appannaggio alle unità spetsnaz. Ovviamente, a livello di attrezzature e veicoli sono i meglio equipaggiati.

    I REPARTI SPENDIBILI

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    I reparti definiti spendibili sono principalmente tre: gli Shtorm-Z, i Bars e le formazioni separatiste, incorporate a pieno titolo nei ranghi dell’esercito russo. Detto brutalmente, sono le vere e proprie unità “carne da cannone” che avvantaggiano tutti gli altri reparti.

    La base di reclutamento dei separatisti è rappresentata dalla coscrizione obbligatoria e da meccanismi di mobilitazione particolari, attuati nei territori occupati. Truppe di bassa lega, addestrate sommariamente, dell’altissimo numero di diserzioni e renitenze.

    Gli Shtorm-Z sono unità composte da carcerati a cui è stata data la possibilità di riscattare le condanne penali qualora sopravvivono per un periodo di sei mesi al fronte. I primi ad adottare questa pratica, e i primi ad abbandonarla dopo pochi mesi furono i PMC Wagner in accordo con le autorità militari russe. Allo stato attuale sono organizzati a livello di compagnia e costituiti da soli criminali comuni. L’addestramento è certamente superiore a quello delle truppe separatiste, seppur sufficiente, e armi certamente più pesanti comprese quelle anticarro.

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    Infine ci sono i BARS, tutti volontari da quelle realtà che orbitano attorno alla Madre Russia come i Cosacchi, i Ceceni, ma anche emarginati, tossicodipendenti, circoli nazionalisti e abitanti dei remoti villaggi dell’est, attratti da paghe decisamente più alte (minori chiaramente di quelle delle truppe professioniste) della categoria combattente alla quale appartengono. Inoltre, ad essi vengono riconosciuti bonus economici per la distruzione di carri armati, elicotteri, aerei o pezzi d’artiglieria. A differenza di quello che si può immaginare, sono proprio i BARS ad aver dimostrato in numerose guerre un alto morale e una combattività abbastanza elevata (complice anche l’appartenenza di un numero consistente di loro a gruppi ultra-nazionalisti e ultra-ortodossi).

    IMPIEGO

    Fatta la distinzione delle tre grandi categorie di fanteria, si può approfondire la metodologia di impiego. In una avanzata standard, i primi a muovere sono i reparti spendibili, con continui e ripetuti attacchi a ondate alle postazioni nemiche. Lo scopo principale consiste nella scoperta delle isole difensive o di trovare i punti vulnerabili delle trincee avversarie, se necessario, con l’ausilio delle truppe ordinarie (a intervento comunque secondario rispetto alle spendibili). Essi non partecipano alla difesa del fronte ma organizzano i contrattacchi in caso di sfondamento e indebolimento dei reparti ordinari. In queste ripetuti attacchi, orchestrati da varie direzioni in maniera tale da distrarre il fuoco nemico dalla penetrazione dei reparti d’assalto, contribuiscono inoltre all’esaurimento delle munizioni nemiche. Principalmente quindi, costituiscono da soli circa il 70% delle perdite campali in battaglie che possono durare ore. Dato il carattere quasi suicida di queste azioni, le truppe spendibili di fatto hanno un equipaggiamento dozzinale, eterogeneo e spesso antiquato (qualche fucile mitragliatore RPK e vecchi RPG-7 danno solo marginalmente più potenza di fuoco a vecchissime armi ex ordinanza come i Mosin-Nagant e primissime versioni degli AKM).

    Man mano che la situazione al fronte viene a delinearsi, e vengono scoperte le falle, i battaglioni vengono ricostituiti da truppe ordinarie, con allegati contro-carri, tiratori scelti e mortai. Tutto questo avviene a circa una distanza di due kilometri dalle trincee nemiche, mentre ciò che rimane delle truppe spendibili viene fatto arretrare con lo scopo di scavare trincee, allestire postazioni protette o innalzare barriere difensive, oltre che a rifornire di munizioni le truppe ordinarie. A questo punto arrivano gli osservatori di artiglieria, accompagnati da specialisti di droni. E inizia il bombardamento d’artiglieria. Solo ora inizia il vero e proprio sfondamento del fronte tramite i reparti d’assalto, finora in attesa nelle retrovie su postazioni protette costruite dai reparti spendibili.

