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picpus

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Risposte pubblicato da picpus

  1. 1) No, ma anche li dovremmo ricordare che i Palestinesi sono bombardati un giorno si e uno no dagli israeliani con l'aiuto Usa.

    ...

    2) Ovvero: ma come mai per gli europei i musulmani in casa (che li abbiamo avuti dall'anno 1000 o giu di li...) sono un problema, e per gli USA no?

     

    e parliamo di 5 milioni stimati, centinaia di moschee, scuole islamiche ecc ecc

     

    http://www.islam101.com/history/population2_usa.html

    1) Gli israeliani sono bombardati un giorno sì e l'altro pure (nell'indifferenza completa dei media dei vili, non c'è termine più adatto, paesi europei!!!)!!!

     

    2) Forse perché, come già avvenuto in passato, sanno che possono, facilmente, conquistare la, peraltro vicina, Europa (anche e soprattutto per la famosa "viltà" degli europei), mentre contro gli americani (così come contro gli israeliani), per l'indole e non per la potenza militare, non ci riuscirebbero mai!

  2. Continua la carneficina nella Russia di Putin!

     

     

    Dal link http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articol...olo457396.shtml

     

    riporto:

     

     

    11/8/2009

     

    Cecenia,uccisi militanti di una Ong

     

    Donna e marito erano stati rapiti ieri

     

    Sono stati trovati morti la militante di una Ong e suo marito rapiti ieri a Grozny, in Cecenia. Il ritrovamento dei corpi di Zarema Zadulaieva, responsabile dell'Ong "Salviamo la generazione", e di suo marito è stato confermato alla radio Eco di Mosca da Aleksandr Cerkasov, del direttivo dell'Ong Memorial. Meno di un mese fa era stata rapita e uccisa Natalia Estemirova, giornalista e attivista dell'Ong Memorial.

     

    La Estemirova, che era già stata indicata come la erede di Anna Politkovskaja, era stata ritrovata ormai cadavere in Inguscezia, poche ore dopo il suo rapimento, che era avvenuto in Cecenia il 15 luglio scorso. Sempre Cherkasov ha spiegato che i cadaveri della Zadulaeiva e del marito sono stati scoperti in un sobborgo della capitale cecena, come è stato confermato anche dalle autorità locali.

     

    "I corpi dei due attivisti sono stati trovati nel bagagliaio della loro macchina nei pressi di un sanatorio, nel villaggio di Cernorece con ferite di arma da fuoco", ha detto a Interfax un rappresentante del ministero dell'Interno ceceno.

     

    I due erano stati sequestrati da uomini armati, come ha raccontato ancora Cherkasov, e al momento del rapimento si trovavano nell'ufficio della loro organizzazione umanitaria. L'Ong di cui facevano parte aiuta in particolare i giovani che vivono in Cecenia, per evitare che finiscano in bande armate. Intanto, un responsabile di Memorial, Oleg Orlov, ha accusato dell'omicidio della Estemirova il presidente ceceno, Ramzan Kadyrov.

  3. 1) ... Ma con la famiglia di Zidane, che e' in Francia da 40 anni, come la mettiamo?

     

    ...

     

    2) Bisogna stare vigili, ridimensionare le nostre paure, e cercare, ogni tanto, di vederla anche con l'occhio degli altri (non per giustificare, ma per capire). perche' e' vero che il Corano dice anche

     

    La Jihad è la "guerra santa" contro gli infedeli. L'Islam ha come scopo la conquista territoriale per instaurare un governo islamico con la sharia (legge coranica).

     

    Il Corano esorta a diffidare degli infedeli (compresi ebrei e cristiani) e a ucciderli.

    Sure 5:54; 47:4; 9:29,123,216.

     

    ma non dimentichiamo che nella Bibbia

     

    nel quinto comandamento (Deut. 5, 17)DDio comanda «Tu non ucciderai». Nello stesso testo, (Deut. 7, 1-2) tale comando appare tuttavia inteso come limitato al popolo eletto, quando Dio ordina di sterminare tutte le popolazioni straniere che occupano la terra promessa.

     

    mentre compare anche il concetto di herem, di sterminio del nemico, ovvero di votare a Dio tutte le prede di guerra(«Sterminarono tutto quanto era nella città, uomini e donne, giovani e vecchi, anche buoi, pecore e asini passarono a fil di spada» [Giosuè 6, 21])

    Quindi, se la mettiamo sul religioso, come vedi ognuno ha acqua a fiumi da tirare al proprio mulino.

    ...

    1) Come ho già avuto modo di accennare in un post precedente, fino ad alcuni anni fa (ho indicato pure la data che, a mio parere, fa da spartiacque, l'11 settembre 2001), in Francia, almeno in apparenza, c'era, da parecchi decenni, una società multirazziale, che io, per primo, ritenevo, se non "ideale", almeno sufficientemente equilibrata; poi, improvvisamente ed io ho fatto la mia diagnosi (e non pretendo che sia quella giusta), l'equilibrio si è rotto: si tratta di ricomporlo, operando, giorno per giorno, con fatica, sulle piccole e sulle grandi cose, pretendendo e dando rispetto: non dico che è facile, ma non è impossibile!

     

    2) Solo che del Corano si pretende che sia applicato, ovunque, oggi, la Bibbia in queste sue parti, come dire, "estreme", forse non è stata applicata mai "alla lettera", sicuramente non lo è oggi!!!

  4. Bene, visto che tu non sei vile come me, che faresti se avessi il potere di fare qualcosa?

    Ti ho già fatto un esempio al post n° 54, al quale tu hai risposto solo con vacua ironia!

     

    Altro esempio: previo apprendimento della lingua e delle leggi fondamentali del paese in cui l'extracomunitario intende trasferirsi (se non erro, ciò è previsto, ora, in Francia).

  5. Dal link http://iltempo.ilsole24ore.com/politica/20...i_assolve.shtml

     

    riporto:

     

     

    Riabilitato il generale Speciale, la Corte dei Conti lo assolve

     

    Roberto Speciale è nato a Pietraperzia in provincia di Enna il 17 marzo 1943.

     

    Ha frequentato l'Accademia Militare di Modena dal 1961 al 1963 ed è stato Comandante Generale della Guardia di Finanza dal 17 ottobre 2003 al giugno 2007, quando, per volere del Consiglio dei ministri, viene destituito dalla carica e sostituito dal Generale Cosimo D'Arrigo che mantiene l'incarico dal 1 giugno 2007 al 15 dicembre 2007; quando, per effetto di una sentenza del T.A.R. del Lazio il Generale Speciale torna al Comando della GdF. A sorpresa, dopo due giorni, rassegna le proprie dimissioni che vengono accettate dal Cdm il giorno successivo. Nell'aprile 2008 è stato eletto deputato nelle fila del Popolo della Libertà.

     

    11/08/2009

     

     

     

    Dal link http://iltempo.ilsole24ore.com/politica/20...anze_bott.shtml

     

    riporto:

     

     

    La vicenda dell'ex comandante della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, è la cartina di tornasole, per far decantare il mistero dei post-comunisti, morti, sepolti e in apparenza inesistenti o patetici, eppur ancor così ben piazzati nelle stanze dei bottoni

     

    Fatto è che quando alle elezioni politiche vincono comunisti ed affiliati, la prima cosa che realizzano, una volta arrivati a Palazzo Chigi, è il sistema delle spoglie, cacciando via, con le buone o con le cattive, quanti dirigenti non risultino dotati di fedeltà alla causa cattocomunista e di funzionante terza narice.

