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matteo16

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Risposte pubblicato da matteo16

  1.  

    IL DIBATTITO SULL’F-35: ENNESIMA OCCASIONE PERDUTA

    di Gianandrea Gaiani

    4 marzo 2013, pubblicato in Editoriale

    200th_F-35_AB_combined_sortie_Maj_Rountr

    In Italia le spese militari non portano voti ma talvolta stimolano la politica italiana (a corto di idee) a cercare facili consensi come è accaduto durante la recente campagna elettorale che ha visto affrontare in modo populistico e semplicistico le spese per la Difesa e soprattutto la commessa per i 90 cacciabombardieri F-35. L’aspetto più ridicolo della vicemnda è che in poche settimane il Lightning II è diventato un povero orfanello, un figlio di nessuno. Per Pier Luigi Bersani occorre ridurre ulteriormente i jet perché “ abbiamo gli esodati, gli uffici sociali dei comuni con la fila davanti, e si tagliano i soldi ai disabili”. Anche Silvio Berlusconi non li vorrebbe ma ha chiesto al suo staff un dossier completo sul programma. I maggiori partiti italiani, Pd e Pdl, rinnegano un bambino che loro stessi hanno tenuto a battesimo firmando in quanto forze di governo dal 1996 a oggi i progressivi atti che ci hanno coinvolto nel Joint Strike Fighter. I politici che parlano di ridurre o cancellare il programma F-35 senza proporre alternative a quel velivolo sembrano poi dimenticare la necessità di rimpiazzare i vecchi cacciabombardieri Tornado, AMX e Harrier, aspetto indispensabile a meno che non si voglia rinunciare ad avere delle forze armate. I pacifisti vorrebbero tagliare le spese militari senza rendersi conto, nel loro furore ideologico, che far passare il concetto che lo Stato possa abdicare a una delle sue funzioni (la Difesa) costituirebbe un pericoloso precedente che domani potrebbe venire allargato a settori più “sociali” della spesa pubblica. La Difesa sostiene che l’aereo è indispensabile ma non si capisce bene a che cosa perché nessuno ha mai delineato in modo preciso cosa pretenda l’Italia dalle sue forze armate. Ammesso che l’F-35 riesca a superare tutti i numerosi difetti che ancora lo caratterizzano e diventi un aereo da attacco invisibile ai radar, sofisticatissimo ed efficacissimo siamo certi di potercelo permettere? Perché non basta dire che i costi dell’aereo americano sono elevati (e probabilmente cresceranno ancora) senza ricordare che il bilancio della Difesa di questo e dei prossimi anni stanzia un po’ di denaro per acquistare nuovi mezzi moderni ma lo fa a discapito dei fondi per l’Esercizio, cioè per manutenzione, carburante e addestramento. Ha quindi senso acquistare gli F-35 per tenerli chiusi in hangar per mancanza di benzina e manutenzione come già accade per molti aerei, mezzi e navi oggi in servizio? La domanda sembrano porsela gli olandesi chiedendosi se abbiano davvero bisogno di un velivolo di quinta generazione o non sia sufficiente uno più gestibile e meno costoso di quarta generazione aggiornato con le ultime tecnologie (il cosiddetto 4++). L’Olanda è uno dei Paesi che hanno avviato una seria riflessione sulla loro adesione al programma ma tra questi non figura l’Italia dove si affrontano in modo “calcistico” due squadre che rappresentano i fans dell’F-35 contrapposti a pacifisti e populisti uniti dallo slogan “più burro e meno cannoni”. Come Analisi Difesa ha più volte evidenziato sul programma F-35 esistono molti interrogativi senza risposta anche a causa della discordanza tra le informazioni diffuse dai protagonisti del programma. Nei mesi scorsi il nostro web magazine aveva rivelato che i costi annunciati nel febbraio 2012 dalla Difesa erano già saliti considerevolmente ma oggi il problema dell’affidabilità delle cifre fornite si ripresenta. In una recente conferenza stampa Lockheed Martin ha annunciato che entro il 2018 l’F-35 costerà 67 milioni di dollari a esemplare. A dicembre però il Ministero della Difesa italiano aveva informato il Parlamento che a partire dalle consegne in programma nel 2021 alla nostra Aeronautica e alla nostra Marina, la versione convenzionale dell’aereo costerà 83,4 milioni di dollari (64,1 milioni di euro), e quella a decollo corto e atterraggio verticale 108,1 milioni di dollari (83,1 milioni di euro). Differenze non di poco conto forse spiegabili col fatto che l’Italia deve negoziare con il governo statunitense il prezzo degli aerei mentre Lockheed Martin fornisce i costi relativi ai velivoli prodotti per il Pentagono?

