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L'italia e la II guerra mondiale


Ospite galland

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Ospite galland

Riporto integralmente l’articolo dell’Ammiraglio Gino Birindelli pubblicato nel 1998 sul quarto numero di “Limes – Rivista italiana di geopolitica”.

 

Al di là di accordi o differenze sulle tesi espresse ritengo l’articolo utile per aprire una riflessione sul significato per l’Italia della II guerra mondiale.

 

Vorrei altrimenti spendere qualche parola sul Birindelli politico. Nel 1978 Egli, con altri Deputati e Senatori del MSI ne uscì per una breve stagione politica: quella di Democrazia Nazionale.

 

Personalmente ritengo quell’esperienza importante per un motivo: uno dei limiti da, meditare come tale, del discorso politico italiano è stata quella di una sinistra rappresentata dal comunismo e di una destra dal neofascismo. Orbene Democrazia Nazionale, che anticipava temi e proposte della futura Alleanza Nazionale, seppur votata alla sconfitta – i tempi non erano ancora maturi per tale passo – avevano la pregnanza di voler creare in Italia una destra svincolata da quel retaggio.

 

Il Birindelli politico aveva dunque coraggio e lungimiranza non inferiori a quelle del soldato.

 

Spenderò poi qualche parola sul significato che attribuisco a questi tragici eventi storici.

 

 

CHE COSA AVREMMO DOVUTO FARE L'8 SETTEMBRE

 

di Gino Birindelli

 

 

L'armistizio del 1943 ha dimostrato l'inaffidabilità dell'Italia. Di questo giudizio morale paghiamo ancora le conseguenze. L'alternativa era di perdere bene', lasciando il Sud agli angloamericani e creando un regno del Nord con capitale Torino.

 

 

L'8 settembre 1943 l'Italia non ha perso l'onore militare, come si tende a far credere. Ha perso l'onore politico. Se ancora oggi soffriamo di una crisi di credibilità internazionale è perché per due volte in un quarto di secolo, nella prima come nella seconda guerra mondiale, abbiamo abbandonato l'alleato liberamente scelto. Non per colpa o per decisione delle forze armate, che furono mandate a morire in una guerra sbagliata nei tempi e nei modi, ma per l'incapacità e per la mancanza di cultura militare della nostra classe dirigente. Se ancora oggi l'Italia è considerata politicamente inaffidabile, la causa sta nel tradimento dell'8 settembre.

 

Vorrei qui esporre sinteticamente la mia tesi: l'armistizio di Cassibile era evitabile. L'alternativa sarebbe stata di spostare la capitale a Torino, di costituire un regno del Nord. Attestandoci subito sulla Linea gotica, avremmo continuato una guerra comunque persa ma che si poteva ancora perdere bene. Avremmo fatto la fine della Germania e del Giappone, che, vista nel lungo periodo, non è stata certo una brutta fine. Ma avremmo salvato l'onore politico e oggi saremmo considerati in campo internazionale per quello che effettivamente siamo.

 

 

Una guerra sbagliata

 

Ma come si arrivò a quell'immensa assurdità di ordine politico, militare, morale che va sotto il nome di «8 settembre»? Occorre considerare l'errore di base compiuto da Mussolini il 10 giugno 1940, quando portò l'Italia in guerra perché temeva che i tedeschi l'avrebbero vinta rapidamente da soli e noi non avremmo potuto partecipare alla divisione delle spoglie. La totale mancanza di cultura della guerra nelle gerarchie politiche e militari, in tutto il popolo italiano, portò a sbagliare la strategia bellica. Mussolini decise di puntare tutto sulla vittoria tedesca, quella guerra cioè nella quale non avremmo dovuto impegnare né un uomo né una bicicletta, se fossimo stati saggi. Le nostre sfiancate forze armate, invece di concentrarsi sull'espulsione dell'Inghilterra dall'Egitto e della Francia dalla Siria, come i nostri interessi suggerivano, il mondo islamico auspicava e il gran muftì di Gerusalemme invocava, furono impiegate delittuosamente in Francia, in Grecia, in Jugoslavia, in Russia e per un poco anche in Libia.

 

Inoltre il nostro strumento militare era vecchio per tecnologia e forme di impiego. Invece che alle migliaia di carri armati si tendeva ai «milioni di baionette». Il supporto logistico era assolutamente insufficiente, così come l'addestramento, la preparazione alla guerra — visto che da noi guerra è sinonimo di peccato mortale e che si può fare solo per finta.

 

Invece di fare la nostra guerra, combattemmo dunque la guerra tedesca. Con il risultato che i tedeschi dovettero correre a salvarci in Grecia. Ciò li portò a un ritardo fatale nell'invasione della Russia. Questo non ce lo perdonarono mai e dal loro punto di vista avevano ragione.

