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Foxbats over Dimona, un piano sovietico contro Israele


Simone

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Secondo una teoria storica apparsa di recente, i dirigenti del PCUS degli anni '60 avevano un pessimo rapporto con lo stato di Israele e soprattutto con Menachem Begin. A quanto pare Begin era stato arrestato all'epoca delle purghe di Stalin insieme con milioni di altre persone e sottoposto a dure violenze dall'allora NKVD e spedito in un Gulag, da dove sarebbe incredibilmente poi uscito, mostrando una resistenza psicofisica fuori dal comune, godendo di un'amnistia -se non ricordo male quando Stalin si alleò con USA e Gran Bretagna e diede l'assenso alla costituzione di un esercito polacco formato da cittadini polacchi detenuti nell'URSS. Dato che diversi membri apicali del PCUS erano stati ufficiali della NKVD, sapere che un ex prigioniero, che aveva un fascolo lungo un chilometro e mostrava un odio profondo verso il Partito, il comunismo e la Russia, era diventato politico importante in israele aveva suscitato molta preoccupazione, dato che Begin avrebbe promesso, nel corso di un interrogatorio dell'NKVD, di vendicarsi prima o poi contro l'URSS ed aveva fama di persona che manteneva sempre le promesse.

Insomma, il PCUS pensava che il programma nucleare israeliano, i cui progressi già negli anni '60 non erano trascurabili, era stato messo su con lo scopo di fare una guerra contro l'URSS proprio da Begin come mezzo per tenere fede alla sua promessa e di far morire più Russi possibile in un "muoia Sansone con tutti i Filistei" (da notare, esisterebbe,secondo rumors che sono usciti pochi anni fa- un piano dell'IDF chiamato opzione-Sansone che non è noto cosa preveda,ma fa riflettere).

In una drammatica riunione del Comitato Centrale, in cui ebbero la loro influenza anche i profili psicologici di Begin fatti da illustri accademici delle scienze, si decise che l'URSS doveva agire subito e pare che la Guerra dei Sei Giorni sia stata architettata proprio con lo scopo di far sparire Israele prima che assemblasse e lanciasse le sue testate contro Mosca,cosa data oramai per certa, con un piano in verità piuttosto macchinoso.

Ancora, quando sembrò che le armate siriane fossero in grave difficoltà e che la Siria stessa rischiasse di essere travolta, il PCUS arrivò a considerare la possibilità di un intervento diretto contro Israele; secondo la testimonianza di un ex fante di marina sovietico, gruppi di volontari fra gli equipaggi delle navi sovietiche di stanza nei porti siriani avrebbero dovuto fare uno sbarco di sorpresa ad Haifa, con lo scopo di conquistare una testa di ponte (come?) e di attirare più unità israeliane possibile, mentre dei paracadutisti- anche se non è noto come i lenti aerei ad elica di trasporto avrebbero potuto arrivare fino in Israele- avrebbero occupato diversi punti chiave, in attesa che una forza di terra, più o meno numerosa si fosse fatta strada attraverso l'Iran e l'Iraq e si ricongiungesse con questi avamposti. In caso di respinta degli attacchi, si prevedeva l'impiego di armi nucleari tattiche per rompere il fronte ed arrivare fino a Dimona prima che le testate diventassero operative.

Questo folle piano non fu messo in opera per la pronta reazione americana, in quanto la Sesta Flotta si diresse senza esitazioni verso le acque israeliane e lo stesso Kissinger disse senza mezzi termini che non c'era nessuna intenzione di iniziare le ostilità contro le forze sovietiche nell'area,ma che era intenzione degli Stati Uniti soccorrere il loro alleato non solo a parole e/o con l'invio di materiale bellico.