     

    Di contro, i ministri di Berlusconi, quasi tutti, conservano al loro posto, e vantandosi di farlo, direttori generali ed altri burosauri, rossi, verdi od opportunisti che siano, già nominati dai Prodi, dai D'Alema, dai Pecoraro Scanio. Sarà il complesso d'inferiorità verso l'egemonia culturale, presunta, ma ormai insussistente, dei sinistri, o il terrore d'essere accusati di fascismo, oppure la voglia di quieto vivere, evitando di strafare, certo è che noi di centrodestra siamo specialisti nell'andare al Governo, ma incapaci a prendere il potere. Anm e Csm, in Via Arenula, attraverso le loro quinte colonne, contano più del Guardasigilli Alfano e, così, in molti altri dicasteri, dove i nostri non osano toccare neppure un pedone sulla scacchiera. La sorte capitata al generale Speciale, oggi mio stimato collega alla Camera, racconta, invece, l'orgia di potere praticata dagli ex comunisti. Loro, Speciale, rivelatosi non prono, non solo lo volevano cacciar via, ma anche distruggere ed infangare, avvalendosi della forza d'urto del combinato disposto: poteri forti e circo mediatico-giudiziario. Il generale, infatti, verbale del 17 luglio 2006, osò riferire all'Avvocatura dello Stato «d'essere stato oggetto di indebite, insistite e minacciose pressioni da parte del viceministro per l'Economia Vincenzo Visco, per trasferire quattro alti ufficiali in servizio a Milano». E specificò: «Visco mi ha impartito l'ordine di avvicendare gli ufficiali, senza indicarne le motivazioni. Visco mi disse che se non avessi ottemperato a queste direttive erano chiare le conseguenze cui sarei andato incontro...». I quattro ufficiali della Finanza da trasferire, secondo i governo Prodi, guarda caso, erano quelli che si occupavano delle intercettazioni Unipol, da cui scaturirono le telefonate di Consorte, che misero al tappeto i Ds. Speciale non si piega e non trasferisce gli ufficiali. Il 1° giugno 2007, il Consiglio dei Ministri lo destituisce dalla carica di Comandante della Guardia di Finanza. Il 7 giugno, Padoa Schioppa, senza vergogna, racconta al Parlamento di «una gestione personalistica del Corpo, con gravi manchevolezze di trasparenza e di comunicazione, anche con il potere politico, al punto tale che le Fiamme Gialle sono arrivate a diventare un corpo separato... è venuto meno il legame di fiducia con il governo». Essendo il diktat palesemente arbitrario ed illegittimo, Speciale viene reintegrato e, per qualche giorno, a eterna gloria di Visco, va in scena lo spettacolo grottesco di due capi della GdF. Quindi, il generale, nauseato, volontariamente se ne esce. Soprusi, schifezze, progetti autoritari. La verità è che - e servirebbe una Commissione parlamentare d'inchiesta per processare l'ultimo Governo Prodi - quell'Esecutivo, peraltro senza maggioranza, lavorò, con logica sovietica, per promuovere i «suoi» ai vertici dei servizi segreti. Uno dei «loro» era certamente il generale Cucchi. Un settimanale polacco, Wprost, parlò di Giuseppe Cucchi, già consigliere di D'Alema e Prodi, già rappresentante italiano nel comitato militare della NATO a Bruxelles, nello stesso periodo in cui Prodi dirigeva la Commissione Europea; infine, novembre del 2006, nominato capo del Cesis. La fonte di Wprost, uno 007 polacco, operante nel 1986 in Egitto, si confidò con Cucchi, anch'egli al Cairo, a proposito del fatto che i servizi di Jaruzelski sapevano dell'attentato a Giovanni Paolo II, assai prima del 13 maggio 1981. Ebbene, sarà stata certamente una coincidenza, tuttavia, la confidenza, stando a Wprost, costò cara alla spia polacca, perché Jaruzelski, informato in tempo reale, lo mise sotto processo e lo defenstrò. Berlusconi, fin qui, non ha avuto lo scatto di reni, per far luce sulle nomine fatte da Prodi nei vertici istituzionali più delicati per la sicurezza della Nazione e della sua cornice liberaldemocratica. C'è sempre tempo, meglio tardi che mai. Torno a Speciale, che, alla maniera comunista, non doveva essere annientato. Il circo mediatico-giudiziario, che si avvale non solo di Repubblica e l'Unità, ma anche del Corriere della Sera, Fiorenza Sarzanini in prima linea, si dedica, quindi, alla distruzione della persona, esposta al pubblico ludibrio e chiamata, a mezzo stampa, a dover risarcire almeno 30 mila euro, per la storia delle cassette di spigole fatte pervenire, da Pratica di Mare a Passo Rolle, per far bella figura con i suoi ospiti. Il generale, in realtà, aveva acquistato le spigole per andare incontro ai finanzieri, che, in quella sede disagiata, erano costretti a mangiare quasi esclusivamente wurstel. Era un suo dono al personale, altro che peculato e quant'altre calunnie vennero fuori dagli organi di stampa del prodismo reale in un solo Paese. Adesso, la Corte dei Conti ha dato ragione a Speciale, definendo i suoi comportamenti legittimi e, anzi, encomiabili. Onore all'amico onorevole Roberto, ma l'amarezza resta, perché i nominati da quell'infausto, per non dire di peggio, Esecutivo Prodi sono quasi tutti rimasti in carica, pronti a sventare ogni proposito di riforma strutturale da parte di Berlusconi.

     

    11/08/2009 ( vedasi, per la versione cartacea dell'articolo, anche link che segue: http://www.difesa.it/Sala+Stampa/Rassegna+...amp;pdfIndex=52 ).

  6. non esagerare. nessun musulmano che conosco è contento per la strage di 2000 persone, anzi è una cosa che si è ritorta contro ogni seguace di maometto. prova a chiederglielo.
    Concordo, con 2 ragazzi tunisini che lavorano qui a palermo, una delle cose che diciamo sempre è:

    Che tutti gli integralisti e fondamentalisti, di qualsiasi religione, possano bruciare nei rispettivi inferni.

    Se la mettiamo su questo piano, posso concordare anch'io: purtroppo, piccolo particolare, non sono loro, cioé le nostre conoscenze, che fanno la Storia, bensì ben altri!!!

     

     

     

    1) Sicuramente esistono 'cellule' di estremisti islamici, in tutti i paesi, che prendono alla lettera i precetti di unica religione, conversione obbligatoria degli infedeli ecc. Ma sono, appunto, una minoranza.

     

    2) In sostanza: oltre ad avere paura di questi estremismi (che purtroppo sono tipici delle vertenze religiose), che proponete di fare?

    1) La Storia l'hanno sempre fatta le minoranze, mai le maggioranze!

     

    2) Tra "tutti a casa" e "tutti dentro", ci sarà pure una via di mezzo, o no?!?!?! Per iniziare, ad esempio, consentire, solo ed esclusivamente, un ingresso preventivamente selezionato ed autorizzato (cioé, per lavoro, per studio, ecc., per motivi, comunque, sempre comprovati) degli extracomunitari nei paesi europei e MAI, MAI, MAI dei clandestini che "invadono", "violando le frontiere", il nostro territorio!

  7. Madmike, magari, se credi, chiariscimi questa storia del marito del magistrato che sarebbe un esponente di Forza Italia (un link qualsiasi, anche di Travaglio!!! :asd::asd::asd: ); io, dal post n° 1 della presente discussione so che: " ... Il riferimento, tra le righe, è all'ex marito della Digeronimo, che se si volesse fare un elenco di ex bisognerebbe aggiungere che è anche ex politico. Da molti anni, infatti, Enrico Balducci non si occupa più di consiglio regionale. Nel '90 scese in campo con i Verdi, nel '95 fece parte dell'esperimento Verdi di destra poi confluiti in An. Ma dal 2005 è completamente estraneo all'ambiente dei palazzi. E poi, soprattutto, è separato dalla moglie da più di 10 anni. ... ".