 

Nella primavera del 1943 divenne chiaro a tutti che la guerra era persa. Gli italiani volevano uscirne al più presto. Ma non si accorgevano di non poterne uscire perché per i tedeschi noi eravamo l'avamposto meridionale del loro ridotto. Dopo averci salvato dalla disfatta nei Balcani, dopo essersi svenati per noi, volevano almeno utilizzare il nostro territorio come scudo del loro. La svolta di Stalingrado indicava anche all'Italia l'assoluta necessità di adottare una strategia analoga: costituire un ridotto di resistenza estrema per «perdere bene» ed eventualmente trattare un'uscita dignitosa dal conflitto.

 

Il 25 luglio il Gran Consiglio, con una decisione ambigua, criptica, aveva posto termine alla guerra fascista, orientata in base all'ideologia, e aperto la possibilità di una guerra nazionale, guidata da una politica che tenesse finalmente conto dei nostri interessi. Il popolo italiano, nella sua ingenuità, interpretò la fine del fascismo come la fine della guerra. Come se, per fare un parallelo medico, noi essendo affetti dalla peste, decidessimo di guarirne. Ciò che non si può fare. Per guarire, non basta decretare la fine della malattia, bisogna curarla. Noi saremmo potuti uscire dalla guerra solo in accordo con i tedeschi, che non avevano però alcuna intenzione di lasciarci andare. Per loro l'Italia era troppo importante nella difesa della patria minacciata dai russi e dagli anglo-americani.

 

La scelta di negoziare in segreto l'armistizio con Stati Uniti e Inghilterra fu un gravissimo errore appunto perché frutto di un'analisi irrealistica della situazione strategico-militare. Responsabili ne furono, d'intesa con il re e con Badoglio, i dirigenti dei partiti antifascisti che vollero conquistare il potere sulla base di una resa concordata con gli Alleati, senza rendersi conto che i tedeschi non ci avrebbero dato via libera. L'8 settembre fu un colpo di Stato dei partiti antifascisti, legittimato dagli Alleati e consenziente il re. In termini attuali, lo potremmo definire il padre di tutti i " ribaltoni' .

 

Si è cercato poi di trasferirne la responsabilità alle forze armate. Anche qui, si è dimostrata una totale incultura militare. Che cosa avrebbero potuto fare i nostri soldati, se i vertici dell'Esercito, della Marina e dell'Aviazione furono tenuti rigorosamente all'oscuro delle decisioni fino a poche ore prima del proclama di Eisenhower? In quelle condizioni non era materialmente possibile impartire alcun ordine sensato. Forse i nostri capi militari di allora avrebbero potuto disobbedire al re, cui erano peraltro legati dal giuramento. E il giorno in cui i militari dicono no ai capi politici siamo alla repubblica (o al regno) delle banane. In realtà, sia pure mandati al massacro in condizioni spaventose e per combattere una guerra che non era la nostra ma quella tedesca, i nostri soldati si sono battuti eroicamente, guadagnandosi il rispetto di tutti. Non si può certo dir questo dei nostri leader politici.

 

 

L'alternativa: il regno del Nord

 

Dopo Stalingrado, una volta stabilito che la guerra era persa, l'Italia avrebbe dovuto orientare tutte le rimanenti risorse alla costituzione di un regno del Nord. Tanto Vittorio Emanuele III che Badoglio erano perfettamente consci delle difficoltà estreme di qualsiasi operazione di sganciamento, che richiede attentissima pianificazione ed attuazione, da regolare solo secondo i canoni della guerra. Tanto il re che il capo del governo sapevano che la situazione militare non permetteva di uscire dalla guerra senza i tedeschi o senza il loro consenso e che fino a quando questo consenso non fosse maturato — e anzi per farlo maturare — era indispensabile attuare una ritirata strategica di ampie dimensioni (come fece la Russia di fronte all'offensiva tedesca del 1941, attestandosi sulla linea Leningrado-Mosca-Stalingrado, per bloccare il nemico e poi ripartire). Insieme al rientro in patria di tutte le truppe dislocate fuori confine, ciò avrebbe consentito di:

 

• rendere meglio difendibile il ridotto da cui trattare l'uscita dalla guerra;

 

• scaricare sugli anglo-americani avanzanti l'onere di nutrire i circa 30 milioni di concittadini che erano ridotti alla fame;

 

• mantenere l'unità spirituale della nazione, poiché sarebbe stato del tutto evidente che tale operazione non significava un abbandono di parte della penisola e degli italiani che vi abitavano, ma un modo efficace per ridurre l'impatto dell'andamento delle operazioni belliche fino ad allora sconsideratamente effettuate;

 

• salvare l'onore politico della nazione;

 

• risollevare lo spirito delle forze armate, mai debellate e pur tuttavia del tutto sfinite da un impiego dettato da considerazioni ideologiche piuttosto che politico-militari.