La situazione,pare, si stemperò quando emerse che la posizione "sansoniana" di Begin non era condivisa dalla maggioranza dei politici israeliani e che egli da solo non aveva, nè avrebbe avuto, la possibilità di disporre a piacimento dell'arsenale atomico con la stella di Davide e che gli USA avrebbero esercitato un'azione, in futuro, di moderazione, se così si può dire, sui politici israeliani.

C'è da dire ancora che da allora in URSS cominciarono a circolare di nuovo opuscoli ed altro materiale antisemita e le relazioni fra i due Paesi restarono sempre molto tese, Ironicamente,il coriaceo Menachem Begin sopravvisse all'URSS e si può dire che abbia mantenuto la sua promessa di "vederla sparire", anche se, una volta che la sua bestia nera non ci fu più, le sue condizioni di salute peggiorarono rapidamente, come se , si disse, avesse perso il motivo per cui vivere, fino alla morte il 9 Marzo 1992

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Opzione Sansone non dovrebbe essere il nome in codice per l'uso di armi nucleari ? Avevo letto così in qualche vecchia pubblicazione ma non so se i riferimenti fossero affidabili

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Insomma, il PCUS pensava che il programma nucleare israeliano, i cui progressi già negli anni '60 non erano trascurabili, era stato messo su con lo scopo di fare una guerra contro l'URSS proprio da Begin come mezzo per tenere fede alla sua promessa e di far morire più Russi possibile in un "muoia Sansone con tutti i Filistei" (da notare, esisterebbe, secondo rumors che sono usciti pochi anni fa, un piano dell'IDF chiamato opzione-Sansone che non è noto cosa preveda, ma fa riflettere).

 

Non mi pare che Begin, negli anni immediatamente antecedenti alla 'Guerra dei Sei Giorni', avesse un potere politico tale che gli consentisse l' accesso all' impiego di armi nucleari ..... cosa che avrebbe potuto giustificare uno dei tanti attacchi di paranoia che, a quei tempi, affliggevano l' Unione Sovietica .....

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Mah, in effetti solo Begin avrebbe potuto dire come stavano le cose,ma è morto e non sembra che ci siano dei diari o delle sue memorie in cui abbia scritto le sue intenzioni su questo fatto. Ora, che quest'uomo duro, forse un po' troppo in fretta dimenticato, sia stato prigioniero politico dell'URSS di Stalin è un fatto accertato, ci sono i verbali degli interrogatori, dove non era mai passivo e davvero è credibile che abbia minacciato di far sparire prima o poi i suoi persecutori,come sono vere le violenze psicofisiche subite, e si sa che Begin è stato davvero un uomo fuori del comune, idealista e, bisogna dirlo, capace di scatti d'ira titanici e di portare rancore ad oltranza. Non so quanto fossero lontani dal vero gli psicologi dell'Accademia delle Scienze quando dicevano che era nelle sue corde l'ordinare un attacco contro l'URSS,ma è altrettanto vero che in Israele, ed anche nel governo di Gerusalemme, non tutti erano Begin e non tutti volevano diventare emuli di Sansone, cosa che anche i membri del PCUS, comunque politici navigati, non potevano non sapere o dedurre. In più ,se anche ci fossero state le bombe -e sembra che i primi ordigni funzionanti siano stati formalmente consegnati all'IDF solo dopo il 1970- all'epoca mancavano i vettori per minacciare l'Unione Sovietica, a meno di non ricorrere a missioni aeree di sola andata (ma avrebbero trovato dei piloti disponibili?).

Temo che la realtà sia un'altra, i burocrati anziani del PCUS, chiusi nei loro uffici dorati, avevano deciso, con il loro senso di onnipotenza, che Israele non doveva più esistere ed hanno provato a schiacciarlo,ma Israele non si è fatto schiacciare, in fondo sembra un po' una storia biblica anche questa

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  • 6 anni dopo...