     

     

    Vediamo, poi, se questo link http://www.ilriformista.it/stories/Italia/78498/ ti va bene (sempre che debba essere autorizzato da te o da altri, nella scelta degli articoli da inserire nei miei post!!! :rolleyes:)!!!

     

     

    Riporto:

     

    Le mille guerre nella sinistra pugliese

    di Peppino Caldarola

     

    Il governatore e la pm. Dietro l'accusa di Vendola alla Digeronimo, pare celarsi uno scontro che si apre negli stessi ambienti.

     

    La guerra fra Nichi Vendola e Desirè Digeronimo, pm di Bari, è solo la più eclatante delle guerre pugliesi. Il magistrato ha messo sotto accusa tutti i partiti del centro-sinistra e lo stesso governatore, che tuttavia non ha ricevuto alcun avviso di garanzia.

     

     

    Nichi protesta la propria innocenza e accusa il pm di avere relazioni personali che ne fanno un magistrato di parte. L'accusa di Vendola è estemporanea. Infatti il governatore, ai primi segnali dell'inchiesta giudiziaria, ha chiesto le dimissioni di uno degli inquisititi, il neo senatore Alberto Tedesco, e ha azzerato la sua giunta facendo fuori l'uomo forte del Pd, l'assessore Sandro Frisullo. Molti hanno interpretato questa scelta come una specie di autogol di chi in pratica accetta l'impostazione accusatoria dei pm.

    Vendola e Digeronimo hanno molti tratti in comune. Scrive il Corriere della sera che il pm è amica della sorella del governatore, Patrizia, e fa parte della corrente di sinistra di Magistratura democratica non lontana dalle posizioni del governatore. Vendola è a capo di una giunta ormai allo sbando sia per le ragioni giudiziarie sia perché d'improvviso, dopo la scissione di Rifondazione, il governatore si trova senza un partito di riferimento. Sembrerebbe una lite in famiglia, uno scontro che si apre all'interno degli stessi ambienti. La linea di confine fra il pm e il magistrato è molto sottile e la lettera di Vendola conferma l'impressione di un'amicizia che si è rotta. Per tanti aspetti è una classica storia meridionale.

    Chi conosce l'ambiente è riuscito a decrittare l'accusa di Vendola al pm. Nichi fa riferimento a relazioni familiari e amicali della Digeronimo e probabilmente si riferisce non solo all'ex marito della pm che è un esponente della destra ma anche a un personaggio centrale di uno dei filoni dell'inchiesta sanitaria barese, la manager Asl Lea Cosentino che è inquisita oltre che grande amica della magistrato. Se non fosse una lite in famiglia Vendola avrebbe avuto davanti a sé la via maestra di un esposto al Consiglio superiore della magistratura per costringere il Csm ad esautorare la Digeronimo. Invece ha scelto lo strumento eccentrico della lettera aperta per reagire alla propria destabilizzazione destabilizzando il pm che ha, a questo punto, chiesto aiuto al Csm.

     

    Con Vendola si è schierato il sindaco di Bari, Michele Emiliano, predecessore alla Dda della Digeronimo, che ha svolto un vero e proprio atto d'accusa contro le inchieste baresi. L'ingresso nella partita di Michele Emiliano apre anche l'altro fronte pugliese, quello tutto politico. Nel Pd si è aperto uno scontro molto duro, che abbiamo già raccontato sul Riformista fra Emiliano e D'Alema. L'ex premier considera conclusa la stagione politica dell'ex sindaco a cui chiede di dedicarsi solo all'attività amministrativa lasciando la guida regionale del Pd. Emiliano non è d'accordo. Per qualche giorno ha sperato di diventare il candidato unitario di Franceschini e di Ignazio Marino per spingere D'Alema alla resa. La partita però si è complicata. Emissari dalemiani hanno cercato di convincere Franceschini a non cedere alle lusinghe di Emiliano e si sono spinti fino a promettere una singolare "pax pugliese" in cui i seguaci dell'ex premier avrebbero potuto appoggiare il candidato franceschiniano, Minervini. Fallito questo tentativo, lo scontro è diventato diretto. Emiliano ha scelto di presentarsi come candidato al di sopra delle mozioni mentre i dalemiani hanno presentato un uomo nuovo, Sergio Blasi, sindaco di Melpignano, inventore del Festival della Taranta e uomo di grandi capacità comunicative.

     

    Uno dei possibili fronti della guerra interna alla sinistra e in particolare al Pd è proprio la ricandidatura di Nichi Vendola. Il governatore gode ancora di ampi consensi ma non ha più una forza politica alle spalle. I dalemiani che si erano schierati per la riconferma sono in questo momento attraversati da molti dubbi. Nella conferenza stampa in cui si sono presentati i candidati alla segreteria regionale, Michele Emiliano ha cercato di spingere Sergio Blasi ad una dichiarazione di principio a favore di Vendola non riuscendo ad ottenerla. Sullo sfondo c'è la relazione speciale che si sta intessendo in Puglia fra il mondo dalemiano e l'Udc di Casini. Non sono pochi a prevedere che un'alleanza fra Pd e Casini con la candidatura di Adriana Poli Bortone, ex sindaca di Lecce in quota An e ora a capo di un movimento meridionalista, potrebbe rappresentare l'unica possibilità per impedire il ritorno al potere di Raffaele Fitto con un suo candidato. Nichi Vendola teme molto il combinarsi delle inchieste con la crisi della sua leadership e ha scelto l'attacco diretto alla Digeronimo nel tentativo di disinnescare almeno una delle mine che sono state messe sul suo cammino. Finora è rimasto solo. Lo ha difeso Michele Emiliano che molti vedono, però, come suo concorrente alla guida del centro-sinistra nelle prossime regionali.

     

    lunedì, 10 agosto 2009

  8. Dal link http://www.loccidentale.it/articolo/letter...+puglia.0076641

     

    riporto:

     

     

    Lettera di un impuro garantista al puro governatore della Puglia Nichi Vendola

     

    di Gaetano Quagliariello

     

    10 Agosto 2009

     

     

    Gentile Presidente,

    di fronte alla lettera che lei ha deciso d’inviare al Pubblico Ministero della Dda di Bari Desirè Digeronimo, un garantista prima rabbrividisce, ma poi non riesce a trattenere un moto d’intima soddisfazione.

     

    Rabbrividisce perché al “proprio giudice” può scrivere George Simenon, in forma letteraria. Può rivolgersi Paolo Cirino Pomicino, quando credendosi prossimo alla fine convocò Di Pietro al proprio capezzale, in forma intima. Non può indirizzarsi un politico in servizio permanente effettivo e nel pieno delle proprie funzioni che abbia la minima cognizione della divisione dei poteri e di cosa essa comporti.

    Tale divisione impedisce infatti un approccio pubblico diretto. Ciò non significa che ogni decisione della magistratura debba essere accettata con rassegnazione. La si può criticare e persino smontare. Ma quel che non è consentito neppure ai puri, signor Presidente, è ammiccare, oscuramente insinuare, alludere. Se sa qualcosa parli, in modo che l’opinione pubblica possa giudicare sulla base di fatti. Ma, la prego, non faccia riferimento a “reti di amici e parenti” o a magistrati “rei” di aver preso parte a delle feste, dicendo e non dicendo. Questo linguaggio, le assicuro, non si addice ai puri e nemmeno ai politici, soprattutto se gravati da responsabilità istituzionali. E, infine, non si stracci le vesti se l'acquisizione degli atti possa riguardare anche la gestazione di alcune leggi presso la sua giunta. Quelle leggi, infatti, vanno rispettate in quanto tali e nessun magistrato può minarne la validità (come è bello vedervi riscoprire il primato della politica e temere di fronte al rischio che l’attività giudiziaria ne invada il campo!). Ma scoprire se il legislatore abbia agito in coscienza e spinto da legittimo interesse, ovvero sia stato motivato da pressioni illecite, questo – sia consentito dirlo a uno assai meno puro di lei - può e deve essere compito del magistrato, soprattutto se l’ipotesi è suffragata da indizi.