 

Il re aveva certamente pensato a un'ipotesi di questo genere. Documenti ufficiali ci informano, ad esempio, che il 5 agosto 1943, all'incontro italo-tedesco di Tarvisio in cui cercammo di convincere i nostri alleati dell'insostenibilità della situazione della penisola, i tedeschi si dissero pronti a inviare sedici divisioni per difenderci dall'invasione angloamericana. Queste avrebbero potuto, insieme alle nostre residue forze, contribuire alla difesa di un costituendo regno del Nord. Avremmo dovuto attestarci subito sulla Linea gotica. Invece il re e Badoglio, sulla spinta dei partiti antifascisti e degli Alleati, si illusero di trasferire per breve tempo la capitale al Sud, credendo che gli anglo-americani li avrebbero presto riportati a Roma. Ma questo non era l'interesse degli Alleati e meno che mai dei russi e dei loro agenti in Italia, i comunisti di Togliatti.

 

La difesa del ridotto settentrionale era dunque la sola opzione tecnicamente e politicamente giusta. Certo, il re avrebbe poi dovuto abdicare, una volta persa la guerra. L'Italia avrebbe subìto condizioni di pace pesantissime, ma forse meno pesanti di quelle sopportate in seguito al tradimento dell'8 settembre.

 

La strada giusta fu d'altronde seguita da un gruppo di soldati, la Decima Mas. Gli uomini del comandante Borghese realizzarono in essenza il concetto del 'regno del Nord' e difesero il nome, il suolo e la gente italiana, in particolare in Istria dove si fecero trucidare lottando contro i titini in piena indipendenza dalla Repubblica Sociale Italiana, alla cui ideologia intesero rimanere del tutto estranei.

 

Ma non si arrivò alla costituzione del regno del Nord perché ad esso erano contrari gli Alleati, le forze politiche antifasciste, e coloro che legavano il destino della nazione a quello della monarchia. Quanto agli Alleati, in particolare agli inglesi, essi avevano speso enormi risorse per una ben orchestrata guerra psicologica che aveva portato gli italiani a diventare acerrimi nemici degli alleati tedeschi. Essi accentuarono la pressione sugli italiani con i bombardamenti, facendo loro sperare di salvarsi con una resa incondizionata. In realtà non salvammo nulla. La guerra continuò più dura di prima, scoppiò una guerra civile fra italiani, e alla fine della guerra i vincitori non ci lasciarono nulla: né Istria né Dalmazia, né Briga né Tenda, né Dodecanneso né Libia, né Etiopia. L'Alto Adige non ce lo tolsero perché non sapevano a chi darlo.

 

 

Conclusione

 

L'8 settembre non fu una conseguenza del 25 luglio. Fu semmai una stupida riedizione del 10 giugno. Allora entrammo in guerra in nome di una ideologia — il fascismo. L'8 settembre cercammo di uscirne in nome di un'altra ideologia — l'antifascismo. In nessuno dei due casi tenemmo conto degli interessi concreti della nazione.

 

È perfettamente normale e giusto che le forze armate di una nazione combattano e muoiano sul campo di battaglia per il bene della patria, ma non è né normale né giusto che esse vengano fracassate in nome di un'ideologia e poi mandate definitivamente al massacro in nome di un'altra ideologia, come è stato il caso dell'Italia tra il 1940 e il 1943. Ed è profondamente ingiusto che esse vengano poi dichiarate responsabili del loro totale sfinimento e sfascio, frutto della sciagurata gestione politica e della mancata reazione dell'alta dirigenza militare.

 

Oggi paghiamo ancora il prezzo di quella tragedia. La vicenda di Maastricht è il migliore esempio di come i nostri partner europei diffidino tuttora di noi e per questo intendano imporci severe norme di comportamento. Ciò non sarebbe accaduto con il regno del Nord, che era l'unico modo per non perdere la faccia e per sfatare il mito dell'inaffidabilità italiana.

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Ti ringrazio per l'interessante articolo dell'Ammiraglio Birindelli che non conoscevo, come ignoravo la sua originale posizione, degna di attenta riflessione, sugli avvenimenti dell'8 settembre 1943.