A distanza di diversi anni ci sono alcune novità relativamente alla inimicizia fra URSS e Israele; secondo alcuni storici, anche lo stesso incidente di Chernobyl potrebbe essere legato ai rapporti difficili fra i due Paesi. Da quello che, nel corso degli anni, è emerso faticosamente, le autorità sovietiche in materia di sicurezza nucleare avevano ricevuto inquietanti informazioni secondo le quali era possibile che Israele potesse, con incursioni di "commandos" o attacchi aerei, ripetere contro l' URSS quanto fatto con successo contro il reattore iracheno "Osirak" . Da qui la necessità di sviluppare una procedura di spegnimento rapido anche in caso di distruzione delle linee elettriche che normalmente fornivano l' energia per far operare le pompe del refrigerante e la necessità di compiere esperimenti pericolosi come quello da cui scaturì l'incidente.

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Bella storia, peccato che quello di Chernobyl non era (o meglio non avrebbe dovuto essere) un esperimento pericoloso e azzardato: era un normale (e previsto) test per ottenere l’omologazione dell’impianto (mai ottenuta e più volte rimandata perchè il test era stato ripetutamente fallito) e per fretta fu condotto malissimo, non rispettando le corrette procedure e bypassando i sistemi di sicurezza del reattore, contando su un sistema di spegnimento di emergenza che però non poteva funzionare a causa di un difetto di progettazione delle barre di contenimento, che avevano la punta in grafite (che accelera la reazione nelle fasi iniziali dell’inserimento).

Ciò che si voleva fare era di verificare il comporamento in caso di guasto elettrico che avvenisse a bassa potenza e cioè che le turbine, non più alimentate dal vapore prodotto dalla reazione nucleare, potessero alimentare le pompe di raffreddamento con la loro inerzia, dando tempo ai diesel di emergenza di accendersi e di alimentarle a regime. Peccato che il reattore fosse ormai "inquinato" dallo Xeno per una inappropriata gestione della potenza nelle ore precedenti: nonostante fosse già cominciata la progressiva riduzione di potenza, il test fu rimandato di qualche ora a causa di una imprevista richiesta di energia dell'ultimo minuto, col risultato che il reattore operò per troppe ore in condizioni non ottimali (che per l'appunto portarono alla produzione di Xeno che frenava la reazione nucleare).

Quindi, quando inserirono le barre di contenimento previste per farlo andare al minimo, la potenza si ridusse troppo. A quel punto, nonostante la potenza troppo bassa (con conseguente necessità di annullare tutto e riportare il reattore lentamente a regime), nel tentativo (fallito) di riportarla al valore richiesto di 700 megawatt estrassero quasi tutte le barre di contenimento e iniziarono il test fermando le pompe...Follia, perchè una volta bruciato lo Xeno, la reazione andò fuori controllo in pochi secondi e l'inserimento delle barre fatta all'ultimo minuto agì praticamente da detonatore, perchè le barre si bloccarono nelle guide ormai deformate per l'eccessivo calore, con la sola parte di grafite inserita .

E’ una cosa un po’ complicata, ma gli israeliani non c'entravano un granchè con queste procedure di sicurezza di un impianto nucleare.

D’altra parte l’Unione Sovietica non era l’Irak e non vedo perchè Israele avrebbe dovuto attaccare Chernobyl.

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Non dimentichiamo che nei primi anni '80 Menachem Begin era all' apice della cariera politica e, per certi aspetti comprensibilmente, nell' URSS esisteva il timore che le tattiche che avevano funzionato così brillantemente funzionato nel caso dell' attacco al reattore "Osirak" potessero essere replicate contro le numerose centrali nucleari situate a Ovest degli Urali in caso di conflitto. Anche se non condotto da piloti israeliani, un attacco, eventualità certamente remota, ma non impossibile in caso di conflitto aperto, all' impianto di Chernobyl avrebbe  potuto essere condotto usando tecniche messe a punto dagli Israeliani. Dunque, almeno in una certa misura, si può dire che fra le cause remote dell' incidente nucleare c'è l' attacco al reattore Osirak - azione che, col senno di poi, ha probabilmente evitato che Saddam Hissein usasse armi nucleari-

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Io eviterei di insistere con queste paranoie: un cacchio di reattore deve essere raffreddato in caso di guasto elettrico, per il quale ci possono essere decine di cause che vanno al di là del sabotaggio o del bombardamento avversario.