    Anche sul ritorno industriale per l’Italia c’è poca trasparenza. Lockheed Martin ha dichiarato che il numero di aziende italiane che hanno già ottenuto contratti di fornitura sono 27 per un ammontare di 459 milioni di dollari mentre il generale Claudio Debertolis, alla testa di Segredifesa, in dicembre riferì in Parlamento di 37 aziende per 600 milioni di euro di contratti firmati, più o meno corrispondenti agli 807 milioni di dollari riferiti a margine della recente visita allo stabilimento di Cameri del sottosegretario alla Difesa Gianluigi Magri. Anche il totale dei ritorni industriali previsti nell’arco dell’intero programma non sono chiari. L’azienda statunitense ha parlato di 8,6 miliardi di dollari (ovviamente se il numero di aerei non scenderà sotto quota 90) più la “promessa” di altri 4 miliardi mentre, sempre nel dicembre scorso, Debertolis annunciava un totale di “15 miliardi di dollari di realistiche opportunità”.

    Non aiuta a fare chiarezza la posizione ribadita recentemente da Magri, che considera l’F-35 ”attualmente senza alternative” ribadendone gli ”importanti ritorni occupazionali e industriali per il Paese”. Nello stabilimento di Cameri, dove Alenia Aermacchi produce parti delle ali e dove verranno assemblati gli aerei italiani, il sottosegretario ha parlato dell’impiego di “fino a 1.500 addetti e il coinvolgimento di oltre 60 aziende italiane. Di queste, le prime 40 occupano oltre 10.000 persone che avranno, nei prossimi anni, il posto di lavoro garantito dal progetto F35″. Numeri in realtà tutti da verificare poiché per ora e almeno fino al 2017-2018 i ratei produttivi, i contratti e i posti di lavoro garantiti sono molto pochi come ha ben illustrato l’inchiesta di Silvio Lora Lamia pubblicata da Analisi Difesa in febbraio. Inoltre il Ministero va spiegando da tempo – e a Cameri Magri ha confermato – che il programma che può essere rivisto di anno in anno: ogni volta si andrà in Parlamento, si discuterà e si voterà quanti aerei acquistare. Come si può però sperare che con un simile piano di acquisto il governo americano e Lockheed Martin ci assicurino quel volume di ritorni industriali con le relative ricadute occupazionali?

    Problemi e ritardi rischiano di disastrare il programma come del resto sottolineano (con una trasparenza sconosciuta in Italia) i periodici rapporti del Pentagono. Per la fase di valutazione operativa iniziale l’Olanda spenderà il doppio di quanto preventivato nel 2008, e i due esemplari che sta per ricevere resteranno fermi in hangar per due anni, con un ulteriore aggravio di spesa, poiché la fase di valutazione inizierà solo nel 2015. Al di là delle contrapposizioni ideologiche sarebbe auspicabile che in Italia si sviluppasse un dibattito su questi e altri temi che riguardano la nostra industria (nostra forse ancora per poco), gli interessi nazionali, il denaro del contribuente e le nostre scelte strategiche. Negli anni scorsi l’Italia ha speso miliardi (ma con ritorni industriali e occupazionali certi fin dall’inizio) per sviluppare con i partners europei la capacità di progettare, produrre ed esportare jet da combattimento Typhoon del consorzio Eurofighter che sono concorrenziali con i velivoli made in USA. Con l’adesione al programma F-35 la nostra industria perderà questa capacità per diventare subfornitrice dell’americana Lockheed Martin. Questa considerazione basterebbe da sola a mettere in discussione l’acquisizione dell’F-35 tenuto conto che in tutti i Paesi l’acquisto di mezzi militari non risponde solo alle esigenze delle forze armate ma anche e soprattutto a valutazioni politiche e industriali. Ha ancora un senso per l’Italia mettersi militarmente nelle mani degli statunitensi (che avranno l’esclusivo accesso alle tecnologie più avanzate adottate dall’F-35) in un momento in cui gli interessi globali di Washington non sembrano coincidere con quelli italiani ed europei?

