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gobbomaledetto

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Risposte pubblicato da gobbomaledetto

  1. Da Corriere.it

     

    FIUMICINO

    Guasto al carrello, aereo con 124 persone a bordo atterra con procedura d'emergenza

    Il pilota allertato dalla spia che segnalava un difetto di chiusura del portellone. Nessun incidente

     

     

    ROMA - Decolla regolarmente alle 09.30 da Fiumicino, direzione Ibiza. Ma dopo soli venti minuti è costretto a tornare indietro e ad atterrare chiedendo alla torre di controllo la procedura d'emergenza. E' successo a un aereo, un MD 80 ella compagnia Italy Airlines, con 124 passeggeri a bordo.

     

    LA SPIA - Il velivolo è atterrato regolarmente sulla pista numero 3 (quella parallela al mare), con i mezzi di soccorso e dei vigili del fuoco schierati a bordo pista pronti a intervenire in caso di necessità, mentre i passeggeri sono scesi normalmente dalle scalette. Secondo quanto si è appreso il comandante del volo battezzato con la sigla «FS 1790», si sarebbe accorto dell'accensione di una spia di emergenza che segnalava un difetto di chiusura di uno dei portelloni del carrello. Così il pilota, per motivi di sicurezza, e ha deciso di rientrare subito a Fiumicino. L'aereo ora si trova in un hangar per le ispezioni tecniche e i passeggeri dovrebbero ripartire alle 12.

     

    RIPARTITI - Dopo un attesa di oltre tre ore nello scalo romano, i 124 passeggeri sono partiti alle 12.40. Si sono imbarcati nuovamente sullo stesso velivolo su cui il comandante aveva riscontrato un'anomalia. L'aereo è stato sottoposto ad accurate ispezioni tecniche e successivamente è stato reso nuovamente agibile al volo.

  2. Da Corriere.it

     

    Durante un'esibizione a Montichiari, in provincia di Brescia

    Cade aereo durante manifestazione aerea

    Il copilota, 26 anni, è morto, mentre il pilota è rimasto ferito e si trova in condizioni gravissime

     

    BRESCIA - Un aereo acrobatico da esibizione è precipitato dcmenica pomeriggio sulla pista durante una manifestazione a Montichiari in provincia di Brescia, per il centenario dell'aeroporto intitolato a Gabriele D'Annunzio. Il copilota, Marzio Maccarana, 26 anni, è deceduto, mentre il pilota è rimasto ferito e si trova in condizioni gravissime. Entrambi facevano parte dell'Aeroclub Brescia. L'Agenzia nazionale sicurezza al volo ha aperto un'inchiesta sull'incidente.

     

    ANNULLATA - La manifestazione è stata subito annullata. In un primo momento si era diffusa la notizia che l'aereo coinvolto nell'incidente fosse delle Frecce Tricolori, presenti a Montichiari al Brixia Air Sohow 2009, dove si sarebbero dovute esibire alle 17. Ma subito dopo l'Aeronautica militare ha smentito.

  3. Beh, Dominus, se non esiste una destra mondiale allora anche la sinistra non può essere globale! Perché sinceremante mi sembra che ci sia un abisso fra la sinistra europea (peraltro molto frammentata anche al suo interno. Per non dire poi di quella italiana che, oltre ad essere divisa, non ha ancora capito bene cosa voglia fare "da grande"!).

     

    Secondo me le distinzioni tra destra e sinistra vanno bene in quanto generiche; poi ogni paese, avendo sue specifiche caratteristiche, ha una destra ed una sinistra "specifiche".

  4. Io sinceramente non ho scritto in reazione alle tue teorie, Armilio, bensì per replicare a chi ha iniziato la conversazione: volevo semplicemente dire che in questo attuale ciclo le cose vanno così, ma nulla vieta (anzi, ne ho la certezza) che domani andranno anche in un modo diametralmente opposto.

     

    Tutto qua; lungi da me, comunque, la volontà di polemizzare con alcuno (e mi sembra che il tono pacato del mio post lo dimostri già di per sè in modo eloquente!).

  5. Mai sentito parlare dei corsi e dei ricorsi storici?

    Ne ipotizzava l'esistenza già nel Settecento un grande storico italiano, Giambattista Vico: per lui (e l'idea è validissima) nella storia ci sono fatti che ciclicamente (anche se non con intervalli regolari, ovviamente!) si ripetono.

     

    Oltre a questa interessante ipotesi si può dire che ogni realtà (e così anche ogni raggruppamento politico) ha il suo ciclo vitale più o meno lungo; a questo va aggiunto che, dopo la caduta del Muro di Berlino, tutto è diventato più fluido.