I diesel sono lì apposta e devono poter evitare il peggio (anche col reattore al minimo) o sono comunque cavoli amari, come hanno verificato a loro spese anche i giapponesi a Fukuschima, anche se loro ovviamente avevano reinserito tutte le barre di controllo prima dell'arrivo dello Tsunami.

E poi di che tecniche messe a punto dagli israeliani parliamo?! Per la cronaca, gli israeliani infilarono 16 bombe da una tonnellata direttamente nella struttura del reattore irakeno (ancora non caricato di materiale fissile): con un attacco del genere condotto contro un reattore operativo ti ritrovi con il nocciolo distrutto e a quel punto te ne frega assai di far funzionare le pompe di raffreddamento in condizioni di emergenza (scopo del test a Chernobyl).

Insomma quel test di omologazione si voleva farlo a prescindere dalle minacce israeliane o di chicchessia...ecco, magari sarebbe stato meglio farlo senza un reattore "ingolfato" dallo xeno e con le barre di controllo estratte.

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 Si fa cenno alle preoccupazioni del KGB per eventuali attacchi contro le centrali nucleari nel libro di  Sergej Plokhy, Chernobyl. Storia di una catastrofe, traduttori Rosa Prencipe e Caterina Chiappa, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2019

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Si forniscono prove che il test fosse legato alle preoccupazioni di un bombardamento stile Osirak? Della serie se qualcuno non mette una bomba nella centrale elettrica chi se ne frega dei guasti che possono capitare per mille altri motivi? Anche i giapponesi hanno messo i diesel a Fukushima perchè pensavano alle bombe russe? E in tutte le altre centrali i test di sicurezza li fanno pensando a sabotaggi e bombe, oppure spaziano tra qualche migliaio di scenari di emergenza diversi?

No, perchè è pacifico che si pensi che una centrale nucleare possa essere un obiettivo, ma da qui ad affermare che si è definito un "pericoloso" test con lo scopo di far fronte a un attacco ce ne passa.

Poi, se vuoi proteggere un reattore dagli attacchi aerei gli fai un bel "cappotto" di cemento armato, mentre tutto a Chernobyl, dall'edificio di contenimento, al principio di funzionamento e alla progettazione delle barre di contollo, era volto a risparmiare soldi e non certo ad evitare le bombe israeliane.

Comunque, se proprio vogliamo, il KGB fu più impegnato a nascondere all'opinione pubblica i difetti del reattore (in particolare quello alle barre di controllo) piuttosto che a proteggerlo dagli attacchi esterni.

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14 hours ago, Flaggy said:

Poi, se vuoi proteggere un reattore dagli attacchi aerei gli fai un bel "cappotto" di cemento armato, mentre tutto a Chernobyl, dall'edificio di contenimento, al principio di funzionamento e alla progettazione delle barre di contollo, era volto a risparmiare soldi e non certo ad evitare le bombe israeliane.

Esatto

mancava il tetto perché rmbk digeriva molti materiali e i Sovietici avevano un cambio combustibile frequentissimo per poter usare il materiale per scopi militari (che strano lol).

Credo che il sistema di diverse altezze delle barre dipendesse anche dalla possibilità di usare materiali diversi.

Quindi gru e niente copertura

Non a caso nel post chernobyl le assicurazioni delle centrali in altri paesi non riuscirono ad alzare i premi perché si dimostrò che un edificio armato, configurazione standard in altri paesi, avrebbe ridotto in maniera consistente le conseguenze.

La storia è ottima per un bel Fanta triller, ma solo per quello.