 

Sul politico concordo in gran parte con la Tua valutazione, anche se ritengo che l'Amm. Birindelli, uomo notoriamente dotato di una fortissima personalità (e lo ha sempre dimostrato in tutta la sua vita) avrebbe dovuto cercare, con maggiore flessibilità, di condurre la sua battaglia, all'interno dell'allora MSI e non contribuire (forse, inconsapevolmente?!) a dar vita ad un'operazione politica, dal sapore trasformistico.

 

Comunque, in realtà, come ben dici, i tempi non erano maturi né, probabilmente, all'interno del MSI, né, sicuramente, all'esterno!

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Ospite galland

A proposito dell'effemira esperienza di Democrazia Nazionale credo utile citare una notizia fornita da Sandro Baldoni nel suo lavoro "Due volte Genova": uno deifinanziatori di DN fu Silvio Berlusconi. Notizia della cui attendibilità non dubito e che, in un certo modo, lumeggia sul percorso politico del Cavaliere.

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Ospite intruder

Come ti ho detto ieri al telefono, Birindelli è caduto moltissimo nella mia considerazione, dopo aver letto questo articolo. Non sempre essere stato un buon soldato fa di te un buon politico.

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Ospite galland

Per me l'ipotesi di Birindelli, e a sua visione degli eventi storici, hanno più di un motivo di critica - e di critica sostanziale, aggiungo - ma almeno rappresenta un'ipotesi ... L'abbozzo, non privo peraltro di motivi geopolitici interessanti, di una politica.

La classe politica e militare in trentotto mesi di guerra non ebbero il minimo guizzo ...

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Ospite intruder
La classe politica e militare in trentotto mesi di guerra non ebbero il minimo guizzo ...

 

 

Sbagli, lo ebbe e come il guizzo! Devi vedere le botte che hanno fatto a Pescara per imbarcarsi sulle navi che li dovevano portare al sicuro dagli angloamericani.

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Volendo prescindere dal famoso assunto che la Storia non si fa con i "se", è da rilevare che qualsiasi ipotesi del genere e, quindi, anche quella prospettata dall'Amm. Birindelli che, "ictu oculi", mostra parecchi lati deboli, come anche aspetti d'interesse, non è comunque liquidabile a priori, non solo perché, ovviamente, non ha potuto avere il riscontro della verifica storica, ma anche perché, nella nostra mente, albergano, profondamente anche se inconsapevolmente, le convinzioni acquisite negli anni sulla conseguenzialità degli eventi storici maturati che, a mio avviso, finiscono con influenzare le capacità di valutazione di un qualsiasi altro diverso ragionamento, senza tener conto che la maturazione degli eventi di cui sopra, non sempre ha seguito, anzi, quasi mai ha seguito, un suo filo logico.

 

Ciò premesso, sicuramente, quello che Birindelli chiama, a ragione, l'onore politico e che è anche ciò che, chiaramente, a Lui più preme, si sarebbe salvato.

 

Le conseguenze della sconfitta, per l'Italia, però, a mio avviso, sarebbero state di gran lunga più rilevanti: è indubbio che Germania e Giappone, subirono, in tanti sensi, una punizione ben più devastante di quella inflitta al nostro paese, sia nell'immediato, sia in prospettiva storica.

 

Sulla fattibilità materiale, dal punto di vista militare, nutro fortissimi dubbi, come anche su quella politica.

 

Al di là dell'ammirazione, se non venerazione, e dell'affetto che nutro per il personaggio, penso che si possa, comunque, concordare come questo come ogni altro suo scritto, sia permeato da una dose di viscerale "amor patrio" che, raramente (per usare un eufemismo), a me è capitato di rinvenire in chicchessia.

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  • 1 mese dopo...

Leggo solo ora questo bellissimo articolo, che non avevo mai visto ad opera di un personaggio di qui conosco solo le azioni di guerra. Non conosco nemmeno le vicende politiche dell'MSI perchè mi interessai di politica solo dopo il congresso di Fiuggi.

Da 10 anni però mi documento sulle vicende che precedettero e seguirono della seconda guerra mondiale in Italia e ho trovato nelle cosiderazioni di Birindelli molte delle mie personali conclusioni e ciò mi fa molto piacere. Mi dispiace non potuto conoscere prima questa persona.

 

Se posso aggiungere qualcosa direi che un Regno del Nord ed una sconfitta più dignitosa sarebbe giovato per due motivi:

- se tutto il paese va in guerra è giusto che tutti seguano la stessa sorte: se si vince sono tutti gli italiani che vincono se si perde si perde tutti insieme. Questo sarebbe giovato ad uno spirito nazionale condiviso e ci saremmo lasciati alle spalle il tragico passato, per costruire una democrazia tutti insieme. Tutto ciò avrebbe fatto maturare tutto il paese, invece oggi stiamo ancora dibattendo sui vincitori (che non sono stati di certo dei santi liberatori) e gli sconfitti(alleati dei tedeschi); ancora oggi non sappiamo chi ha fatto cosa durante la guerra civile. Ricordo, perchè è molto importante, che la resistenza nasce in Italia nell'autunno del 1943 e non prima, quindi dopo l'8 settembre. Un Regno del Nord guidato dal Re avrebbe di certo scongiurata o ridotto le dimensioni del conflitto interno.