    Per limitarci alla situazione italiana la presenza di un forte blocco comunista, intero ed esterno al paese, ha fatto sì che la Democrazia cristiana (ed i suoi alleati) restassero al potere per oltre quarant'anni, senza ricambio.

    Negli altri paesi la situazione era di certo meno bloccata (in Germania l'alternanza tra Spd e Cdu c'è sempre stata), ma l'alternanza vera e "totale" (cioè possibile su quello che in Italia è sempre stato definito l'arco costituzionale), di fatto, è stata libera di manifestarsi con maggior frequenza proprio dopo la caduta del Muro.

     

    Quindi direi che l'alternanza, per motivi storici di lunga durata e/o contingenti, è una realtà normale.

     

    Quanto al presunto arretramento della destra a livello mondiale io proprio non lo vedo, almeno per ora, anche perché già alla prossima tornata elettorale qualche paese retto da una maggioranza di sinistra passerà ad avere un governo di destra!

  6. Da Corriere.it

     

    I verbali segreti di Hitler escono per la prima volta in italiano

    «Occupiamo subito Roma.Quella marmaglia ci tradirà»

    25 luglio 1943, ore 21.30: gli ordini del Führer dopo la caduta di Mussolini

     

    Il Führer — È già stato informato sugli svi­luppi in Italia?

     

    Keitel — Ho sentito solo le ultime parole.

     

    Il Führer — Il Duce si è dimesso. Non è anco­ra confermato: Badoglio ha assunto il governo, il Duce si è dimesso.

     

    Keitel — Di sua iniziativa, mio Führer?

     

    Il Führer — Probabilmente per desiderio del re, su pressione della corte.

     

    Jodl — Badoglio ha assunto il governo.

     

    Il Führer — Badoglio ha assunto il governo, quindi il nostro più acerrimo nemico. Dobbiamo chiarirci subito le idee, trovare un qualche meto­do per riportare sulla terraferma la gente qui (in­dica sulla cartina le truppe tedesche impegnate in Sicilia contro gli alleati, ndr ).

     

    Jodl — La domanda decisiva è: combatteran­no o no?

     

    Il Führer — Dichiarano che combatteranno, ma questo è tradimento! Dobbiamo essere chiari con noi stessi: è tradimento bello e buono! Sto attendendo le notizie su quello che il Duce dirà. Vorrei che il Duce venisse subito qui in Germa­nia.

     

    Jodl — Se queste cose sono incerte, c’è solo un modo di procedere.

     

    Il Führer — Stavo già pensando — la mia idea sarebbe che la 3ª divisione corazzata grana­tieri occupasse subito Roma e scardinasse imme­diatamente tutto il governo.

     

    Jodl — Il combattimento viene sospeso, per questo caso, in modo che qui nella zona di Roma concentriamo quanto più possibile queste forze che portiamo fuori qui e quelle che sono già là, mentre il resto confluisce qui. — La cosa diventa difficile qui (si riferisce sempre alla Sicilia, ndr ).

    Il Führer — Qui c’è solo una cosa: che tentia­mo di portare la gente su navi tedesche lascian­do indietro il materiale — materiale qui o là, non fa differenza, gli uomini sono più importan­ti — Presto avrò notizie da Mackensen (amba­sciatore tedesco a Roma, ndr ). Poi predisporre­mo subito il resto. Ma questo deve essere subito via!

     

    Jodl — Sissignore.

     

    Il Führer — La cosa decisiva intanto è che as­sicuriamo subito i passi sulle Alpi, che siamo pronti a prendere subito contatto con la IV arma­ta italiana e che prendiamo subito in mano i vali­chi francesi. Questa è assolutamente la cosa più importante. Per fare questo dobbiamo mandare giù subito delle unità, eventualmente anche la 24ª divisione corazzata.

     

    Keitel — In tutto quello che potrebbe accade­re la cosa peggiore sarebbe non avere i valichi.

     

    Il Führer — Dunque in linea di massima: una divisione corazzata, ed è la 24ª, è pronta. La cosa più importante è mandare giù subito in quella zona la 24ª divisione corazzata e che la divisione granatieri «Feldherrnhalle», che deve essere pronta, occupi almeno i valichi. Perché qui abbia­mo solo una divisione che è vicino a Roma. — La 3ª divisione corazzata granatieri è tutta là, vicino a Roma?

     

    Jodl — È là, ma non completamente mobile, solo parzialmente.