Gli israeliani sono un popolo dal pragmatismo notevole e non si fanno problemi ad attaccare chi ritengono una minaccia, ma esclusivamente nel loro circondario di nemici "storici" che sono di dimensioni e pesi ben diversi dal URSS. (se si vuole buttare un sasso nello stagno magari la vicenda uss liberty è più interessante di chernobyl)

Modificato da nik978
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Nel 2006 gli storici Isabella Ginor e Gideon Remez pubblicarono questo articolo: The Spymaster, the Communist, and Foxbats over Dimona: The USSR's Motive for Instigating the Six-Day War ( Israel Studies , Vol.11 n° 2, Summer 2006, pag. 88-130) . Gli autori, storici, non politici militanti che potrebbero essere stat influenzati da idee preconcette, che hanno avuto accesso a documenti personali di protagonisti della politica israeliana di quegli anni difficili e a documenti desecretati dell' ex URSS, hanno raggiunto le conclusioni che:

-) L' URSS istigò l' allora Repubblica araba Unita, in particolar modo l' Egitto di Nasser, ad attaccare Israele affinché quest'ultimo non potesse possedere un proprio arsenale nucleare:

-) che questo piano originò dopo che una fonte qualificata in Israele - possibilmente lo stesso Direttore del Mossad- disse al segretario del Partito comunista Israeliano esplicitamente, contraddicendo  la consueta politica di "ambiguità", che Istaele era finalmente in procinto di assemblare ordigni termonucleari e d acquisire vettori - in dettaglio, missili di produzione francese a media gittata- in grado di "raggiungere Mosca"

-) durante la guerra sommergibili sovietici con armi nucleari a bordo, navigavano al largo del delta del Nilo, in grado di colpire obiettivi in Israele non appena da Mosca fosse arrivato tale ordine, in reazione ad un eventuale primo impiego di armi nucleari da parte israeliana

-) il sorvolo del complesso di Dimona da parte di almeno un prototipo di Mig25 da ricognizione con equipaggio sovietico era propedeutico ad un attacco aereo ed attuato con lo scopo di indurre fra i responsabili della Difesa israeliani una tale preoccupazione da indurli a lanciare essi stessi un attacco "preventivo" contro i Paesi arabi (cosa che in effetti successe)

-) il macchinoso piano dell' URSS fu rovinato dall' eclatante successo degli attacchi aerei contro gli aeroporti egiziani, che colpirono duramente , fra gli altri, i velivoli incaricati di attaccare il complesso di Dimona.

Immagino che ci saranno molte obiezioni a queste conclusioni, ma gli autori hanno, con una ricerca difficile, raccolto diversi elementi di prova: Dagli stessi archivi del Ministero degli esteri dell' ex URSS è stato trovato un memorandum nel quale vi è scritto che il Segretario del Partito Comunista Israeliano, Moshe Sneh, comunicò il 13 Dicembre 1965 all' ambasciatore dell' URSS in Israele di avere avuto una conversazioneprivata con Isser Harel, l' intelligentissimo fondatore dello "Shin-Bet" e in quegli anni consigliere in materia di sicurezza del Premier Levi Eshkol, il quale gli avrebbe rivelato che Israele era in procinto di realizzare ordigni nucleari. Gli avrebbe fatto questa confessione, in stridente contrasto con la politica ufficiale, affinché Mosca smettesse di minacciare, oggi diremmo "bullizzare" Israele. A mio avviso, è uno scenario credibile, perché già nel 1956 l' URSS aveva minacciato Israele, insieme con Francia e Gran Bretagna di colpirlo con missili balistici qualora non si fosse ritirato dal Sinai e ciò aveva comportato un notevole senso di frustrazione a Tel Aviv; è quindi ragionevole pensare che Harel abbia inteso, con una tattica che gli Anglosassoni non comprendono, ma che nella nostra cultura è ben presente, "parlare a nuora affinché suocera intenda". 

 

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