     

    E’ l’ultima parte della sua lettera, però, che dalla disapprovazione porta il garantista ad assaporare uno stato di intima soddisfazione. E' quando parla degli effetti della “incredibile e permanente spettacolarizzazione dell’inchiesta”. E’ quando, al quarto punto, si riferisce a quel circolo mediatico giudiziario per il quale il risultato degli accertamenti perde di significato, in quanto il vero effetto politico, di condanna, lo si riceve dalla spettacolarizzazione delle indagini compiuta dai mass media indipendentemente dalla propria posizione, dall’esito dell'eventuale processo, dal giudizio finale.

    Vorrei assicurarle, signor Presidente, che questa sorte negli ultimi quindici anni non è toccata solo a Lei. Vi sono decine e decine di uomini politici che hanno affrontato il disonore, l’ingiustizia e a volte il carcere, per poi vedersi assolti da ogni colpa. Quando nei confronti del suo avversario e predecessore, l’onorevole Raffaele Fitto, sono emersi chiaramente i tratti del fumus persecutionis, egli ha protestato, si è difeso a viso aperto ricevendo l'applauso bipartisan del Parlamento, ha scontato - nel migliore dei casi - anche il suo assordante silenzio, signor presidente. Ma non per questo ha mostrato la presunzione fatale che lei oggi ostenta.

     

    Perché questo è il vero punto in questione. Da quel che lei denuncia - legittimamente dal suo punto di vista - non ci si difende dividendo il mondo in buoni o cattivi, insultando Totò Cuffaro o auto-attribuendosi patenti di purezza. E’ questa cultura che anche lei ha alimentato che ora le si rivolta contro. Perché la tutela che lei invoca per sé deve valere per tutti, fino a quando una verità giudiziaria (e anche in quanto tale comunque imperfetta) non venga accertata.

     

    Lei cita a dimostrazione della diversità della sua posizione il fatto di non essere indagato. Non è un elemento decisivo. Dovrebbe saperlo meglio di me: in una imputazione può incorrere qualsiasi politico che si trovi a gestire la cosa pubblica, e che non per questo deve essere crocifisso e passare dal banco degli accusati a quello dei colpevoli. Vede, signor Presidente, sarebbe stato più nobile e puro, anche se assai più difficile, se quelle garanzie che invoca per sé le avesse richieste per il suo ex assessore Alberto Tedesco, che Lei prima ha politicamente difeso, sbagliando, e gridando al “sabotaggio” di fronte alle critiche dell’opposizione, e di cui poi si è sbarazzato alle prime avvisaglie giudiziarie, scaricando indebitamente sulla presunta “questione morale” un fallimento politico che è anche suo.

     

    Ne può stare certo: io, così come tutti i garantisti del centrodestra, è sempre su questo piano politico che continuerò ad attaccarla. Ma lei, se vorrà sortire qualche effetto, piuttosto che scrivere indebitamente al pm Digeronimo, racconti la sua storia alle orde dei suoi colleghi giustizialisti. Quelli che ogni giorno, dall'alto di una presunta purezza, gettano discredito sui loro avversari politici in quantità, le assicuro, ben maggiori di quelle che lei ha ricevuto addosso. Perché solo se un po’ di cultura garantista entrerà nel dna delle nostre istituzioni e nelle ragioni di condivisa legittimità della nostra vita pubblica, vi potrà essere salvezza per i puri, per i presunti puri e anche per i meno puri, che non per questo meritano la gogna.

  9. 1) ... o magari di guantanamo

     

    2) ... e per gli inglesi la massiccia presenza di orientali è la cosa più naturale del mondo.

     

    ...

    1) Bel paragone, i terroristi di Guantanamo con i cristiani pakistani perseguitati, solo ed esclusivamente, per il loro credo religioso!!! :thumbdown::furioso:

     

    2) In alcuni paesi europei, di sicuro in Francia, Gran Bretagna e Olanda, la popolazione di origine afro-asiatica ed anche caraibica, non proviene solo dalle ondate di recente immigrazione ma, nella gran parte, dalle ex colonie ed è radicata nei predetti paesi da decenni, a volte, da più di un secolo, ha la nazionalità del paese in argomento e si considera, pertanto, originaria, con le conseguenze di ordine psicologico che ne derivano nel rapporto, sempre più difficile e conflittuale, con la popolazione originaria "bianca".

     

    Un politico francese di destra, Philippe de Villiers, ha coniato tempo fa lo slogan: "La France: tu l'aimes, ou tu la quittes" ("La Francia: tu l'ami, o tu la lasci"): costoro, pur essendo cittadini francesi, la Francia non l'amano, sono sempre più orgogliosi delle loro lontane radici, mettono a ferro e a fuoco le "banlieus" (periferie delle grandi città) mentre i loro nonni morivano sui campi di battaglia per la Francia, le donne, oggi, indossano il velo, pratica che fino a ieri ignoravano, ma, di sicuro, non vogliono lasciare la Francia!

     

    In sintesi, sostengo che nei paesi europei, anche se con motivazioni e dinamiche diverse, si sta sviluppando uno stato crescente di tensione fra etnie diverse che, fra non molto, porterà ad una completa frantumazione del tessuto sociale; peraltro, a mio parere, tala processo, in alcuni paesi, ad esempio proprio la Francia, è giunto ad uno stadio avanzatissimo.

     

    In conclusione, c'è una data precisa che fa da discriminante e che ha compromesso, definitivamente, qualsiasi possibile evoluzione in positivo del concetto di multirazzialità in Occidente , in generale ed in Europa, in particolare: l'11 settembre 2001; da quel momento in poi, vissuto dal mondo musulmano tutto, moderato ed integralista, come la più grande vittoria sugli infedeli della loro storia, c'è stato il recupero della fierezza delle loro radici, che porta a voler stravincere nel, peraltro plurisecolare, conflitto con il mondo cristiano; e per vincere hanno due armi: il petrolio e, più importante, la paura che incutono nei rammolliti e vili europei, con la minaccia del terrorismo!

     

    Frequentando da decenni la Francia e Parigi, in particolare, posso testimoniare che lo stesso piccolo/grande particolare del velo e/o del burka è "diventato" un problema da quella data in poi, perché da allora in poi, i musulmani sono "fieri" di mostrarsi come tali e lo esibiscono, con orgoglio, come simbolo di forza e di vittoria, mentre prima tendevano ad integrarsi il più possibile nel paese di residenza.

  10. Non so chi abbia le idee più chiare sulla "sharia" tra te e lui; ritengo che Wilders si batta per evitare che un giorno in Europa, o meglio, in quel continente che sempre più, si può definire, correttamente, Eurabia, termine che usava Oriana Fallaci (forse anche Lei, a tuo parere, aveva idee poco chiare?!?!?!), chi non è musulmano debba vivere come nell'articolo al link che segue http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=33898 e che riporto:

     

     

     

    Esteri

     

    PERSECUZIONI/ Il racconto di don Namat: la tragedia di noi cristiani in Pakistan

     

    Redazione martedì 4 agosto 2009

     

    Lo incontro al termine della messa, dove nell’omelia ha parlato del suo Pakistan e della persecuzione dei cristiani. Siamo a Cormano, periferia di Milano, dove per un mese ha svolto il suo ministero nella parrocchia locale.