    Doveroso riportare che nella realtà, le trincee russe non sono quelle lunghe distesa di fossati da prima guerra mondiale. Sono invece grosse postazioni disposte a 180°, i cui lavori di costruzione cominciano non appena postazioni d’interesse vengono occupate anche sotto il fuoco nemico, con o senza il supporto del genio militare, talvolta scavandole a mano da parte delle sovra-sfruttate truppe spendibili. Tali strutture vengono poi rinforzate con cemento, tronchi d’albero abbattuti e sacchi di sabbia, bunker improvvisati e larghe distese di campi minati sempre disposti a 180° attorno alla trincea. Se per qualche motivo il nemico sfondasse, si ritorna al ciclo iniziale.

     

     

     

    Fonti:

    Panorama Difesa

    Wikipedia

    Armi della fanteria russa

    La fanteria di marina russa (aresdifesa.it)

    I gruppi tattici del battaglione impiegati dalla Russia nella guerra con l'Ucraina (reccom.org)

  6. 19 ore fa, Flaggy ha scritto:

     

    Si finisce spesso col parlare di carri armati e missili, ma l'equipaggiamento personale è di vitale importanza e non è un caso se tra gli aiuti non è stato trascurato, visto che concorre ad aumentare le capacità di sopravvivenza del soldato ucraino rispetto a quello russo, che appare squallidamente usa e getta...

    Purtroppo Flaggy, le apparenze ingannano. L'equipaggiamento russo è "usa e getta" esattamente come quello occidentale. La Technicom usa le stesse tecnologie e procedure costruttive europee (e lo posso garantire, avendo sotto mano materiale in dotazione corrente sia russo, che italiano, che americano). Dopo aver guardato il video e essermi confrontato con membri della mia squadra, posso affermare che l'attrezzatura russa ha fatto bene il suo lavoro. I body armour che vedo a terra sono 6b45 con piastre Granit e foglio extra di kevlar in sostituzione dei lining set. Vedo che uno ha incassato ben 6 colpi sulla schiena (solo la parte posteriore possiede le due ali velcrate di ritenzione dell'addome) a rosata stretta, in fuoco automatico, da 5,45x39, a circa 10m e solo due colpi sono arrivati a deformare il kevlar. A riprova, nessuno dei due fanti russi ha emorragie sul busto e sull'addome. solo in un operatore rilevo il respiro di chi ha le costole incrinate. Di fatto, gli unici colpi pericolosi, sono arrivati all'altezza del gluteo e dell'inguine inferiore, zona lasciata scoperta dalla rimozione delle groin pad.

    Quello che sembra un body armour rotto, in realtà è l'apertura d'emergenza basata su due punti di sgancio a velcro sulle spalle, seguite da due clip posizionate sui fianchi. (diverso per esempio dal Ciras dei Marines americani che, sfilando il cavo d'acciaio, si apre a petalo verso il basso). 

    Una nota di merito la devo dedicare ai soldati ucraini e alla loro umanità, in quanto han comunque medicato con turniquette gen5 un foro passante e tamponi i soldati avversari, di cui uno messo in posizione anti shock e sotto morfina (la siringa rapida la si trova a terra sulla destra.

  7. Il 1/9/2023 at 21:22, Ospite ha scritto:

    Gli MBT Occidentali e Orientali, sono stati tutti progettati e costruiti prima che apparissero i Droni Kamikaze. Sono cioè obsoleti a fronte della aggressione da parte dei droni kamikaze. I Droni kamikaze possono attaccare il motore, oppure la cingolatura rendendo il tank immobile, quindi carne morta. Per gli IFV vale lo stesso ragionamento. Tutto quello che si trova negli arsenali Occidentali e Orientali non ha quasi difese contro i droni kamikaze, che sono dei piccoli velivoli gestibili anche a livello di squadra di fanteria. Un grande punto a favore dei Droni Kamikaze è che sono quasi invisibili, non lasciano scie come i missili anti-tank. Quindi non rivelano la posizione di partenza e non hanno necessità dei sistemi filo o laser per essere guidati. I sistemi laser mettono in allarme i laser warning dei tank. Sono molto meglio degli IED e teoricamente sono modificabili partendo dalle esperienze degli IED per farne dei mezzi più furtivi e letali.