     

    Il Führer — Poi, grazie al cielo, abbiamo anco­ra qui la divisione cacciatori paracadutisti. Per­ciò la gente qui (Sicilia) deve essere salvata ad ogni costo. Qui, questo non serve a nulla: devo­no passare di qua, soprattutto i paracadutisti ed anche gli uomini della «Göring» (la divisione scelta intitolata al capo dell’aeronautica, Her­mann Göring, ndr ). Il loro materiale non ha alcu­na importanza, che lo facciano saltare o che lo distruggano. Ma la gente deve passare di qua. Ora sono 70 mila uomini. Se c’è la possibilità di volare, saranno di qua molto in fretta. Devono tenere una cortina qui così prendono indietro tutto. Solo armi leggere, tutto il resto rimane, di più non serve. Contro gli italiani ce la caveremo anche con le armi leggere. Tenere questo qui non ha alcun senso.

     

    Jodl — Dobbiamo attendere notizie veramen­te precise e vedere quello che sta accadendo.

     

    Il Führer — Ovviamente, solo che noi, da par­te nostra, dobbiamo cominciare subito a fare del­le riflessioni. Su una cosa non possono esserci dubbi: con tutti i loro intrighi, naturalmente di­chiareranno di rimanere dalla nostra parte; que­sto è chiarissimo. Ma questo è un tradimento; non rimarranno dalla nostra parte.

     

    Keitel — Qualcuno ha già parlato con questo Badoglio?

     

    Il Führer — Per il momento intanto abbiamo ricevuto questo rapporto: ieri il Duce era al Gran Consiglio. Nel Gran Consiglio c’erano Grandi, che ho sempre definito un «porco», Bottai, ma soprattutto Ciano. Hanno parlato contro la Ger­mania in questo Gran Consiglio e avrebbero det­to: «Non ha più alcun senso proseguire la guer­ra, in qualche modo si deve tentare di tirar fuori l’Italia». Alcuni erano contrari. Farinacci ecc. si sono certo espressi contro, ma non con l’incisivi­tà di quelli che si sono espressi a favore di que­sto movimento. Ora, già questa sera il Duce ha fatto sapere a Mackensen che è deciso ad accet­tare questa battaglia e che non capitolerà. Poi improvvisamente ho ricevuto la notizia che Ba­doglio vorrebbe parlare a Mackensen. Macken­sen ha detto di non aver nulla da discutere con lui. Egli allora è diventato ancora più insistente ed infine Badoglio ha mandato un uomo — Ha detto che il re lo aveva appena incaricato di for­mare un governo dopo che Mussolini da parte sua si era dimesso. Che significa «dimesso»?

     

    Keitel — Tutto l’atteggiamento della Casa rea­le! Il Duce comunque al momento non ha in ma­no alcun mezzo di potere, nulla, non ha truppe.

     

    Il Führer — Nulla! Gliel’ho sempre detto: non ha nulla! Non è vero che non ha nulla. Glie­lo hanno anche impedito perché non avesse un qualche mezzo di potere. Ora il ministro ha ordi­nato che Mackensen per prima cosa si rechi al­l’Ufficio Esteri. Probabilmente là gli verrà notifi­cato questo. Suppongo che corrisponda. Secon­do, il ministro ha chiesto se sono d’accordo che egli vada subito dal Duce. Ed io ho detto che va­da subito dal Duce e, se possibile, induca il Duce a venire subito in Germania. Penso proprio che voglia parlare con me. Se il Duce viene qui, è già una buona cosa; se non viene, allora non so. Se il Duce viene in Germania e parla con me, di per sé è già una buona cosa. Se non viene qui o non può partire o rinuncia perché si sente di nuovo male, cosa che non meraviglierebbe con quel branco di traditori, allora non si sa. Coso (proba­bilmente si riferisce a Badoglio, ndr ) del resto ha subito dichiarato che la guerra continua, in questo non cambia nulla. Quella gente deve fare così perché è un tradimento. Ma anche noi, da parte nostra, continueremo a giocare il loro stes­so gioco, prepareremo tutto per impadronirci fulmineamente di tutta questa gentaglia, per far piazza pulita di tutta quella marmaglia. Domani manderò giù un uomo che dia ordine al coman­dante della 3ª divisione corazzata granatieri di entrare seduta stante a Roma con un gruppo speciale, di arrestare subito tutto il governo, il re, tutta la banda, soprattutto di arrestare subito il principe ereditario e di impadronirsi di questa canaglia, soprattutto di Badoglio e di tutta quel­la gentaglia.

  7. Dal sito della compagnia traggo questa dichiarazione:

     

     

    SkyEurope sospende i suoi servizi

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    Gentile Cliente,

     

    La informiamo che SkyEurope ha sospeso le sue vendite e le sue operazioni.

     

    Coloro che hanno acquistato i propri voli con una carta di credito devono rivolgersi alla banca che ha emesso la carta di credito per ottenere il rimborso per i voli SkyEurope non utilizzati.