     

    Don Shahzad Namat è un sacerdote pakistano di 32 anni della diocesi di Multan e studia a Roma Diritto Canonico all’Università Lateranense. Proviene, mi dice con orgoglio, da una famiglia cattolica da ormai sette generazioni, è diventato sacerdote nel 2004 e da un anno è nella capitale. Parla un buon italiano e mi offre una sigaretta, dicendomi che nel suo paese la gente ha difficoltà a sfamarsi, ma non per le sigarette in quanto costano dai 10 ai 20 centesimi di euro, mentre il reddito è di 30/50 euro al mese. Mi racconta che nella città di Khushpur il 99% della popolazione è cristiana e vi sono dieci famiglie musulmane. Qui sono nate 50 vocazioni sacerdotali e più di 100 vocazioni religiose femminili. La città è stata ribattezzata la Roma del Pakistan.

     

    Mi preannuncia che alle ore 12.00 deve seguire l’Angelus del Papa perché deve poi tradurlo e leggerlo in lingua urdu (lingua nazionale pakistana) per la Radio Vaticana. Gli chiedo di commentare le persecuzioni di questi giorni.

     

    «Ho sentito i miei familiari che abitano a 5 km da Gojra, dove sono avvenuti le uccisioni, che non sono sei, ma una cinquantina. Una manifestazione di fanatici musulmani ha appiccato fuoco alle case dei cristiani e li ha bruciati, rei di aver usato parole blasfeme verso il Corano. L’incendio si è propagato dalle 10.00 del mattino alle 18.00 con la polizia inerte, finché il governo non ha fatto intervenire l’esercito».

     

    Come vivono i cristiani in Pakistan?

     

    Il Pakistan ha circa 150 milioni di abitanti, il 2% è cristiano, mentre il 97% è musulmano. Ci sono leggi governative che sono direttamente contro i cristiani: la legge 295, A,B e C, decreta che se un non musulmano dice qualche cosa contro il profeta Maometto, sul libro santo del Corano o sulla moschea, potrà essere ucciso. Questo, non solo con una sentenza di un tribunale, ma anche dalla mano di qualsiasi musulmano.

     

    I musulmani stanno cercando di far approvare una legge nuova che si chiama sharia. Secondo questa legge tutti coloro che non sono musulmani devono pagar loro una tassa, detta jazia, per vivere nel paese.

     

    Che situazioni concrete vivete?

     

    La situazione per noi è difficile, e a causa di queste leggi i cristiani non sono in grado di trovare un lavoro decente, trovano solo lavori come spazzini o lavori umilianti, per questo sono definiti chura. Questo termine serve a emarginarli, tanto che nessuno mangia con loro. Se andiamo a mangiare in un ristorante dobbiamo pagare anche i piatti, perché vengono rotti in quanto i musulmani dicono che non possono essere più usati da altre persone. Anche sui mezzi di trasporto noi cristiani siamo trattati male ad ogni livello.

     

    E nel campo dell’educazione?

     

    Nel sistema di istruzione i libri di testo sono fatti solo per i musulmani e non per i cristiani. I nostri bambini sono obbligati a studiare il catechismo dell’Islam e non sono trattati bene nelle scuole dei musulmani, sono considerati studenti di seconda classe. Ora il Vescovo si sta attivando per avviare scuole di catechismo nelle diocesi.

     

    Un’intolleranza religiosa, politica, sociale e culturale che sfocia poi in persecuzione…

     

    In parlamento siedono quattro parlamentari cristiani, ma chiaramente non hanno voce. Il governo si dimentica in fretta di queste persecuzioni. Per i musulmani c’è un concetto di fratellanza detto uma: tutti i musulmani sono fratelli e tutti i cristiani sono fratelli, per cui se in un altro paese del mondo qualche cristiano fa qualcosa contro i musulmani, loro perseguitano noi cristiani del Pakistan. Il mese scorso, in un luogo chiamato Bamniwala, una chiesa cattolica è stata bruciata quando i cristiani stavano celebrando la messa della domenica. Tre persone furono uccise e molti furono feriti.

     

    Cosa chiedete ai cristiani d’Occidente?

     

    Noi continuiamo a dare testimonianza attraverso la nostra vita e le nostre opere. Noi cristiani del Pakistan chiediamo le vostre preghiere perché sostengano la nostra vita.

     

    Ci salutiamo e me ne vado a casa con i miei pensieri. Guardo i telegiornali, ma oltre alle solite notizie estive, ai cani abbandonati, e ai mondiali di nuoto niente mi parla del Pakistan. Dopo la Englaro siamo alla pillola abortiva. E poi?

     

    (Daniele Boschetto)

  11. ho un piccolo appunto. da queste parole Wilders rivela di essere straordinariamente ignorante (conosci il tuo nemico...) sul corano, sul diritto islamico e sulla società mediorientale, nonchè di storia moderna. se ci si mette poi che è anche contro l'unione delle nazioni del continente europeo... :thumbdown:

    Ergo, deduco che tu sei favorevole all'introduzione della "sharia" nei paesi europei. Come si suol dire, "De gustibus ... "!!!

  12. Liberati i 16 ostaggi (dei quali 10 italiani) della nave "Buccaneer".

     

     

    Dal link http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articol...olo457307.shtml

     

    riporto:

     

     

    9/8/2009

     

    Pirati,Buccaneer: italiani liberati

     

    Somalia, Frattini:compiaciuto per esito

     

    Sono stati liberati i 16 ostaggi che erano stati sequestrati in Somalia a bordo della nave Buccaneer. Tra questi 10 italiani. Il ministro degli Esteri Frattini ha espresso il suo "più vivo compiacimento per la positiva soluzione della vicenda relativa al sequestro del mercantile e la liberazione dei connazionali a bordo". "Alle loro famiglie - si legge in una nota della Farnesina - una partecipe vicinanza in questo momento di gioia".

     

    Le famiglie non sanno ancora quando potranno riabbracciare i loro congiunti, e attendono notizie dal ministero degli Esteri, ma i festeggiamenti a casa dei parenti sono già iniziati.

     

    Il ministro degli Esteri Frattini ha affermato che i marinai italiani a bordo del mercantile "stanno bene e sono liberi di ripartire verso l'Italia". "Le forze speciali della marina militare a bordo della nave San Giorgio ci hanno detto che si sono avvicinate al Buccaneer, che i marinai stanno bene e sono liberi di ripartire verso l'Italia", ha detto Frattini in collegamento con il Tg1. "Spero che per Ferragosto saranno tutti con le loro famiglie", ha aggiunto il ministro degli Esteri.

     

    "Non c'è stato blitz e non è stato pagato alcun riscatto. Al momento convenuto i militari sono saliti a bordo del Buccaneer e hanno preso possesso della nave", ha detto Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi, l'azienda ravennate proprietaria del rimorchiatore. La nave - ha aggiunto - è in navigazione verso Gibuti, dove dovrebbe arrivare entro un paio di giorni, scortata da navi militari. Frattini ha affermato che "i pirati si sono ritirati" permettendo così la liberazione dei marinai.

     

    Il ministro degli Esteri ha espresso anche "un sentito ringraziamento ai mezzi di informazione italiani per avere rispettato la linea di riserbo richiesta dalla Farnesina che si è ancora una volta rivelata giusta".

     

    "I miei uomini stanno tutti bene - ha precisato Bartolotti - e una volta arrivati a Gibuti valuteranno la situazione, secondo l'umore psicologico, se proseguire in nave o se rientrare in Italia in aereo. Io comunque prenderò il primo volo utile per Gibuti, perché voglio riabbracciare quanto prima i miei uomini".