    Esco un po' dalla mia area di competenza ma provo a risponderti. Il carro armato (non importa a chi appartenga) è vulnerabile ai droni? assolutamente si. è antiquato appunto per questo motivo? Assolutamente no. devi considerare che quello che noi oggi chiamiamo "pericolo drone", ieri erano i missili anticarro, spalleggiabili o lanciati da elicottero. e la filosofia di attacco alla sostanza, è sempre la stessa: beccare con poca spesa e con precisione ognitempo il cielo del carro.

    Alla luce di ciò, non esiste e non esisterà mai un vero sostituto della figura del carro armato, anche perchè è pensato per combattere un altro tipo di mezzi. Ma una cosa importante va detta. Quando si parla di carro armato, è errore comune pensare a uno  più mezzi uguali cingolati e con un cannone che suonano la carica. In realtà il carro armato da solo serve a poco o nulla, se non affiancato da mezzi specializzati che in mutua assistenza, vengono difesi da lui, e difendono lui. tra questi troviamo i semoventi d'artiglieria contraerea (utilissimi contro i droni per esempio), un minimo quantitativo di truppe meccanizzate, per stanare ogni singolo fante nemico armato di anticarro. Pure una catena logistica composta da camion cisterne (a tonnellate) e camion container per la ricambistica spiccia. E ancora.. portacarri.. trasporto munizioni.. recupero carri del genio. Il carro armato quindi è un intero sistema di combattimento meccanizzato, ad alto livello di protezione e fuoco. E per questo resta e resterà insostituibile.

    Spero di non essere stato troppo lungo.

  8. 2 ore fa, FrancescoBaracca ha scritto:

    Ma sbaglio io o non è una novità che in us si producano ak per il mercato civile?

    Come mai se ne parla come se fosse la prima volta?

    Dici il vero, non è una novità. Però bisogna precisare che il 99% delle volte le aziende americane (quando non importano Izhmash originali), rimarchiano e assegnano il seriale a cloni prevalentemente cinesi, per poi effettuare qualche modifica che varia di marca in marca. In effetti, al netto delle "licenze poetiche", nessuna azienda americana ha mai comprato la licenza di produzione vera e propria. E fanno bene visto che il numero di appassionati specifici di AK è molto molto basso rispetto a quelli dei fucili occidentali più famosi.

    In questo caso però, di fatto è nata una vera e propria replica di AKM interamente fatta e assemblata negli USA. Tutto qui.

  9. Che siano stati bravi a migliorare delle lavorazioni e a sostituire delle componenti con tolleranze inferiori e qualche dettaglio "tacti-cool", questo si. Ma di fatto non hanno intaccato ne i pregi ne i difetti di una base fin troppo datata come l'AKM originale. Migliorie a basso costo? non credo. Piuttosto un malcelato tentativo di immettere sul mercato un clone nazionale, per accontentare la fetta di appassionati americani alla serie AK, infastiditi dall'embargo alle armi russe e senza pezzi di ricambio stock.

    Mi fa venire in mente la Midwest Industries quando ha avuto la splendida idea di infilare un calibro 7,62x39 dentro a un ACR, con pezzi del Sig Virtus.. Un AK in stile ciberpunk 2077 senza senso e che non ha fatto felice nessuno dello zoccolo duro americano fedele agli AK. Ci avevano provato.. 🤣

     

    Ora anche per il mercato civile. Tra qualche anno credo che diventerà il nuovo punto di riferimento dei fucili occidentali e finalmente manderà in pensione le piattaforme Colt. Sig Sauer colpisce e non perdona 😉