    Qualcuno può spiegarci perché dovremmo continuare a essere buoni clienti di costosi e traballanti programmi americani quando Barack Obama applica lo slogan “buy american” su tutte le commesse militari e negli ultimi mesi il Pentagono ha tagliato i contratti per i velivoli cargo italiani C-27J destinati alla Guardia Nazionale statunitense e G-222 acquisiti per le forze afghane? Non sarebbe meglio investire sui nostri prodotti adottando la versione da attacco del Typhoon e finanziando lo sviluppo di droni da combattimento europei con programmi che coinvolgono pienamente la nostra industria ? Con un bilancio della Difesa più che doppio di quello italiano i tedeschi non acquisiranno l’F-35 ma utilizzeranno un solo aereo per l’intercettazione e l’attacco, il Typhoon di cui sono anche loro produttori. L’Italia invece avrà una doppia linea di velivoli, Typhoon ed F-35, con un raddoppio dei costi logistici che non possiamo permetterci con gli attuali budget della Difesa. Una scelta “alla tedesca” ci permetterebbe di salvaguardare meglio la nostra industria e i posti di lavoro acquisendo solo una ventina di F-35 nella versione B a decollo corto e atterraggio verticale davvero indispensabili per la portaerei Cavour. Su questi interrogativi e su questi temi vorremmo vedere svilupparsi un confronto che coinvolga anche quanti pretendono di guidare l’Italia.

    http://www.analisidifesa.it/2013/03/olemiche-sullf-35-ennesima-occasione-perduta/

  2. Parlando di F-16. Ho letto su A&D che stanno ricevendo uno speciale trattamento fatto con vernici RAM per ridurne la RCS. sembra che i Viper siano divisi in 2 diverse categorie con due diverse vernici RAM, ma non è dato sapere se siano parte del medesimo processo di verniciatura ... chissà se anche gli altri (in particolare mi riferisco all'F-15) beneficieranno dello stesso trattamento...

    Ecco un F-16 con il trattamento Have Glass, per gli Eagle non mi risulta che ci sia un trattamento come per il Falcon,ci sarebbe il Silent Eagle ma l'Usaf non è intenzionata a fare questa modifica

     

    F-16CJOT1.jpg

  3. wdr-620-mckay-peter-by-adrian-wyld-canad

    28 gennaio 2013

    Dopo aver rinunciato al contratto con Lockheed Martin per l’acquisto dei cacciabombardieri F-35 (stipulato semza alcuna gara) il governo canadese ha annunciato venerdì di aver chiesto ai produttori di aerei da combattimento di formulare offerte dettagliate per la sostituzione degli anziani CF-18 delle forze aeree di Ottawa. Boeing, Dassault Aviation, il Consorzio Eurofighter, Lockheed Martin e Saab faranno pervenire informazioni dettagliate circa le prestazioni dei velivoli F-1\8 super Hiornet, Rafale, Typhoon, F-35 Lightning (ancora in gara) e Gripen mentre in un secondo tempo il governo canadese chiederà alle aziende costruttrici informazioni e proposte circa i costi e i potenziali benefici per l’industria canadese. Il quotidiani francese La Tribune sottolinea oggi l’ottimismo di Dassault, la società produttrice del Rafale. Il nuovo CEO di Dassault Aviation, Eric Trappier, ha espresso fiducia nei giorni scorsi circa le possibilità del Rafale di imporsi sottolineando l’occasione offerta dal Canada “potenzialmente il primo Paese a rimettere in discussione l’F 35.”

    Nella foto il ministro della difesa canadese Peter McKay (Canadian Press)

    http://www.analisidifesa.it/2013/01/il-canada-esamina-le-proposte-per-il-nuovo-cacciabombardiere/

  4. Posto 2 progetti della GD per il concorso del lightweightfighter

     

     

     

    An alternate twin-tail configuration for the lightweight fighter dated 6 April 1971. Note the side-hinged canopy.