     

    Ecco i nomi dei dieci italiani - su 16 membri complessivi di equipaggio - che erano a bordo del rimorchiatore Buccaneer, sequestrato dai pirati nel Golfo di Aden l'11 aprile scorso:

     

    Mario Iarlori, comandante, iscritto alla Capitaneria di porto di Ortona (Chieti);

     

    Mario Albano, primo ufficiale di coperta, iscritto alla Capitaneria di Porto di Gaeta (Latina);

     

    Tommaso Cavuto, secondo ufficiale di macchina, iscritto alla Capitaneria di Porto di Ortona (Chieti);

     

    Ignazio Angione, direttore di macchina, iscritto alla Capitaneria di Porto di Molfetta (Bari);

     

    Vincenzo Montella, marinaio, iscritto alla Capitaneria di porto di Torre del Greco (Napoli);

     

    Giovanni Vollaro, marinaio, iscritto alla Capitaneria di porto di Torre del Greco (Napoli);

     

    Bernardo Borrelli, marinaio, iscritto alla Capitaneria di porto di Torre del Greco (Napoli);

     

    Pasquale Mulone, marinaio, iscritto alla Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo (Trapani);

     

    Filippo Speziali, marinaio, iscritto alla Capitaneria di Porto di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno);

     

    Filomeno Troino, cuoco, iscritto alla Capitaneria di Porto di Molfetta (Bari).

  13. Dal link http://www.osservatoriocaucaso.org/article...iew/11692/1/210

     

    riporto il seguente articolo:

     

     

    08.08.08

     

     

    07.08.2009 scrive Maura Morandi*

     

    Scontri sul confine de facto, nessuna relazione tra Mosca e Tbilisi, decine di migliaia di sfollati. E' ancora pesante l'eredità della guerra ''dei cinque giorni'', che ha visto coinvolte un anno fa Georgia, Ossezia del Sud, Russia e Abkhazia

     

    L’orologio segna qualche minuto dopo le 19.00. Il Presidente Mikheil Saakashvili appare in televisione. Si rivolge ai cittadini georgiani, “indipendentemente dall’origine etnica”. Si rivolge a tutti i suoi compatrioti, compresi gli osseti, per parlare dell’escalation delle violenze sul confine amministrativo tra Georgia e Ossezia del Sud.

     

    “La situazione intorno ed a Tskhinvali è peggiorata […] Anche in questo momento, mentre mi rivolgo a voi, sono in atto intense sparatorie d’artiglieria, di carri armati, di sistemi auto-propellenti di artiglieria e di altri tipi di armi, inclusi mortai e lanciatori di granate”. “Voglio dichiarare in piena responsabilità e confessare - continua Saakashvili con un tono molto serio e preoccupato - che alcune ore fa, in qualità di Comandante in Capo della Georgia, ho rilasciato un ordine molto doloroso che prescrive a tutte le forze di polizia georgiane di non rispondere al fuoco, anche nel caso in cui debbano affrontare intensi bombardamenti”.

     

    E’ il 7 agosto 2008. Nella notte la situazione sulla zona di confine de facto tra Georgia e Ossezia del Sud precipiterà in modo definitivo, i violenti scontri a fuoco delle settimane precedenti si trasformeranno in un aperto conflitto armato tra Tbilisi e Tskhinvali. Poche ore dopo anche la Russia interverrà nelle ostilità a sostegno dell’Ossezia del Sud e ben presto un altro fronte si aprirà anche sul confine amministrativo tra Georgia e Abkhazia, l’altra regione che vuole la secessione da Tbilisi.

     

    A distanza di un anno le ferite di questo ultimo conflitto, che ha segnato la Georgia ed il suo popolo, non si sono ancora rimarginate e le conseguenze per il Paese rimangono tangibili.

     

    Le ostilità dell’agosto 2008 hanno causato in pochi giorni lo spostamento di circa 140mila sfollati, prima verso la cittadina di Gori e successivamente, con l’avanzata russa, verso la capitale Tbilisi e le sue aree periferiche. Finiti gli scontri armati e con il ritiro delle truppe russe, circa 110mila persone sono rientrate nelle proprie case a Gori e nei villaggi di quella che durante le settimane successive era diventata la “buffer zone”, un’area-cuscinetto tra il confine de facto con l’Ossezia del Sud e Gori, occupata dalle milizie russe fino agli inizi di ottobre.

     

    Oggi rimangono senza possibilità di rientrare nelle proprie case e nei loro paesi di origine circa 30mila persone, la maggior parte delle quali proviene dai villaggi georgiani dell’Ossezia del Sud. Per loro, lo scorso autunno, il governo georgiano ha costruito in brevissimo tempo circa seimila case, fondando veri e propri nuovi villaggi. Nonostante gli aiuti del governo, delle organizzazioni umanitarie e della solidarietà internazionale, queste persone rimangono in profondo bisogno di assistenza che possa aiutarle nel sostentamento e nell’integrazione sociale nelle nuove comunità.

     

    Questi “nuovi” sfollati creati dalle recenti ostilità si vanno a sommare agli oltre 220mila profughi causati dai conflitti dei primi anni Novanta tra Tbilisi e Sukhumi e tra Tbilisi e Tskhinvali. Dopo quasi vent’anni, vivono ancora in condizioni critiche ed hanno un disperato bisogno di alloggi che siano vivibili e di assistenza economica e sociale che possa aiutarli a ricostruire le proprie vite lontane dai loro luoghi d’origine.

     

    In politica interna, la dirigenza del Paese sta attraversando un periodo difficile. In seguito alla guerra, il Presidente Saakashvili è stato pesantemente criticato dall’opposizione per le sue scelte in politica interna ed estera. Alcuni dei suoi precedenti alleati sono passati all’opposizione ed hanno fondato movimenti di dissenso alle autorità al potere. E’ il caso di uno dei leader della Rivoluzione delle Rose ed ex Presidente del Parlamento, Nino Burdjanadze, che oggi è una delle più fiere opponenti di Saakashvili e fondatrice del “Movimento Democratico – Georgia Unita”. Un altro illustre esempio è quello di Irakli Alasania, già Rappresentante Permanente della Georgia presso le Nazioni Unite al momento della guerra di agosto poi dimessosi all’inizio di dicembre 2008, che in luglio ha fondato il partito “La nostra Georgia – Democratici liberi”.

     

    Dal 9 aprile l’opposizione ha intrapreso una lunga serie di manifestazioni di piazza davanti al Parlamento, alle quali hanno partecipato migliaia di cittadini georgiani che ritengono Mikheil Saakashvili responsabile dell’ultimo scontro con l’Ossezia del Sud e ne chiedono le dimissioni. Dimissioni, però, che il Presidente georgiano in carica non ha nessuna intenzione di rassegnare.

     

    Dopo il conflitto dello scorso agosto, le possibilità per Tbilisi di ristabilire la propria autorità su Sukhumi e Tskhinvali si sono fatte remote. Dopo dieci giorni dall’accordo preliminare di cessate il fuoco negoziato dall’Unione Europea - rappresentata dal Presidente francese Nicolas Sarkozy – tra Georgia e Russia, il 26 agosto 2008 la Federazione Russa ha riconosciuto ufficialmente l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud. Primo passo che nel corso dell’ultimo anno ha condotto a relazioni più strette e solide in campo economico, politico e militare tra Mosca e le due regioni separatiste.

     

    Allo stesso tempo le relazioni tra Mosca e Tbilisi si sono deteriorate fino alla rottura. In risposta al riconoscimento dei governi di Sukhumi e Tskhinvali, la Georgia ha chiuso le relazioni diplomatiche con la Russia ed i rappresentanti diplomatici hanno lasciato rispettivamente Mosca e Tbilisi. Pochi giorni dopo la Russia ha stabilito relazioni diplomatiche ufficiali con Abkhazia e Ossezia del Sud.

     

    Le esercitazioni della NATO che si sono tenute in Georgia lo scorso maggio non hanno fatto altro che deteriorare il clima tra Mosca e Tbilisi. La prima, infatti, non ha visto di buon occhio un addestramento militare NATO nella zona vicina al confine amministrativo con l’Ossezia del Sud a meno di un anno dagli ultimi scontri ed in risposta ha rafforzato le relazioni militari con Abkhazia e Ossezia del Sud.