    SIG Sauer MCX SPEAR | GUNSweek.com

  10. 9 ore fa, Ale9 ha scritto:

    Curiosità: come mai resiste il 9mm nonostante ci siano nuovi calibri più performanti vs i giubbotti antiproiettile? Penso che non sia così difficile sostituire tutte le munizioni da 9mm per le pistole di ordinanza dell'esercito 

    La risposta più semplice è che il 9x19, 9x21 e 9x18 sono calibri ben riusciti, figli di compromessi che comunque hanno accontentato bene la precisione, capacità del caricatore e la penetrazione entro determinati termini. Molti calibri diversi sono stati sviluppati, e molte pistole come la FN Five-seven (per citarne una) camerano addirittura i calibri da PDW come la P90. Scommessa persa in quanto munizione troppo ingombrante, costosa e impegnativa da gestire.

    Ma da sola questa risposta vuol dire tutto e niente, se accostata al settore dei giubbotti antiproiettile. La vera domanda che bisogna porsi è: a cosa diavolo mi serve la pistola se sono un fante di prima linea? La risposta è tanto strana quanto giusta: non è compito delle pistole perforare i giubbotti anti proiettili militari di prima linea.

    Nel ruolo della fanteria esiste un'arma primaria (fucile o carabina che sia) necessario al combattimento personale, e un'arma secondaria (come un lancia granate.. un lanciarazzi.. mine e chi più ne ha più ne metta) necessaria al compimento della missione. Attenzione però, come arma secondaria non figurano ne pistola ne coltello, in quanto considerate arma di backup. Prendiamo per esempio il re dei body armour russi, il 6B45, con piastre Granit S3 e imbottitura in kevlar anti taglio. Le uniche armi che ovviamente possono "bucarlo" sono svariati colpi da fucile d'assalto perforanti. Nessuno mai andrebbe a combattere in prima linea con una pistola in mezzo alle armi automatiche, che indipendentemente dal calibro non lo scalfirebbe nemmeno. E qui arrivo al punto. Fallita l'arma primaria, il soldato è considerato inabile al combattimento, ma ancora capace di fuggire o comunque mettersi in salvo. E qui arriva il ruolo della pistola. E in extrema ratio il coltello, ma qui è un altro discorso. Purtroppo la realtà bellica è ben diversa dal tiro dinamico, e il ruolo della pistola è sempre da considerarsi un salvavita nel caso le cose si dovessero mettere male. Appunto per questo, se il ruolo della pistola è da considerarsi un'ultima risorsa, sarà sufficiente che il suo calibro riesca quanto meno a ferire, e che le dimensioni dei caricatori siano contenute da tenerne un ragionevole quantitativo sull'equipaggiamento minimo necessario.

  11. Che l'AK12 sia un progetto fallato assolutamente no. Ma senza dubbio è un progetto che richiede una gran mole di sviluppo e ancor di più, una gran mole di apertura mentale da parte dell'utenza storica della serie AK. Mi spiego.

    Andando a vedere il primo esemplare pubblicato nel 2013, il cambiamento rispetto ai canonici AK74M è abissale e innovativo. Forme squadrate, calcio, selettori e meccaniche totalmente riviste. veniva abbandonato pure il concetto di pistone a corsa lunga (storico marchio i fabbrica Izhmash) in favore del pistone a corsa corta. Ma l'innesto di un AK con la filosofia progettuale occidentale richiede un prezzo da pagare. In primis i costi, lievitati eccessivamente e senza una compatibilità dei vecchi pezzi di ricambio. A seguire, il divario addestrativo che separava la nuova generazione di coscritti di leva, con quelli della generazione precedente.*

    *Forse già lo saprete, ma è profonda convinzione progettuale russa che 2 generazioni di soldati, o perlomeno di chi ha svolto i 2 anni di leva obbligatoria, si trovino concordi nell'usare l'arma più aggiornata senza alcun tipo di problema, con solo qualche ora di tiro al poligono (e questo spiega il perchè della lunga dinastia dei Kalashnikov rispetto a tanti altri fucili russi altresì meritevoli).

