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Iveco 330.30 "Spedizione Overland"


Rommel

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IVECO 330.30 “Spedizione Overland”

 

 

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Il progetto Overland Word Truck Expedition (conosciuto semplicemente come “Overland”) nasce nel 1995 con lo scopo di condurre un'esplorazione di tutti i territori del pianeta, esplorazione composta da soli italiani, con mezzi italiani e catena di collaborazioni gestita interamente in Italia. A sostegno di ciò, fu creata una partnership con la rete televisiva RAI1, al fine di rendere il viaggio un racconto a diario, trasmesso successivamente tramite montaggio in studio in 196 puntate totali.

La scelta dell'equipaggio era vincolata alla tipologia di ogni mezzo impiegato ma, nella sostanza, contava la presenza di autisti esperti nel fuoristrada e in qualche occasione membri del Reggimento Paracadutisti Tuscania dei Carabinieri; a completamento del gruppo vi sono meccanici specializzati Iveco, fotografi, medici e una troupe televisiva.

Overland divenne presto un'organizzazione, la quale si fece ambasciatrice Unicef in tutti i territori dove guerre, fame e povertà minano tuttora la vita delle popolazioni locali.

La scelta dei veicoli impiegata fu ardua, in quanto andavano individuati i mezzi migliori per ogni situazione, capaci di interagire in caso di emergenza, sopportare situazioni climatiche e geografiche al limite. L'azienda incaricata fu Iveco-Magirus (sebbene furono di costruzione tedesca, la Magirus fa capo alla casa madre Iveco), la quale mise a disposizione quattro modelli 330.30 ANW 6x6 usati per l'impiego in cava cantiere. Dotati di un ottimo motore e di una scocca che ben sopportava le “frustate” più dure in tutti i terreni, erano equipaggiati con quattro moduli (che descriverò in seguito) attrezzati per garantire la sopravvivenza e l'autonomia di tutto l'equipaggio. Il convoglio però ebbe bisogno anche di mezzi più leggeri per i compiti di assistenza, apri-pista e ricognizione; essi variarono di volta in volta, sia a scopo pubblicitario, sia per esigenze di collaudo delle case sponsorizzatrici, accuratamente elaborati per l'off-road. Successivamente all'era dei “musoni”, furono organizzate spedizioni di soli mezzi leggeri anche di marche estere, ma sempre sotto l'egida dell'organizzazione Overland. Le varie missioni, oltre a portare assistenza medica, attraverso il progetto CinemArena portarono sotto forma documentaristica (utilizzando il fianco di un camion come telone da proiezione) i rischi e la prevenzione delle malattie locali.

 

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Per quanto riguarda gli Iveco in questione, la prima missione fu inaugurata nel 1996 con partenza da Roma e destinazione New York (US), passando per i territori siberiani, per lo Stretto di Bering, Alaska, Canada e Stati Uniti. La durata fu di 5 mesi di viaggio per una distanza percorsa di 32000 Km circa e 8 nazioni attraversate.

Nel 1997, partendo dalla stessa New York vennero percorsi tutti i territori delle Americhe, attraversando la Foresta Amazzonica, la Cordigliera delle Ande, Terra del Fuoco, Patagonia e infine il Brasile. La distanza percorsa fu di 41000 Km circa in 16 paesi, affrontando le difficoltà tropicali e paludose, lontane dal freddo artico della missione precedente.

La parte finale del viaggio nel 1998, senza scalo in madrepatria portò il team in Africa con partenza a Capo di Buona Speranza, costeggiò l'Africa orientale, attraversò il Medio Oriente, risalì l'Europa passando per i Balcani e terminò all'estremo nord europeo: Capo Nord. Furono percorsi 35000 Km circa in 32 stati, un viaggio che mise alla prova i “musoni” in tutte le condizioni climatiche possibili, in un unico raid, correlato oltretutto dal pericolo dei predoni locali, delle guerre e dai problemi burocratici alle dogane.

 

 

La quarta spedizione segui la Via della Seta, con partenza dal Portogallo (Cabo de Roca) fino in Cina a Pechino, attraversando da ovest a est tutta l'Europa, Ucraina, Russia, Kazakistan, Urzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan. Il viaggio fu di 33000 Km circa, per una durata di di 5 mesi. Ai 4 330.30 furono affiancati due Iveco 40.10 Torpedo. In occasione del decennale sulla Convenzione dei Diritti dei Bambini, Overland rinnovò l'impegno nel sostenere, sia medicamente, sia economicamente tramite raccolte fondi in tutto il mondo, l'Unicef, dando risultati molto soddisfacenti.