     

    AA_19710406_ADF_Config_401B_1267828237_3743.jpg

     

     

     

    An alternate configuration for the lightweight fighter dated 13 August 1971

     

    AA_19710813_ADF_Config_772_inboard_1267828237_5922.jpg

     

     

     

    fonte:Link qui troverete altri progetti da archivio oltre quelli postati.

     

     

    Notate la somiglianza con qualche caccia odierno nell'ultimo progetto postato?

  5. Perché il Superhornet costa meno del Rafale?... Non so precisamente ma... non mi sembra. Ricordiamoci che Dassault , nella scorsa primavera, era in vena di svendite ed era in grado di vendere alla Svizzera il Rafale al prezzo dei Gripen... (Non cambierebbero però i costi di gestione e manutenzione).

    La Dassault non credo che sia in grado di vendere il Rafale al prezzo del Super Hornet, dunque il favorito resta l'F/A-18E/F e poi il Gripen, il Rafale lo vedo escluso!

  6. Volevo dire che ,per quello che si può capire attualmente sulle intenzioni dei Tedeschi in campo aeronautico, a partire da Adolf Galland e dal giovane Nowotny , avrebbbero voluto compensare l'inferiorità numerica con una migliore tecnologia, soprattutto in quanto a velocità e rateo di salita. E' pur vero che il motore a reazione aveva migliori prospettive di sviluppo, ma all'atto pratico mancavano i presupposti per costruirne in quantità importanti. Invece il do335 non faceva uso di tecnologie fuori dall'ordinario per l'epoca, i motori erano già in uso, secondo me se ci avessero creduto maggiormente sarebbero stati guai grossi per gli Alleati

    Credo anche se ci avessero creduto maggiormente non avrebbero creato troppe preoccupazioni ai caccia alleati, parlando sempre di caccia a elica un bel prodotto sarebbe stato il Focke-Wulf Ta 152...ma ormai l'era dei jet era arrivata e quelli a elica diventarono ogni anno che passava sempre più obsoleti nei confronti dei caccia a reazione e appoggio madmike in quel che ha scritto

  7. 28/07/2012

     

    Elisabetta II e James Bond decollano in elicottero da Buckingham Palace e si lanciano con il paracadute nello Stratford Stadium per inaugurare le Olimpiadi 2012. Insieme a Mr Bean musicista della London Simphony, è uno dei quadretti che resteranno nella memoria della rutilante, politicamente corretta e commerciale cerimonia londinese. Particolare: l’elicottero era italiano - per la precisione un AgustaWestland AW139 - e sulla fusoliera campeggiava il marchio Finmeccanica, modificato con il blu in omaggio alla bandiera del Regno Unito. Ma agli italiani non lo ha detto nessuno. Non l’ineffabile diretta su RAI 1. Non oggi il Corriere della Sera o la Stampa, che pure pubblicano la foto del lancio dei paracadutisti-controfigure.

    Potremmo continuare, ma il punto è chiaro. Se si fosse trattato di un elicottero americano, francese o russo, i rispettivi media lo avrebbero sottolineato con orgoglio. Quelli italiani, no. Dell’industria nazionale si deve parlare solo male, omettendone i successi e amplificando i guai prima ancora di averne accertata la reale sostanza, sulla base di processi mediatici o di piazza. In questo senso Finmeccanica è come l’ILVA di Taranto, un patrimonio collettivo che ogni altra nazione vorrebbe difendere per creare ricchezza, occupazione, opportunità di sviluppo sociale. Ma in Italia si preferisce perseguitare le aziende in vita per piangerle poi da morte (o dopo la vendita o la delocalizzazione), in nome di un’imprecisata utopia turistico-agricola-pacifista assolutamente non in grado di mantenerci in club esclusivi quali l’attuale G8 e il futuro G20, senza parlare del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

    Per la cronaca, AgustaWestland è il fornitore elicotteristico unico dei giochi e gli elicotteri presenti erano tre. Il primo, un GrandNew, è stato protagonista del sorvolo di Londra della sequenza di apertura. Il secondo, l’AW139 che ha portato la regina. Il terzo, un AW101 della RAF appositamente ridipinto che ha lanciato miliardi di coriandoli sulla folla. La presenza di Daniel Craig, alias 007, è legata al fatto che gli elicotteri AgustaWestland saranno protagonisti di "Skyfall", il film in uscita in autunno per rinnovare i fasti dell’agente segreto più famoso del mondo. Un "product placement" intelligente e pienamente in linea con il dichiarato obbiettivo del costruttore di rendere il nome AgustaWestland sinonimo di elicottero in tutto il mondo.