    La terza versione che divenne operativa, la 6P70 del 2018, per i motivi sopra elencati, divenne al pari di una customizzazione di un AK74M in dotazione agli spetsnaz con i famosi kit Zenitco, ma con meccaniche riviste e novità tecniche. Subito emersero i primi difetti (confermati da operatori russi) tra cui il disallineamento tra canna e soppressore (ora risolto, al quale è stato riprogettato lo spegni fiamma e l'adattatore integrato per silenziatori aftermarket); la tacca di mira posteriore all'occidentale, se esposta al fango melmoso, inzozza il foro per la lunga distanza e ne rende difficile la pulizia. Non più ambidestro. Il guardamano semi-flottante soffriva il caldo dell'uso intenso e, essendo ancorato castello dell'arma in pezzo unico, impediva la pulizia rapida del gas tube. Ah già.. il gas tube. Non è più smontabile in corpo unico con il guardamano superiore per l'accesso totale alla zona di espansione del gas. Ora è tutto solidale esattamente come nei fucili occidentali, e questo spiega il guardamano semi-flottante, con grandi dubbi russi sulla storica affidabilità dei vecchi Kalashnikov. Il calcio si è tramutato un un crane di palese ispirazione all'HK416, seppur ripiegabile.

    Ora nonostante tutto, siamo alla 4° versione (gen2 del 2020) poi evoluta fino all'AK12SP (gen3 del 2022), dove ricompare il calcio più moderno del primo prototipo e il selettore ambidestro (a sinistra è uguale a quello di un'arma occidentale, a destra il classicone AK facilitato), paramano con maggior smaltimento del calore, raffica di 2 colpi mantenuta e una nuova tacca di mira posteriore.. Personalmente ho grande fiducia nel progetto, e la storia continua..

  12. Beh ai tempi degli arditi, penso che la qualità più desiderata fosse il coraggio e la tempra, considerando che il 99,9% della truppa era coscritta e sentiva la chiamata alle armi un dovere e una seccatura. Calcolato poi che con l'equipaggiamento che avevano e la massa che andavano a colpire, la probabilità di sopravvivenza era davvero minima, quindi per la mentalità MEDIEVALE (e non mi stancherò mai di dirlo) degli ufficiali dell'epoca, il minimo di allenamento fisico era già tanto.

  13. Il 28/6/2021 at 02:27, Simone ha scritto:

    Tempo fa ho avuto modo di provare un Ak-47 in modalità colpo singolo, devo dire che mi sono trovato, abituato come sono agli organi di mira del FN-FAL, non troppo bene con il mirino del fucile sovietico, tanto è vero che non sono riuscito a fare nessun centro anche a distanze relativamente brevi. Per carità, demerito mio, però quelli dell' AK-47 mi sembrano un po' troppo lontani dall' occhio. Se non sbaglio gli Israeliani, quando di fatto lo copiarono per realizzare il Galil, mantennero gli organi di mira NATO (che se non mi sbagliano risalgono addirittura a un modello di Lee-Enfield del 1917).  Sono perplesso riguardo le affermazioni di ex militari sovietici secondo i quali con  l' AK-47 era possibile colpire una moneta a 300 metri

    Sicuro di aver posizionato il corpo nella maniera corretta? sparo spesso con gli ak74 e posso confermarti che dentro i limiti di tacche di mira aperte da un'ottima visione d'insieme e un buon focus sul bersaglio. Forse l'intoppo c'è stato nel passaggio da un sistema occidentale dove si spara a torace quasi dritto e testa inclinata, ad un sistema russo dove tutta la parte superiore del corpo deve inclinarsi in avanti fino a sfiorare con il naso il dust cover. Fa moltissimo la differenza.