     

    Nonostante, quindi, la situazione sul campo rimanga tesa e complessa, ben due missioni internazionali che operavano in Georgia da oltre quindici anni con il mandato di monitorare le zone di conflitto hanno dovuto chiudere i battenti e lasciare il Paese. In poco più di sei mesi, infatti, la Russia ha posto il veto sull’estensione delle operazioni di monitoraggio dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) nella regione secessionista dell’Ossezia del Sud e della Missione degli Osservatori delle Nazioni Unite in Georgia (UNOMIG) in Abkhazia.

     

    Con la chiusura delle missioni ONU e OSCE l’unica presenza internazionale a rimanere in Georgia con il mandato di monitorare la situazione nelle aree di conflitto è la Missione di Monitoraggio dell’Unione Europea (EUMM), istituita dagli accordi di pace dello scorso settembre e composta da circa 250 osservatori disarmati. La Missione, però, nonostante abbia il mandato di osservare la situazione in entrambe le regioni secessioniste, non ha accesso né in Abkhazia né in Ossezia del Sud e può lavorare solo nelle aree adiacenti al confine amministrativo con le due regioni.

     

    Oggi, 7 agosto 2009, a distanza di un anno dall’inizio delle ostilità, la tensione nelle zone dei confini amministrativi tra Georgia e le due regioni secessionisti – in particolare quello con l’Ossezia del Sud – rimane alta. A ridosso dell’anniversario del conflitto iniziato nella notte tra giovedì 7 e venerdì 8 agosto 2008, provocazioni e violenze si verificano da entrambe le parti. La pace in Georgia rimane ancora lontana.

     

     

    *Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR

  14. Sul tema dell'integralismo islamico (e anche su quello dell'integrazione europea), dal link http://it.euronews.net/2009/07/06/geert-wi...nione-eeuropea/ , riporto questa intervista a Geert Wilders, leader del Partito per la Libertà, formazione politica olandese che, alle ultime elezioni europee, ha preso quasi il 17%:

     

    Geert Wilders è leader del Partito per la Libertà, formazione politica islamofoba dei Paesi Bassi, che alle ultime elezioni europee ha preso quasi il 17%. I discorsi anti-Islam e anti-europei di Wilders raccolgono sempre piu’ consensi nel suo paese, soprattutto fra quanti temono nuove ondate di immigrati e l’ulteriore allargamento dell’Unione Europea.

     

    L’intervista a Wilders è stata realizzata in una sala trasformata in bunker presso il parlamento nazionale all’Aja. Per ragioni di sicurezza, ci è stato detto, in quanto Wilders è sottoposto a un programma di sorveglianza speciale messo in piedi sia per i discorsi antimussulmani da lui pronunciati sia per le polemiche seguite all’uscita del suo cortometraggio, critico nei confronti del Corano.

     

    euronews – E’ preoccupato per il futuro dell’Europa?

     

    Geert Wilders “Sono molto preoccupato per l’avvenire dell’Europa. Che è un gran bel continente, con tanti paesi forti; purtroppo con l’immigrazione di massa e l’islamizzazione delle nostre società temo che stiamo per perdere la nostra libertà. Dunque si’, sono molto preoccupato.”

     

    en – Perché ritiene che l’Islam sia una minaccia per l’Europa, che cosa la spaventa?

     

    GW “Vorrei fare una distinzione tra l’ideologia, la religione islamica, e la gente – io non ho nulla contro le persone, è l’ideologia che mi crea dei problemi. Secondo me è un’ideologia totalitaria e non andrebbe paragonata ad altre religioni ma ad altre ideologie totalitarie come il comunismo e il fascismo. Non c‘è spazio nell’ideologia islamica per nient’altro se non l’Islam. Ed è di questo che io ritengo bisogna aver davvero paura.”

     

    en – Non crede sia pericoloso dire che l’Islam è un’ideologia totalitaria, anche solo da un punto di vista intellettuale? Guardi l’Iran, per esempio, che lotta per avere maggiore democrazia, eppure è un paese mussulmano.

     

    GW “No, ancora una volta, mi parla di persone e io non ho nulla contro le persone, so che c‘è gente moderata che si definisce mussulmana, ci sono mussulmani moderati, e dovremmo investire su queste persone, ma non credo in un Islam moderato, non credo che sia la stessa cosa che per il Cristianesimo, con l’Antico e il Nuovo Testamento, la separazione fra Stato e Chiesa, e poi l’Illuminismo piu’ tardi… Secondo me questa non è l’evoluzione dell’Islam. Per cui io ritengo che non dovremmo investire o credere in un Islam all’europea o in un Islam moderato. Certo, dobbiamo investire nelle persone, e nella democrazia.”

     

    en – Come attua questa separazione, da un lato l’Islam nel suo complesso, che secondo Lei è un’ideologia totalitaria, e dall’altro il singolo mussulmano, che Lei dice puo’ essere un moderato?

     

    GW “Riconosco che la maggioranza dei mussulmani nella nostra società occidentale di oggi non sia fatta di estremisti, non sono terroristi, sono persone normali come Lei e me. E sin qui mi sta bene. Ma credo pure che anche se la maggioranza dei mussulmani presenti nelle società occidentali di oggi non sono estremisti o terroristi, se continueremo ad accettare masse di immigrati, le nostre società saranno ancora piu’ a contatto con la cultura islamica, l’identità islamica, l’ideologia islamica, e quindi cambieranno; avremo quel che sta succedendo oggi nel Regno Unito, che conta 85 tribunali islamici, dove una donna vale meno di un uomo, dove gli omosessuali vanno eliminati. Questa legge antidemocratica, la sharia, la legge coranica, fa parte dell’ideologia islamica. Esattamente questo sta succedento in Europa, oggi.”

     

    en – Lei una volta ha detto che tutti i mussulmani che vogliono introdurre la sharia in Europa debbono andarsene. La pensa ancora cosi’?

     

    GW “Penso che l’introduzione della sharia rappresenti la fine della democrazia. Se uno crede nella sharia ritiene che tutti gli apostati, che chiunque non sia un mussulmano, debba essere: o un dhimmi, e dunque vivere secondo la legge dei mussulmani, o vada ucciso. Lo stesso vale per donne e omosessuali: la loro vita in una società in cui vige la sharia sarebbe terribile. Per cui penso che se uno vive in un dato paese ed è a favore dell’introduzione della sharia, allora ha molto poco a che fare qui. Significa che crede che una donna valga la metà o meno ancora di un uomo.”

     

    en – Scusi, ma la legge coranica è molto chiara: le corti islamiche britanniche non impiccano gli omosessuali.

     

    GW “No, ma hanno una legge basata sul Corano. E se si comincia a ragionare come Lei suggerisce adesso, se cominciamo col dire ‘un momento, è solo per il diritto privato e non vale per il codice penale, lasciateci passare questa parte della sharia nella nostra società’, le assicuro che ci sarà poi un’altra tappa, e poi un’altra ancora. Io penso che dovremmo dire: “niente sharia nelle nostre società europee, occidentali, né in altre società, perché se cediamo sul punto ‘uno’, per quanto innocente possa sembrare – e secondo me non è affatto innocente – ci sarà poi un punto ‘due’, e un punto ‘tre’ etcetera. Le élites politiche delle società europee faranno concessioni per motivi di correttezza politica, perché sono dei ‘relativisti culturali’, ritengono che tutte le culture siano uguali. Gordon Brown, primo ministro del Regno Unito, si è rivelato essere il piu’ grande codardo d’Europa quando mi ha rimandato indietro, quando volevo entrare in Gran Bretagna per mostrare un film e animare un dibattito alla Camera dei Lords. Sono questi i leader che ci ritroviamo in Europa oggi, andrebbero allontanati e sostituiti da leader piu’ coraggiosi.”