(Vi ricordo che il Re ha firmato la dichiarazione di guerra assieme al Duce in quanto ne condivideva(parole sue) "la geometrica logica delle motivazioni che spingono l'Italia ad allearsi con la Germania e condurne una guerra parallela")

 

- Se ne fummo usciti come un paese unito e convinto delle scelte fatte ne avremmo giovato in rispetto sia verso gli altri paesi sia verso le forze armate e non in balia del fragile governo badogliano che pensava solo alle vendette invece coordinare uno stato in guerra. Pensate il i primissimi giorni di settembre Badoglio in merito alle accuse di trattare con gli anglo-americani rispose all'ambasciatore tedesco Rahn: "Io sono il Maresciallo Badoglio, uno dei tre più vecchi Marescialli d'Europa. Si Mackesnsen, Petain e io siamo i più vecchiMarescialli d'europa. La diffidenza del Reich nei riguardi della mia persona mi riesce incomprensibile. Ho dato la mia parola e la manterrò. Vi prego di avere fiducia."

La mattina del giorno 8 settembre, poche ore prima della dichiarazione dell'armistizio, il Re disse all'ambasciatore Rahn:"Fino alla fine, continueremo la lotta a fianco della Germania con la quale siamo legati per la vita e per la morte..."

Questi sono i patrioti italiani che ci liberarono dal fascismo al quale bisognava giurare fedeltà!

 

Ufficializzata la resa al HQ di Hitler a Rastenburg Hitler era furibondo:"Un Re e un Maesciallo che hanno mentito spudoratamente. non più tardi di poche ore fa hanno impegnato la loro parola d'onore sapendo che era una falsa. Untradimento simile non ha precedenti nella storia dei popoli. L'Italia è passata al nemico in pieno campo di battaglia!" Era sicuramente un folle ma in questo caso come dargli torto.

 

Sbagli, lo ebbe e come il guizzo! Devi vedere le botte che hanno fatto a Pescara per imbarcarsi sulle navi che li dovevano portare al sicuro dagli angloamericani.

Se è per questo nella frenesia della fuga il Re, Badoglio e gli altri si accorsero di essersi dimenticati a Roma i documenti relativi armistizio firmati. Dovettero successivamente richierdene una copia al comando alleato.

 

L'8 settembre è il nostro peccato originale.

Modificato da Hicks
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Non è nell'8 Settembre il disonore. Non c'è nessun disonore a chiedere un armistizio quando la guerra era chiaramente persa e l'unico esito possibile era la completa distruzione dell'Italia e una peggior posizione politica nel dopoguerra. Il disonore sta nel comportamento del re (uso volutamente la minuscola), nella farsesca fuga di corte e cortigiani in Puglia e nella mancanza di reazione dei capi militari. La cosa da fare era restare a Roma e ordinare al Regio Esercito di combattere. Nel Nord Italia non c'era speranza ma sicuramente i tedeschi non sarebbero rimasti un anno a Cassino. E se gli alleati fossero arrivati con un autunno di anticipo sulla gotica, sarebbero stati loro ad arrivare per primi in Istria, e non i titini: nessun genocidio contro gli italiani e delle frontiere che avrebbero sicuramente incluso Pola e la fascia costiera dell'Istria (Cittanova, Rovigno, ecc..).

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Ospite intruder

La vergogna sta in tutto il comportamento italiano, nel modo in cui fu trattato l'armistizio, nel comportamento ambiguo di Badoglio, nelle troppe esitazioni e ripensamenti a metà che ci furono.

 

Sugli alleati, premesso che la storia non si fa con i se, non mi farei troppe illusioni. Non avevano nessuna intenzione di forzare le mani in Italia perché avevano già deciso lo sbarco in Francia, l'idea di risalire la penisola per far dispetto ai tedeschi non li stuzzicava nemmeno un po' e lo psoso capire, dopo le prime esperienze avute.