La quinta spedizione riprese dalla Cina come seguito della quarta spedizione, avviata il 25 agosto del 1999 e conclusasi il 24 dicembre del medesimo anno, vide il ritorno in Italia passando per il sud-asiatico, per circa 27000 Km percorsi. Particolarmente rischioso fu il rientro in Italia a Trieste passando per i territori balcanici, la spedizione temporaneamente arrestata a causa della guerra in Kosovo e dalla chiusura delle frontiere serbe. Di fatto la quinta spedizione fu per la maggior parte condotta in zone di guerra, con i conseguenti rischi che essa comportava; citando Beppe Tenti, capo-spedizione Overland: "Questo è stato veramente il viaggio più difficile tra tutti gli Overland che abbiamo fatto dall'inizio fino al 1999".

 

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Nel sesto viaggio, furono attraversati tutti i territori affacciati nel Mar Mediterraneo, per un totale di 35000 Km circa in 6 mesi in 22 stati. Fu la prima spedizione Overland a percorrere tutte le regioni della penisola italiana e la prima che vide un incidente stradale in Egitto, dove alle 23:00 una duna di sabbia invase la carreggiata danneggiando l'unico veicolo Iveco Daily aggiunto al convoglio, ferendo un membro dell'equipaggio.

Le missioni continuarono ma senza la storica componente dei 4 Iveco 330.30 ANW, rimpiazzati da molti altri veicoli, ma rimasti nell'immaginario collettivo di Overland e diventandone il simbolo stesso (anche pubblicitario).

Nel 2010, due di essi furono aggiornati e riutilizzati nella dodicesima edizione, percorrendo in 6 mesi e più di 50000 Km la costa atlantica africana, con partenza dal Sud Africa e destinazione Italia (Roma). I veicoli che li affiancarono furono un Iveco Daily 4x4 5.5T per il personale medico, un Iveco Trakker 6x6 allestito come officina e due Iveco Massif SW 4x4 in allestimento Grand Raid. Fino ad oggi, questa fu l'ultima spedizione che vide i “musoni” come veri protagonisti di viaggi memorabili intorno al globo. Sarà per il loro colore insolito (ma non scelto a caso), per la strana configurazione della cabina arretrata (molto poco diffusa in Europa) o per l'italianità di imprese così audaci e umanitarie sempre a favore di chi ha perso molto nelle zone più povere e martoriate del pianeta, costituiranno anche nell'avvenire il simbolo di una causa bella come il tricolore impresso nel paraurti frontale, a fianco degli anabbaglianti rinforzati.

 

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MOTORE

 

Il motore era collocato in posizione avanzata rispetto alla cabina in posizione longitudinale. Fu un Deutz BF8L513, V8 diesel con sovralimentazione bi-turbo con intercooler, raffreddato ad aria tramite compressore assiale, corsa di 125 mm x alesaggio di 130 mm, 12763 cc di cilindrata, 1170 Nm a 1500 rpm e una potenza massima di 306 cv a 2500 rpm. L'iniezione era diretta e l'aria dell'alimentazione arrivava da due filtri esterni raccordati a due snorkel, posizionati entrambi ai lati della cabina (per una più facile pulizia e sostituzione). Il carburante è contenuto in due serbatoi da 500 l l'uno e sono connessi al motore tramite tubazioni riscaldate in Termolite al fine di evitare il congelamento del carburante stesso a -40/-50°C.

 

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CATENA CINEMATICA E TRASMISSIONE

 

Il cambio era un manuale 8 marce più 8 ridotte ZF 4S120GP collegato tramite frizione monodisco a secco ad un differenziale centrale bloccabile. La trazione 6x6 era permanente, a differenza del differenziale anteriore, i due posteriori erano bloccabili manualmente. Tutte le sospensioni erano a balestra adottanti il sistema Cantilevel e tutti i freni avevano un azionamento pneumatico a tamburo. Nel ri-allestimento per la dodicesima spedizione, a due veicoli fu istallato un verricello a comando idraulico posizionato davanti al paraurti e non incassato tra il paraurti e il ponte anteriore come nei quattro allestimenti originali, con un cavo in acciaio da 80 m e tamburo ad innesto diretto sul motore.