     

    en – C’era anche un problema di ordine pubblico per i britannici.

     

    GW “Solo nel Regno Unito, pero’. Ha preso quella decisione non perché vi fossero delle minacce. Sono andato in molti paesi per gli stessi motivi, sono stato accolto positivamente, ma il Primo ministro del Regno Unito ha avuto paura che qualcuno mettesse in discussione le sue idee e dicessse qualcosa di terribile, per lui, sull’Islam. I mussulmani della Camera dei Comuni gli hanno fatto pressione, e lui ha ceduto, si è arreso. Ancora una volta ha fatto il Grande Ciambellano dell’Europa del 2009.”

     

    en – Lei è contro l’entrata della Turchia nell’Unione Europea.

     

    GW “Certo!”

     

    en – Molti federalisti sono contro l’entrata della Turchia nell’Unione Europea, dicono che annacquerebbe l’Unione e l’Europa federale verrebbe meno. Per cui Lei dovrebbe essere a favore dell’entrata della Turchia nell’Unione.

     

    GW “Sono contro un’Europa federale, in quanto voglio rimanere indipendente e voglio che l’Olanda cooperi solamente all’interno del quadro economico; e sono contro l’entrata della Turchia anche se non ho niente contro la Turchia, è un alleato rispettato all’interno della Nato, e un paese amico del popolo olandese. Ma ritengo che non faccia parte della famiglia: esser un buon vicino non significa essere menbro della famiglia, e in piu’ è un paese islamico.

    Non solo pagheremo un prezzo altissimo una volta fatti i conti, e alla Turchia dovremo dare un sacco di soldi, ma è un paese islamico, e le nostre società subiranno nuova immigrazione, e questa è l’ultima delle cose che ci mancavano.”

     

    en – Lei aprirebbe le porte all’Ucraina, per esempio?

     

    GW “No, nessun altro paese dovrebbe entrare in Europa, sono perfino a favore dell’uscita della Romania e della Bulgaria. Al parlamento olandese il mio partito ha votato contro il Trattato di ratifica per l’entrata di Romania e Bulgaria.”

     

    en – Perché? che problema hanno?

     

    GW “Primo perché gli olandesi ritengono che l’Europa sia già abbastanza vasta, sono contro l’entrata di nuovi paesi, e condivido la loro opinione che dovremmo avere un’Europa in scala ridotta con maggiori ‘piccoli obiettivi’ e non un’Europa allargata con piu’ potere. E poi ritengo che quei due paesi non fossero affatto pronti, erano impreparati, oltre che corrotti.”

  15. Dal link http://www.libero-news.it/pills/view/17852

     

    riporto:

     

     

    Vendola vuol cacciare il pm

    che indaga su Bari

     

    08/08/2009

     

    La sinistra non ci sta ad essere indagata. E reagisce. Lo fa lanciando un messaggio pubblico, ma cifrato. Come un “pizzino”: solo mittente e destinatario dovrebbero comprendere fino in fondo il significato di alcune frecciatine. E invece, la lettera aperta che ieri il governatore pugliese Nichi Vendola ha indirizzato al pubblico ministero Desirée Digeronimo è fin troppo chiara. Con il vantaggio che “dice senza dire”.

    L’esordio è un tentativo di ricostruire l’immagine che santo Nichi si è costruito negli anni: «L’amore per la verità non mi consente più di tacere. Ho l’impressione di assistere ad un paradossale capovolgimento logico per il quale i briganti prendono il posto dei galantuomini e viceversa». Poi, terminata l’autocelebrazione, in cui ricorda il riconoscimento delle proprie virtù fatto da Panorama e ripreso da L’Espresso, introduce la questione sulla presunta corruzione della sanità pugliese. «La sua indagine dottoressa Digeronimo», incalza Vendola, «sta diventando, suo malgrado, lo strumento di una campagna politica e mediatica che mira a colpire la mia persona pur non essendo io accusato di nulla». Poco conta che più d’uno dei suoi collaboratori sia stato indagato, oltretutto in diversi filoni e da diversi magistrati (il pm Giuseppe Scelsi ha inscritto nel registro il vice di Vendola, Sandro Frisullo, per lo scandalo delle escort, mentre la Digeronimo sta indagando sull’ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco). Eppure, il presidente della giunta regionale prosegue e attacca: «Ho evitato, in queste settimane, di reagire alla girandola di anomalie con le quali si coltiva un’inchiesta la cui efficacia si può misurare esclusivamente sui Tg».

     

    E via, parte con le quattro anomalie. «La prima», inizia ad elencare nella lettera, «è che lei non abbia sentito il dovere di astenersi, per la ovvia e nota considerazione che la sua rete di amici e parenti le impedisce di svolgere con obiettività questa specifica inchiesta». Il riferimento, tra le righe, è all’ex marito della Digeronimo, che se si volesse fare un elenco di ex bisognerebbe aggiungere che è anche ex politico. Da molti anni, infatti, Enrico Balducci non si occupa più di consiglio regionale. Nel ’90 scese in campo con i Verdi, nel ’95 fece parte dell’esperimento Verdi di destra poi confluiti in An. Ma dal 2005 è completamente estraneo all’ambiente dei palazzi. E poi, soprattutto, è separato dalla moglie da più di 10 anni. Chissà, tra l’altro, che non ci sia anche un riferimento ad una delle più care amiche del pm, la sorella di Vendola. Ma questo, forse, dovrebbe essere un punto a favore del governatore.

     

    Punto due. «La seconda anomalia riguarda l’aver trattenuto sotto la competenza della Procura Antimafia una mole di carte che hanno attinenza con eventuali profili di illiceità nella Pubblica Amministrazione». Vendola forse non è dunque informato che ai suoi è stata contestata anche l’aggravante dell’associazione mafiosa. Oppure, ma sarebbe più grave, pensa di essere più competente di un pm nell’ipotizzare un reato.

     

    La terza anomalia «riguarda l’acquisizione di atti che costituiscono il processo di gestazione di alcune leggi, come se le leggi fossero sindacabili dall’autorità inquirente». Dunque, al contrario del punto due, qui Vendola richiama ognuno alle proprie competenze. Sarebbe giusto, se non fosse che la lotta della sinistra per modificare la legge nazionale sulle farmacie ha fatto sospettare agli inquirenti che alla base potesse esserci un giro di tangenti. Tutto da dimostrare, per carità, ma se non si acquisiscono le carte non si può capire se sia stato varcato o meno il confine della legalità.

     

    In conclusione «la quarta riguarda la incredibile e permanente spettacolarizzazione dell’inchiesta». Ma il mese scorso, quando l’occhio di bue della giustizia era puntato su Silvio Berlusconi, nessuno aveva detto niente. Vendola incluso.

     

    Stilettata finale: «Il polverone si è mangiato i fatti: quelli legati al cosiddetto sistema Tarantini. E nella festosa scena abitata da questo imprenditore io, a differenza persino di alcuni magistrati, non ho mai messo piede». Insinuando chissà che cosa e divagando, visto che quella è un’altra inchiesta. Comunque la Digeronimo non ha mai fatto mistero di aver partecipato a qualche party dove erano presenti i coniugi Tarantini.

     

    Roberta Catania

  16. I soldati sono equipaggiati con rmi lunghe ...

    l'importante però è che i militari "interagiscano" in servizio con la gente molto poco, non devono essere loro a fermare o perquisire (cosa che tra l'altro non può esserefatta "perchè mi gira"), solo dovrebbero essere gli agenti civili afarlo ...

    Cerchiamo di essere precisi:

    • i soldati, impegnati nel servizio in argomento, NON portano con sé le armi lunghe;
    • le pattuglie sono SEMPRE formate da un poliziotto o da un carabiniere in qualità di capo pattuglia e da due soldati.

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