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Non è nell'8 Settembre il disonore. Non c'è nessun disonore a chiedere un armistizio quando la guerra era chiaramente persa e l'unico esito possibile era la completa distruzione dell'Italia e una peggior posizione politica nel dopoguerra. Il disonore sta nel comportamento del re (uso volutamente la minuscola), nella farsesca fuga di corte e cortigiani in Puglia e nella mancanza di reazione dei capi militari. La cosa da fare era restare a Roma e ordinare al Regio Esercito di combattere. Nel Nord Italia non c'era speranza ma sicuramente i tedeschi non sarebbero rimasti un anno a Cassino. E se gli alleati fossero arrivati con un autunno di anticipo sulla gotica, sarebbero stati loro ad arrivare per primi in Istria, e non i titini: nessun genocidio contro gli italiani e delle frontiere che avrebbero sicuramente incluso Pola e la fascia costiera dell'Istria (Cittanova, Rovigno, ecc..).

Non ho mai detto che chiedere l'armistizio fu un disonore, attenzione, mi riferisco a come fu gestito tutta la vicenda che ruota attorno a quella data: quella vicenda fu e resta un marchio che ci porteremo avanti per molto molto tempo.

Il Re e Badoglio commisero un'atto di vigliaccheria non solo nei confronti dei vecchi alleati al cospetto del mondo, discutibile fin che si vuole, ma soprattutto nei confronti degli italiani, cittadini e uomini in armi, ai quali fecero pagare sulla pelle l'incoscienza di quella trattativa mal gestita. Si preoccuparono di mettere in salvo solo le loro misere vite cercando di far inserire nel trattato con gli alleati la protezione di Roma: infatti un contingente di paracadutisti americani avrebbe dovuto, secondo il volere del Re, proteggere la città per respingere la reazione degli ex-alleati traditi. Il Generale Taylor, se non sbaglio, comunicò nella notte tra il 7 e l'8 l'impossibilità di eseguire tale azione per l'alta concentrazione delle truppe tedesche nella regione. Tale notizia gettò nello scongerto Badoglio e il Re spingendoli alla fuga.

Per non parlare della triste storia di Mafalda di Savoia, sicuramente dotata di più nobili doti rispetto al padre.

Gli italiani vennero abbandonati da coloro che ritenevano avere la cura per il passato ed invece si comporto peggio e nel momento peggiore in balia dell'invasore a sud e dei tedeschi a nord, che di certo non furono gentili nei confronti del popolo italiano.

Mussolini certamente fu colui che ci portò in quella sciagurata alleanza ma almeno aveva dei valori e la sua parola aveva peso e credibilità.

I quella guerra i sacrifici, gli atti coraggio e l'abnegazione di tutti gli italiani(uomini e donne di ogni arma e non) che sono periti vengono offuscati oggi dal periodo che seguì all'8 settembre. Si, odio quella data perchè è aliena alle doti di Uomini che in quel conflitto fecero ciò che il loro paese gli chiese e subendo le dure conseguenze senza mai risparmiarsi. Ma oggi nessuno ne ha ricordo, perchè secondo voi?

 

Sono certo che fu un periodo difficilissimo ma con quel armistizio e soprattutto gestito in quella maniera l'Italia è stata condannata alla sua futura instabilità generata dalle sue divisioni interne. Oggi, a distanza di 63 anni dalla fine della 2° guerra mondiale non vedo ancora un paese unito e maturo, incapace di affrontare in modo definitivo quel periodo: vivendo di dubbi, supposizioni, alzando bandiere e cori anacronistici. Da quelle vicende abbiano ereditato vecchi rancori e la diffidenza nelle istituzioni.

Molti e importantissimi aspetti sono tutt'ora nell'ombra, volutamente non chiariti, perchè? Vi faccio solo un banale ma simbolico esempio: il diario di Claretta Petacci che doveva essere reso pubblico nel 1995, ovvero dopo 50 anni, e invece l'allora Ministro degli interni un "certo" Napolitano ha prolunagto il periodo di segretezza di altri 15 anni...alla fine è solo un diario, che male potrebbe fare?

 

EDIT: Quoto Intruder, aggiungo solo che lo sbarco in Francia fu una seconda scelta in quanto Churchill voleva lo sbarco in Jugoslavia che poter frenare il dilagare dell'armata Rossa. Non mi ricordo precisamente i fatti ma so che Stalin spinse perchè gli angloamericani sbarcassero nella Francia meridionale.

Modificato da Hicks
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Ospite intruder
EDIT: Quoto Intruder, aggiungo solo che lo sbarco in Francia fu una seconda scelta in quanto Churchill voleva lo sbarco in Jugoslavia che poter frenare il dilagare dell'armata Rossa. Non mi ricordo precisamente i fatti ma so che Stalin spinse perchè gli angloamericani sbarcassero nella Francia meridionale.