Il mezzo fu dotato di pneumatici “mono-traccia” Pirelli Pista PS22 14.00R20, specifiche per il fuoristrada estremo e per gli impieghi militari.

Come prestazioni, la velocità massima raggiungibile su strada era di 100 Km/h e un'autonomia media di 2000 Km circa; capacità di guado di 1,5 m e pendenze superabili del 60%.

 

ALLESTIMENTO

 

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Il telaio aveva una classica geometria a longheroni e traverse, allungato rispetto alla versione industriale. La cabina arretrata ospitava 3 operatori. Ogni veicolo disponeva tra gli assi anteriori e posteriori di due serbatoi di carburante a destra e un quadro elettrico integrato in un cassetto rinforzato sulla sinistra, il quale distribuisce l'energia elettrica prodotta dal gruppo elettrogeno da 15 Kw alle utenze esterne. Nella zona carico erano presenti i moduli abitativi, creati in cassoni rinforzati, ermetici e isolati termicamente, nei quali erano presenti un portello laterale con scaletta d'accesso abbattibile e scorrevole sotto il pianale del mezzo. Il sistema di condizionamento, Webasto e l'apparato elettrogeno erano posti sul retro, insieme alle ruote di scorta. Insieme alla scaletta per l'accesso superiore al mezzo, nel quale vi erano ganci d'ancoraggio per eventuali cinghie ferma-carico.

I camion erano allestiti in quattro configurazioni per rendere il convoglio autonomo: dormitorio, mensa, officina e cisterna. I primi due furono fondamentali per l'alloggio del personale in quanto fu considerato poco sicuro e precario il pernottamento sulle locande locali (sempre che vi fossero stati posti dove passare la notte e mangiare). Nel dormitorio erano presenti sei cuccette e uno scompartimento per i servizi igienici, nella mensa era presente un fornello a tre fuochi, un tavolo da dieci posti, un lavello e una toilette. L'officina mobile comprendeva un banco da lavoro con tutti gli attrezzi necessari alle riparazioni “da campo” e un compressore d'aria. Per l'alloggio del personale meccanico erano previste quattro cuccette e toilette con doccia. Infine, nell'allestimento cisterna, era presente una cisterna supplementare di gasolio da 4000 l, sufficiente a rendere autonomo il convoglio per ulteriori 4000 Km circa; lo stesso mezzo era utilizzato per il trasporto dei pezzi di ricambio.

Nella dodicesima spedizione vennero utilizzati solamente gli allestimenti mensa e dormitorio; per la ripresa del servizio furono necessari importanti revisioni e aggiornamenti, quali pulizia, verniciatura interna, ripristino dell'impianto elettrico e degli elettrodomestici e sanitari. Esternamente, i Webasto furono aggiornati e dotati di bypass interno per il pescaggio del gasolio, senza la necessità di costanti rabbocchi. La famosa e distinguibile vernice arancione (scelta in quanto ad alta visibilità e “neutrale” per tutti i paesi) fu rinnovata con migliori caratteristiche di resistenza termica e meccanica.

Per quanto riguarda le misure, la lunghezza era di 9 m per una larghezza di 2,5 m e un'altezza (senza carico addizionale) di 4 m. L'altezza da terra era di 0,31 m e il passo misurava 4 m x 1,38 m. A pieno carico, scaricava a terra 18 t.

 

 

 

Video documentario consigliato: https://www.youtube.com/watch?v=Mi91kdgbgbE

 

http://www.overland.org/chi-siamo/mezzi/i-musoni-33030.html

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Overland

 

http://www.construction-engine.com/bf8l513c280330hp.html

Modificato da Rommel
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articolo molto interessante. concordo con la vergogna di sostituire i musoni con quelle lattine, come nell'ultima edizione, dove usano dei SUV WV. piuttosto, volevo chiedere... ma i carabinieri del Tuscania affidati come scorta, erano armati?

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No lo escludo, considerando che il convoglio attraversava paesi soprattutto non allineati con l'Italia e con rapporti ancora peggiori con l'Europa, armi a bordo avrebbero potuto essere fraintese :) Leggendo ho visto che i carabinieri volontari alla causa umanitaria svolgevano ruoli di navigazione e guida, data la loro esperienza in situazioni politico-geografiche diverse e il loro addestramento in territori climaticamente ostili

Modificato da Rommel
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