     

    Nel caso in cui il pagamento è stato effettuato direttamente a SkyEurope con modalità differenti dalla carta di credito (i.e. bonifico bancario, contanti) nessun rimborso purtroppo è possibile.

     

    Se ha prenotato un biglietto aereo tramite agenzia di viaggio oppure tramite tour operator La preghiamo di mettersi in contatto con loro.

     

    Se è già a destinazione prenotando un albergo o noleggiando un auto attraverso un partner SkyEurope, può rimanere in hotel ed usare l'autovettura come da Sua prenotazione. Purtroppo invece deve prenotare il Suo volo di ritorno a Sue spese con un'altra compagnia.

     

    Può inoltre contattare la Sua assicurazione per ottenere informazioni e supporto.

     

    Siamo dispiaciuti per il disagioche Le stiamo causando.

  8. Comunque va anche detto che De Gaulle era ben poco simpatico ai suoi stessi alleati, in primis Churchill. Ciò a causa di un carattere sicuramente spigoloso e poco adatto al compromesso, come si vide anche in occasione della presa di Parigi, quando gli alleati si trovarono di fronte alla necessità di inviare le truppe a Parigi (che in un primo tempo si era pensato di prendere accerchiandola, aspettando poi la resa dei tedeschi) perchè Leclerc, su istigazione dello stesso De Gaulle, aveva deciso di occupare Parigi fregandosene delle direttive d'azione di Bradley ed Eisenhower.

  9. Tragica notizia da Corriere.it

     

    l disastro forse dovuto al maltempo

    Cade elicottero del 118, quattro morti

    Schianto sul monte Cristallo, sopra Cortina: il velivolo forse si è abbassato toccando i cavi della media tensione

     

    MILANO - Un elicottero è caduto sul monte Cristallo, sopra Cortina. A bordo c'erano quattro persone, tutte morte. Secondo le prime informazioni si tratterebbe di un mezzo del Suem, il servizio sanitario del 118. La zona, piuttosto impervia, è colpita da un forte maltempo.

     

    CAVI MEDIA TENSIONE - A bordo dell'elicottero, oltre al pilota, c'erano un medico e due tecnici. Il velivolo, che stava intervenendo per una frana in zona Rio Gere verso Passo Tre Croci, potrebbe essersi abbassato a causa del maltempo toccando i cavi della media tensione. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, i carabinieri e le squadre del soccorso alpino.

     

    RECUPERATE LE SALME - Le salme sono state recuperate e portate nella sala mortuaria dell'ospedale Codevilla a Cortina. Nella sede del 118 a Pieve si è radunata una piccola folla di amici e conoscenti delle vittime. Il medico che era a bordo, Fabrizio Spaziani, era in servizio da molti anni al 118 dell'ospedale di Pieve di Cadore. Aveva partecipato, assieme agli "Scoiattoli" di Cortina, alla spedizione commemorativa sul K2 per i 50 anni della conquista della seconda vetta più alta al mondo.

  10. Il libro di cui parlate non è disponibile neanche su Ibs, al momento.

     

    Però, da buon bibliotecario, suggerisco di vedere se per caso qualche biblioteca della tua zona ne possiede copie; per fare ricerche on line a proposito può utilizzare sia il sistema bibliotecario nazionale (www.sbn.it) oppure anche il metaopac azalai (http://www.aib.it/aib/opac/mai2.htm3).

     

    Se invece non vuoi tribulare dimmi dove abiti e ti faccio io la ricerca, comunicandoti poi i risultati!

  11. Volevo solo dire che in Italia si è bravissimi a dare le colpe agli altri in modo rapidissmo; a migliorare le proprie magagne invece non ci pensi nessuno!

     

    Per non aprire il discorso su questi vettori low cost italiani che sembrano nascere (vedi Volare e MyAir) con un unico fine, cioé quello di fallire sempre in modo abbastanza rapido (e con fior di passeggeri a piedi e derubati dei loro soldi!).

  12. Da Corriere.it

     

    Otto passeggeri feriti, ma in modo lieve

    Reattore prende fuoco, paura a bordo. Evacuati i passeggeri di un aereo a Orly

    Incendio sul velivolo della compagnia Vueling diretto ad Alicante poco prima del decollo dallo scalo parigino

     

    PARIGI - Il reattore di un aereo della compagnia Vueling ha preso fuoco poco prima del decollo dall'aeroporto parigino di Orly diretto ad Alicante (Spagna). Otto persone sono rimaste leggermente ferite nell'evacuazione del velivolo. Le fiamme sono state rapidamente domate dai pompieri e i 169 passeggeri, che erano a bordo, sono stati evacuati attraverso gli scivoli di emergenza. Lo ha reso noto la prefettura del dipartimento francese Val et Marne, sottolineando che «uno dei reattori ha preso fuoco» ma precisando che «l'incendio è stato subito circoscritto: l'allarme è stato lanciato alle 10.35 e il cessato allarme alle 11.09».