 

A quanto ricordo di aver letto io, Churchill tentò in ogni modo di evitare l'apertura di un secondo fronte in Francia temendo un'altra Dieppe. Lo sbarco nei Balcani (a volte Grecia, altre la Iugoslavia), era proposto in quest'ottica, anche se poi in seguito si è cercato di passarla come la trovata di un grande statista che voleva avvalersi del forte esercito partigiano di Tito (un'altra balla della seconda guerra mondiale, in Iugoslavia i tedeschi impiegavano divisioni di seconda linea, per giunta a ranghi ridotti. Si trattava di reparti che non potevano essere inviati in un teatro di operazioni vero e proprio. E la Iugoslavia la liberò l'Armata Rossa, non Tito). Lo sbarco in Provenza credo fosse voluto dagli americani in concomitanza con Overlord per prendere i tedeschi a tenaglia, ma confesso dovrei andarmi a rileggere un po' di libri.

Modificato da intruder
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ma lo penso solo io che l'errore sia stato entrare in guerra?

Non lo pensi solo tu, penso che molti qui siano d'accordo con te. Ne abbiamo parlato brevemente qui dal post numero 6.

 

Per Intruder: grazie per la precisazione non lo sapevo.

Modificato da Hicks
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Stante il fascismo, la seconda guerra dalla parte dei perdenti fu la scelta migliore per l'Italia. Meglio, molto meglio, una sconfitta e un ruolo politico ridimensionato piuttosto che la perdita di libertà e l'isolamento politico tipo Spagna che sarebbe derivata da una nostra eventuale neutralità.

Appena migliore lo scenario se fossimo entrati in guerra con gli alleati: si, avremmo vinto, ma ripeto preferisco la sconfitta ma una Italia libera e democratica ad una Italia vittoriosa ma in cui non puoi dire bau senza venir sbattuto in carcere o al confino.

 

Siano ben chiare due cose:

- parlo di sconfitta militare. Il disonore derivato dal vigliacco comportamento di VE3 non c'entra con questo ragionamento. Il Re avrebbe dovuto ordinare all'esercito di resistere e combattere i tedeschi. Anche nella sconfitta può esserci dignità ed onore (e la Folgore lo ha ampiamente dimostrato ad El Alamein).

- l'ipotesi migliore, ovviamente, sarebbe stata che VE3 avesse arrestato e incarcerato Mussolini nel 1923. L'Italia sarebbe rimasta una Monarchia Costituzionale democratica ed avrebbe partecipato alla seconda guerra mondiale a fianco degli alleati senza essere obbligata ad una scelta tra libertà da una parte e posizione politica internazionale nel dopoguerra dall'altra

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Ospite intruder

Sciaboletta non poteva mettersi contro agrari e industriali, che volevano fortemente il fascismo, così come Mussolini, nel 1940, non poteva resistere agli industriali che volevano la guerra, e siccome il cavallo vincente in quel momento era quello tedesco, il gioco fu fatto. La guerra a fianco degli alleati non la vedo concepibile per diverse ragioni, mentre una neutralità alla spagnola ci avrebbe quanto meno risparmiato la guerra civile, le cui conseguenze sono ancora visibili.

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Ma ci avrebbe fatto fare la fine della Spagna (come isolamento ecc..), l'Italia sarebbe rimasta una dittatura e, sopratutto, senza i soldi degli americani e quell'enorme volano che fu la ricostruzione non ci sarebbe stato nessun boom economico, l'Italia non sarebbe mai diventata una potenza economica mondiale, non avremmo partecipato alla CEE, non saremmo mai entrati nel G-7 ecc. ecc.

 

No no una volta che quella terribile sciagura che fu Mussolini per il nostro paese salì al potere, sono contento che sia andata così.

 

Però il rimpianto di non aver avuto un Re con le palle rimane. Se solo l'Italia fosse rimasta una democrazia....

Modificato da Rick86
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Ospite intruder

Vittorio Emanuele non era un vigliacco, con buona pace di chi la pensa così. Ma era un cinico. E aveva capito benissimo che il motore economico del Paese batteva per il maestro di Predappio. Opporsi a lui, voleva dire quasi sicuramente rimetterci il posto, se non proprio la testa (e, credimi, tutti gli storici sono concordi nel ritenere che Sciaboletta ci tenesse più al primo che alla seconda). Ecco spiegata la sua scelta. Non poteva andare diversamente. Non in quel momento.

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Ma ci avrebbe fatto fare la fine della Spagna (come isolamento ecc..), l'Italia sarebbe rimasta una dittatura e, sopratutto, senza i soldi degli americani e quell'enorme volano che fu la ricostruzione non ci sarebbe stato nessun boom economico, l'Italia non sarebbe mai diventata una potenza economica mondiale, non avremmo partecipato alla CEE, non saremmo mai entrati nel G-7 ecc. ecc.