    Forse quel giorno se ne accorgerà anche la stampa italiana. Magari pronunciando finalmente Agùsta e non Àgusta o Augusta. Ma forse è illusorio sperarlo.

    Aggiornato il 31 luglio

     

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  8. 12:14 - martedì 10/07/2012

     

    Terma espone nuovo pod multimissione per aereo Lockheed Martin F-35 Lightning

     

    Londra, Regno Unito - Prima apparizione al "Farnborough International Air Show"

     

     

    (WAPA) - Terma, industria hi-tech danese, sta esponendo in questi giorni a Farnborough (dal 9 al 13 luglio) il suo nuovo pod multimissione per il caccia di quinta generazione Lockheed Martin F-35 Lightning II, meglio conosciuto come Joint Strike Fighter. Questo pod rappresenta una novità per l'industria, e quella di Farnborough è la sua prima apparizione ufficiale durante una fiera.

     

    Il pod, da agganciarsi ventralmente, è realizzato in fibra di carbonio e ottimizzato per un basso profilo radar (Rcs, Radar Cross Signature), e può essere configurato per numerosi carichi a seconda della missione, quali ad esempio sensori addizionali, contromisure elettroniche o un cannoncino esterno.

     

    Ricordiamo infatti che la firma danese ha già consegnato 17 di questi pod equipaggiati con cannoncino al governo americano per testarne l'efficacia a bordo degli F-35C della marina militare e degli F-35B a decollo verticale in dotazione al corpo dei Marine. In proposito, va sottolineato che la versione "A", ovvero quella a decollo tradizionale, include già un cannoncino GAU-22 da 25 mm all'interno della fusoliera.

     

    In base alle dichiarazioni il pod Terma sarebbe inoltre aerodinamicamente valido al punto da intaccare solo minimamente il consumo di carburante e la relativa autonomia di volo dell'aereo.

    (Avionews)

     

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  9. 14:35 - martedì 10/07/2012

     

    "Farnborough International Air Show": Oman sceglie General Electric per aerei caccia F-16

     

    Londra, Regno Unito - "Una scelta che rispecchia la fiducia nel propulsore"

     

     

    (WAPA) - Novità per General Electric dal salone aeronautico internazionale di Farnborough a Londra in corso dal 9 luglio al 13. Mascate (Muscat, capitale dell'Oman) ha selezionato il motore General Electric F110-GE-129D per i 12 caccia F-16 aggiornati dal Lockheed Martin che il Paese ha acquistato lo scorso anno. La consegna dei motori è invece prevista per il 2013.

     

    In base alle fonti di settore, l'Oman possiede già uno squadrone di 12 F-16 acquistati in precedenza, anche questi motorizzati con General Electric F110.

     

    L'acquisto del 2011, firmato a dicembre, ha portato all'acquisto di dieci F-16C a posto singolo e due F-16D biposto. Il valore del contratto (motori esclusi) fu di circa 600 milioni di dollari. In particolare la versione di F-16 acquistata dall'Oman è la Block 50, (praticamente una Block 52, che si differenzia solo per l'adozione di un differente motore, in questo caso il Pratt & Whitney F100-PW-229).

     

    Ricordiamo infatti che tutte le versioni dell'F-16 sono disponibili con i due motori. Quelli equipaggiati con General Electric hanno lo "0" finale (Block 30, Block 50, Block 60), mentre quelle equipaggiate con Pratt & Whitney terminano con "2" (Block 52, etc).

     

    "Questa decisione conferma l'affidabilità del prodotto e la fiducia che vi ripone la Royal Air Force of Oman, soprattutto in base alle missioni che l'Oman richiede a questo velivolo" è stato il commento di General Electric (Avionews)

     

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