     

    OTTO FERITI LIEVI - I passeggeri sono stati condotti in uno dei terminal dell'aeroporto. Un aereo di Vueling è arrivato alle 15 a Orly da dove è ripartito per trasportare i passeggeri ad Alicante (arrivo previsto alle 16.45). «Al momento dell'accensione del motore numero due un addetto sulla pista ha visto del cherosene che usciva e prendeva fuoco al di sotto del reattore», ha spiegato alla stampa Josè Luis Casado di Iberia, azionista di Vueling. Il comandante ha allora spento i motori ed evacuato i passeggeri. «È una misura spettacolare che ha potuto creare panico». Alcuni passeggeri hanno raccontato di aver visto un fumo nero provenire da uno dei reattori: «È stato il panico. Una hostess ha urlato, parlavano in spagnolo. Abbiamo sentito le sirene dei pompieri, ci hanno detto di uscire». I pompieri sono arrivati in meno di due minuti, uno stewart ha aperto le porte, ha azionato gli scivoli di sicurezza, mentre una hostess ha gridato di evacuare. Qualcuno dice di aver «sentito un'esplosione» altri di «non essersi accorti di nulla» prima che il personale di bordo li invitasse a scendere: «tutti hanno corso» e «si camminavano sopra» e «qualcuno piangeva, eravamo angosciati».

  13. Infatti; è di gran lunga meglio dell'Hummer americano, soprattutto in fatto di resistenza ad esplosioni (ed infatti di solito l'unico a rischiare davvero è il militare in ralla; e visto che la torretta servirà ad evitare tale inconveniente il Lince diventa davvero un mezzo super!).

  14. Bah. le teorie "imperialiste" sono tante; ora come ora me ne sovviene una, di cui non ricordo però con precisione l'origine, la quale sosteneva che l'aquila imperiale vola sempre verso oriente e quindi il naturale passaggio da Roma fosse sempre verso una realtà posta ad Oriente.

     

    Certo, la politica matrimoniale ha sempre rappresentato un'ottimo strumento di legittimazione e di espansione: basti ricordare il matrimonio fra Costanza d'Altavilla ed Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, dalla cui unione nacque sia un grande imperatore quale Federico II sia un non piccolo impero nato appunto dall'unione delle terre sveve e normanne in Italia, tra gli altri possedimenti.

     

    La stessa politica venne seguita anche da altri (ad esempio, Ottone III intorno all'anno Mille).

     

    Ma tornando in media res, ricordo che la situazione balcanica è sempre stata alquanto complicata non solo per via della frammentazione etnica e territoriale, ma anche per la presenza di numerosi ulteriori fattori (religiosi, politici, ecc.) che non potevano che causare ulteriori, dilaceranti divisioni e, soprattutto, continue ingerenze di realtà esterne. Di qui la straordinaria facilità con cui le guerre sono sempre divampate nei Balcani.

  15. Io invece riporto due interessanti articoli, entrambi tratti da Corriere.it

     

    Karzai: serve un nuovo accordo con le forze internazionali

    Afghanistan: tregua tra il governo e i talebani nella provincia di Bagdhis

    Concordato un cessate il fuoco fino alle elezioni del 20 agosto: nell'area ci sono anche le truppe italiane

     

     

    KABUL (AFGHANISTAN) - I talebani della provincia occidentale afghana di Badghis , un area in cui ci sono anche le truppe italiane, hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco con il governo di Kabul in vista delle elezioni del prossimo 20 agosto. Lo ha riferito un portavoce del presidente dell'Afghanistan Hamid Karzai, Siamak Herawi, secondo cui la tregua è stata decisa sabato scorso, dopo negoziati con i comandanti del distretto di Bala Mughrab mediati dai leader tribali.

     

    L'ACCORDO - «In base a questo accordo - ha spiegato il portavoce - i comandanti talebani hanno accettato di ritirare le loro forze da tre aree nel distretto e consegnarle alle autorità degli anziani». I Talebani, ha detto Herawi, precisando che le forze governative si sono impegnate in cambio a non attaccare i militanti, «hanno anche accettato di non ostacolare con attacchi il lavoro della commissione elettorale nella provincia e di permettere ai candidati alla presidenza di aprire i loro uffici per la campagna». Il cessate il fuoco «non ha alcuna scadenza - ha riferito il portavoce - lo salutiamo come benvenuto fino a quando tiene». L'accordo con i militanti di Bala Mughrab è il primo tentativo riuscito del governo di Kabul di garantire la sicurezza nel Paese in vista delle presidenziali del mese prossimo, appuntamento che ha già provocato un'escalation degli attacchi e delle violenze. «Questo è il primo passo - ha sottolineato Herawi - e abbiamo intenzione di raggiungere accordi di questo tipo con altri elementi antigovernativi in altre parti del Paese».