  14. Principalmente la guerra è un gioco di squadra. la valutazione delle tratte e delle modalità di movimentazione logistica deve rispondere alle seguenti domande: La nostra sarà una missione in solitaria o di supporto? Agiremo per conto della NATO o per nostra iniziativa? e nel caso NATO, che quota di contingente dovremmo dispiegare? Quanto è distante il fronte? Si agirà su territori ostili, neutrali o amichevoli? Il percorso si snoderà in territori ostili, neutrali o amichevoli? tutte le risposte a questi quesiti danno come risultato il piano logistico di dislocazione al fronte dei mezzi. Da questo ne puoi dedurre che non esistono dei veri e propri "terminal" designati, ne tantomeno tratte e metodi di dispiegamento rigidi e precostituiti durante le valutazioni strategiche nazionali. Tutto dipende sempre e comunque dalle situazioni sempre mutevoli degli scenari, per qualsiasi paese.

  15. Poco tempo fa ho avuto modo di impugnare una Sig P320 M17 9x21. Riporto qui la mia esperienza.

    Premetto che a questa pistola, mi sono affacciato carico di risentimento per aver scalzato un'icona della storia militare quale la M9/92Fs, pistola che oltretutto è orgogliosamente italica. Il fatto stesso che agli Yankee le armi italiane non abbiano mai fatto breccia, non ha aiutato la cosa. Fu con questo stato d'animo che presi in mano la versione civile della M17. Ebbene, dopo averci perso notti a riflettere, devo ammettere a tutti voi quanto mi sia sempre sbagliato sul giudizio (poco obbiettivo con il senno di poi), che ho sempre conferito alla P320.

    Alla prima maneggiata ho capito perfettamente il perchè agli americani vada a genio: è una Colt 1911 senza il cane, mi sono detto. E non a torto. Perfettamente bilanciata sia in volata, sia sul retro del carrello. Non grava sul polso. Ben proporzionata la ripartizione di peso tra fusto e carrello. Era scarica è chiaro, ma tale da pensare al caricatore maggiorato da 20 colpi in dotazione ai militari, il baricentro si sarebbe abbassato vertiginosamente e l'oscillazione laterale avrebbe avuto il suo fulcro al centro della mia mano. Non provavo questa sensazione da quando in gioventù non impugnai una G17 da softair con caricatore maggiorato carico . Una Colt dicevo.. eppure non proprio. A differenza della Colt, nella presa a mano singola, la mano casca fin da subito nella posizione giusta, comunque la si prenda. citando una rivista di settore (Armi&Tiro) è naturale e aggiungerei pure istintiva. Qualche difficoltà nella presa a due mani, dove si è tentati ad impugnarla come una Beretta 92 ma con i pollici nella posizione delle Glock. Molto probabilmente ho le mani piccole, ma con l'utilizzo dei guanti la situazione migliora (poi penso che i militari normalmente utilizzano sempre guanti da impiego pesante, quindi peccato veniale). L'occhio cade al design, dopo varie prove di inserimento ed estrazione dalla fondina morbida a cosciale comincio ad apprezzare le sfaccettature nel carrello e la continuità dello stesso, cosa che richiedeva un'attenzione in più per la 92Fs. Levetta dell'hold open troppo piccola per i miei gusti, ma è raccordata alla sicura e il tutto segue un'unica curva che accompagna il pollice. Togliere la sicura è molto più facile che inserirla, qui non ci piove, e sinceramente sento la mancanza dell'ipnotico punto rosso di open fire della Beretta, ma qui sfociamo nel gusto personale. Per me abituato alle Walther ppq e alle glock 17, l'avere in mano una pistola full size è stato poco meno di un trauma, ma ci si fa l'abitudine. Allo sparo, la canna leggermente rialzata e il massiccio carrello fanno sentire il colpo, chiaramente non è stabile come la 92Fs. Ma l'equilibratura dei pesi fa si che in riarmo, la volata si abbassi e la coda di rondine trovi velocemente il piolo anteriore. La placca amovibile sul carrello per l'inserimento di dot? una finezza che ormai sta prendendo piede.. ma che haimè non ho fatto in tempo a provare.

    In conclusione, Mea culpa sul mio scetticismo verso la P320. Al di la di eventuali "complotti" e scelte strategiche economiche americane, ora più che mai sono convinto che in fondo gli yankee hanno fatto un buon affare puntando su questa Sig Sauer.

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