     

    KARZAI - E dopo l'intesa lo stesso presidente Karzai ha ribadito la necessità di nuove regole per la coalizione a comando Usa in Afghanistan e di un maggiore dialogo con i leader talebani. Karzai, in ogni caso, ha spiegato oggi che non intende discutere della richiesta dei talebani di un ritiro delle truppe straniere dal paese, perché il presidente ritiene fondamentale la loro permanenza in Afghanistan. Serve però «un nuovo accordo» con le forze internazionali, che regoli il loro modo di operare e limiti le eventuali vittime civili.

     

    Retroscena

    I giudici indagano sui mezzi militari e sui mutati impegni in campo

    Inchieste partite dopo le ultime vittime

     

    ROMA — Nelle informative arriva­te al comando dei carabinieri del Ros di Roma viene definito il «punto de­bole degli armamenti». E sono gli stessi generali della Difesa a confer­mare come la «ralla» non sia suffi­ciente a proteggere il militare addet­to alla mitragliatrice sui blindati Lin­ce. Perché chi si trova sulla torretta rimane completamente «scoperto» mentre il mezzo è in movimento, dunque esposto all’attacco del nemi­co.

     

    È proprio su questo aspetto della missione in Afghanistan che si sta concentrando l’attività dei magistrati - procura penale e militare - dopo la morte del caporalmaggiore Alessan­dro di Lisio e il ferimento degli altri soldati che in questi ultimi giorni so­no finiti sotto attacco.

     

    Dopo la modifica delle regole di in­gaggio, con il contingente sempre più spesso coinvolto in vere e pro­prie battaglie, si deve stabilire se gli equipaggiamenti siano adeguati al­l’impegno richiesto. Anche perché in vista delle elezioni del prossimo 20 agosto, i servizi di intelligence oc­cidentali sono concordi nel ritenere che il livello di rischio si alzerà ulte­riormente e le pattuglie che escono in ricognizione saranno obiettivo pri­vilegiato dei talebani e delle formazio­ni terroristiche che mirano a ottene­re il controllo delle aree. Come hanno dimostrato gli ultimi episodi, i reparti italiani partecipano attivamente al conflitto e quindi è in­dispensabile garantire loro un dispo­sitivo di sicurezza che tenga conto della modifica della missione. Il peri­colo più alto è quello per il «rallista», proprio come ha dimostrato la morte di Di Lisio - rimasto schiacciato dopo il ribaltamento del mezzo blindato ­e dunque si stanno studiando le pos­sibili modifiche per creare una sorta di calotta protettiva. Ma non viene esclusa l’eventualità di utilizzare an­che un altro tipo di carro armato.

     

    Lo Stato maggiore pensa al «Frec­cia » che esternamente è quasi identi­co al Lince, però ha una blindatura più potente e soprattutto possiede un apparato tecnologicamente avan­zato che lo tiene in contatto costante con gli aerei o con i droni, in modo che i militari possano avere la situa­zione sempre sotto controllo attraver­so i monitor. Il pregio sarebbe quello di garantire maggiore capacità di ma­novra durante eventuali conflitti e più alta protezione di fronte ad atten­tati con le micidiali bombe utilizzate dai combattenti afgani.

     

    I magistrati hanno acquisito l’elen­co dei mezzi e delle armi a disposizio­ne del contingente e nei prossimi giorni riceveranno le informative su­gli ultimi episodi che in Afghanistan hanno coinvolto i soldati italiani. Obiettivo dell’indagine rimane infat­ti quello di accertare se, sia pur in una situazione di guerra come quella che vede coinvolto il contingente, sia­no stati omessi comportamenti o di­sposizioni che avrebbero potuto evi­tare vittime e feriti. E di verificare in base a quali criteri siano stati modifi­cati i cosiddetti «caveat» - vale a dire i limiti alle regole di ingaggio che ogni Paese pone ai propri soldati ­che adesso consentono la partecipa­zione alle azioni di guerra. Missioni di difesa, ma anche di attacco, come confermano i vertici del Comando.

     

    Era stato proprio un comunicato ufficiale dei vertici del contingente italiano a specificare che il caporal­maggiore Di Lisio e i suoi colleghi era­no stati impegnati «a eliminare ulte­riori sacche di resistenza presenti nel­l’area di Bala Morghab, 200 chilome­tri a nord di Herat», considerata «sno­do strategico fondamentale». E due giorni fa il comandante Rosario Ca­stellano ha spiegato che «è lecito im­maginarsi una escalation di tensione anche in vista delle elezioni», di fatto avvalorando la previsione che pro­prio ad agosto ci sarà un «picco di at­ti ostili».

     

    Una situazione di pericolo che ani­ma il dibattito politico e convince i magistrati sulla necessità - come del resto era avvenuto in passato anche durante la missione in Iraq e dopo gli attacchi subiti in Afghanistan - di sta­bilire se si tratti di attività che rientra­no nel mandato affidato ai militari e che rispettano le regole stabilite al momento di finanziare la missione.

  16. Che la situazione in Afghanistan si stia surriscaldando è un'ammissione, neanche tanto velata, che traspare da queste affermazioni del nostro ministro degli esteri Frattini

     

    da Corriere.it

     

    Il ministro degli Esteri sulla missione in Afghanistan e le prospettive europee

    Frattini: «Useremo i Tornado in azioni di combattimento»

    «Presto per parlare di dopo-Karzai. Ma ha bisogno di uomini fidati»

     

    ROMA - Le notizie dell’ennesimo attacco ai militari italiani vicino a He­rat arrivano dopo una conversazione con il ministro degli Esteri Franco Frattini imperniata soprattutto sul­l’Europa. Una volta imprevisti del ge­nere erano un’eccezione, adesso stan­no diventando routine.

     

    Ministro, in Afghanistan sono sta­ti tolti i caveat che limitavano l’im­piego dei soldati italiani in combat­timento e aumentano gli attacchi. Che farete?

    «C’è visibilmente un’escalation, lo dimostrano gli attacchi di queste ore. Aumenteremo i Predator e la copertu­ra dei Tornado, in funzione non solo di ricognizione, ma anche di vera e propria copertura. Rafforzeremo la blindatura dei Lince e poi aggiungere­mo mezzi blindati di ultima genera­zione» .

     

    Il 20 agosto si vota: Hamid Karzai è ancora il presidente preferito dal governo italiano?

    «È stato indebolito dalle accuse di corruzione di personaggi importanti del suo governo, ha saputo reagire guadagnandosi una nuova investitu­ra come candidato di riferimento di molti Paesi della coalizione. Ritengo ancora prematuro parlare di un do­po- Karzai. Se sarà riconfermato, do­vrà costruire intorno a sé una nuova leadership in grado di affiancarlo du­rante il mandato e affermarsi progres­sivamente».

     

    L’asprezza delle cronache afghane non rende più agevole un’altra parti­ta politica. Meno cruenta eppure deli­cata. José Manuel Durão Barroso, por­toghese del Partito popolare, è secon­do Frattini un presidente della Com­missione europea ingiustamente mes­so «sulla graticola» per i prossimi tre mesi e mezzo. Tra i manovratori dello spiedo, nel Parlamento di Strasbur­go, non brillerebbero per coerenza i socialisti di Spagna e Portogallo, con­trari a votare presto sul suo nuovo mandato nonostante i rispettivi go­verni «siano stati tra i più convinti so­stenitori di Barroso». A sentire il tito­lare della Farnesina, è uno dei prodot­ti della stagione aperta dopo le ulti­me elezioni europee. Di questo si è parlato in quasi un’ora e mezza di intervista. Nei pros­simi mesi la ripartizione di nuovi po­sti di potere nell’Ue dovrebbe diventa­re materia di lotta, di negoziati e di compromessi tra governi, partiti e Stati. Succederà se entrerà in vigore il Trattato di Lisbona, preparato per so­stituire in versione annacquata il pro­getto di Costituzione europea affon­dato dai referendum francese e olan­dese. Il Corriere ha cercato di vedere in quale modo si avvicina alla partita il governo italiano.

     

    Ministro, lei mercoledì scorso ha incontrato Barroso. Come l’ha trova­to?

    «Sono stato a cena a casa sua a Bru­xelles. Ho percepito che questa legi­slatura sarà caratterizzata da un attivi­smo del Parlamento europeo, il quale cercherà molto spesso una prova di forza contro la Commissione. Spero che si possa trovare una composizio­ne».

     

    Altrimenti?

    «Nel chiedere di posticipare il voto sulla conferma di Barroso a dopo il re­ferendum irlandese sul Trattato di Li­sbona, fissato al 2 ottobre, socialisti e liberaldemocratici hanno dato un se­gnale che non va nel senso della con­vergenza e coesistenza tra istituzioni europee».

     

    Perché?

    «Se si comincia così si avranno si­tuazioni preoccupanti di lacerazione interna. Si lascia tre mesi e mezzo sul­la graticola il presidente designato al­l’unanimità dal Consiglio europeo».

     

    E non rientra nelle facoltà del Par­lamento?

    «Governi come quello socialista spagnolo e quello socialista portoghe­se sono stati tra i più convinti nel de­signare Barroso e vedono gli eurode­putati del loro stesso partito annun­ciare la volontà di votargli contro. Questo apre una riflessione seria sui rapporti tra un’istituzione e l’altra».

     

    Non dimostra che i partiti sono in crisi anche fuori dell’Italia?

    «Alla vigilia dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona non mi pare un gran viatico. È stata una decisione politica».

     

    Con chi ce l’ha? Con la sinistra?

    «No, no. Ci sono di mezzo anche i liberaldemocratici. Esistono maggio­ranze e aggregazioni che si modulano a seconda del dossier da trattare. Ciò lascia tutto in un’incertezza. Che si ag­grava con l’incertezza sul referendum irlandese».

     

    Lei non era tra i più ottimisti sui tempi di entrata in vigore di quel Trattato?

    «Lo sono ancora. Agli irlandesi, che hanno creato le infrastrutture del loro Paese grazie ai fondi comunitari, conviene più un’Europa con il Tratta­to di Lisbona che senza».

     

    Dunque prevede l’entrata in vigo­re per quando?

    «Dicembre 2009. Così nel gennaio 2010 si avranno un presidente del Consiglio europeo con mandato di due anni e mezzo, un alto rappresen­tante per la politica estera e di sicurez­za che sarà di diritto vice presidente della Commissione, numerose vota­zioni a maggioranza invece che al­l’unanimità. Un’Europa capace di de­cidere più in fretta».

     

    Considerato che presidente del Parlamento è stato eletto un polac­co del Ppe, Jerzy Buzek, e che a gui­dare la Commissione è un portoghe­se dello stesso partito, quali Paesi secondo lei avrebbero titolo ad aspi­rare alla presidenza del Consiglio europeo e all’alto rappresentante per la politica estera?

    «Secondo una tradizione non scrit­ta l’alto rappresentante può proveni­re da un Paese medio. La Spagna for­se è la maggior dimensione immagi­nabile. Per intenderci, non un france­se, non un italiano, non un britanni­co né un tedesco. Questo va bilancia­to anche con le famiglie politiche».

     

    Che a presiedere la Commissione sia un popolare cosa comporta?

    «È probabile un presidente del Consiglio socialista, e l’alto rappre­sentante potrebbe essere collegato al­la famiglia popolare».

     

    Il governo britannico ha fatto sa­pere che se Tony Blair si candidasse lo appoggerebbe. Anche il governo italiano?

    «L’Italia ha grande simpatia per Blair».

     

    Un progressista «sostenibile», co­me si dice nel lessico ecologico, per il centro-destra?

    «È uno che per il suo governo pre­sentò programmi che Forza Italia avrebbe potuto sottoscrivere. È il più europeista dei leader dell’Europa an­glofona. Non un europeista federali­sta, ovviamente. Di certo il candidato Blair aprirà una grande discussione in Europa».

     

    Nelle sinistre europee, in partico­lare.

    «Non mi attendo una decisione senza problemi. Mi aspetto che accan­to a questa appaiano anche altre can­didature attualmente tenute accurata­mente sotto traccia».

     

    Al presidente francese Nicolas Sarkozy viene attribuita una dispo­nibilità verso Felipe González, socia­lista spagnolo.

    «Ho parlato di Blair soltanto per­ché il governo britannico lo ha so­stanzialmente indicato e perché il pre­sidente del Consiglio italiano ha det­to che lo sosterrebbe. Su González non commento. Non sarebbe serio da parte del ministro degli Esteri fare un toto-presidente».

     

    E sull’alto rappresentante per la politica estera?

    «Vi sono state poche candidature, tutte smentite. A cominciare dalla mia. Che, ribadisco, è smentita».

     

    Maurizio Caprara

  17. L'idea della Grande Madre Russia (cui tiene dietro, anche su scala più ridotto, quella della Grande Madre Serba) è una costante in area balcanica non solo del periodo dell'Urss, ma risale già all'epoca degli zar. Unica differenza: ai tempi dei Romanov la motivazioni era quella di creare un'unica patria per tutti gli ortodossi, ai tempi dell'Unione sovietica, invece, era quella di creare una grande area di influenza caratterizzata dalla presenza del marxismo.

     

    Ma, tenendo conto che anche il comunismo, per certi versi, può essere considerato una religione, con i suoi credo ed i suoi dogmi, la differenza è davvero di poco conto, visto che comunque sempre di imperialismo si tratta!

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