 

No no una volta che quella terribile sciagura che fu Mussolini per il nostro paese salì al potere, sono contento che sia andata così.

 

Però il rimpianto di non aver avuto un Re con le palle rimane. Se solo l'Italia fosse rimasta una democrazia....

Non sono molto d'accordo sulle tue considerazioni fatte, col senno di poi è facile dare giudizi... anche sbagliati, moltissimi fanno questo errore. Per valutare persone ed eventi bisogna prima capire i motivi che ne hanno creato la nascita, non con occhio critico ma la giusta capacità obiettiva.

Il Fascimo prende il potere del paese nel 1922 senza praticamente violenza per volere del Re. Perchè in quel momento? e non prima o dopo?

 

Se posso cercherò di spiegarlo brevemente (chiedo eventualmente ad Intruder e altri di corregermi in caso di imprecisioni storiche) poi trarrete le vostre considerazioni altrimenti se non vi interessa saltate pure il seguente blocco.

 

OT on

Dopo la fine della prima guerra mondiale si generò tra i paesi sconfitti (puniti economicamente in modo molto pesante) e alcuni di quelli vinicitori, tra cui l'Italia(non adeguatamente ricompensate per tutti i sacrifici fatti nel conflitto), un grande insoddisfazione. Queste sofferenze economiche gravarono soprattutto sulla povera gente indifferentemente che la propria nazione avesse vinto o perso la guerra.

Nel frattempo si stava espandendo dalla Russia l'onda d'urto della Rivoluzione d'Ottobre del 1917. In Italia arrivò nel 1919 e durò 2 anni, il famoso Biennio Rosso, un periodo dove i ceti più bassi della società presero il sopravvento con il temtativo di soverchiare il sistema con scioperi, manifestazioni ed occupazioni e molto spesso si risolvevano con scontri violenti con polizia ed elementi più democratici. Il governo Italiano in crisi mandò l'esercito a sedare questi tumulti e di certo non si risolse picficamente la cosa.

Molti voci si alzarono in quel periodo per contrastare l'invasione dei soviet italiani. Mussolini si fa conoscere con il suo giornale in quei anni spinto dagli ideali socialisti e repubblicani, partito del quale ha fatto parte assieme all'amico Pietro Nenni. Riuscì ad essere la voce più credibile per gli italiani che non erano schierati con la filosofia con la filosofia di Lenin, sicuramente più dello stesso governo italiano. Mussolini radunò inoltre sotto la sua figura tutti gli ex-combattenti che dall'Italia non ricevettero mai la loro la giusta ricompensa per tutti i patimenti (ricordo che nella prima guerra mondiale furono mandati sul fronte anche i ragazzi nati il 1899).

Vista l'impossibilità di mettere in piedi un governo solido che respingesse il comunismo dilagante, il re vide nei fascisti, nei loro capi e soprattutto in Mussolini, coloro che potevano garantire la sua sovranità, e fu così.

 

Il Fascismo si macchio anche di violenze e sopprusi: il delitto Matteotti e la non libertà di stampa, sono simbolo di una politica violenta attuata dal governo.

Non voglio fare propaganda ma in 20 anni molto di buonafu anche fatto, tutte le riforme (scolastica/universitaria, sociali, sanitaria, per i lavoratori, delle infrastrutture(strade e ferrovie), economiche, spinta industrializzazione, nuove città province) diedero un grande impulso al paese portandolo a diventare una nazione di tutto rispetto. Molte di queste sono state mantenute anche nel dopo guerra.

Lo stesso Churchill, vista la forte spinta e modernità data dal Fascismo in 5 anni all'Italia , dichiarò a Roma nel 1927 :"Se io fossi italiano di certo sarei fascista".

Mussolini dichiarò fedeltà al Re e non lo tradì mai; in tutti i 21 anni del suo governo egli di fronte al re non si presentò mai in divisa militare ma in abiti civili per rispetto verso il suo sovrano (memorie di Quinto Navarra).

Anche il 25 luglio 1943, quando fu deposto dal Re non oppose replica e, sicuro della promessa del Re di potersi ritirare alla Rocca delle Caminate, acconsentì di uscire da Villa Savoia all'interno di un'ambulanza scortato di Carabinieri.

Non ritengo che si possa considerare una vera dittatura, o se quella fu il Re ne fu complice.

Hitler nel 1938(mi pare) dichiarò che il potere di Mussolini era limitato in quanto era alle dipendenze e suddito di un sovrano, diffidando quindi del totale appoggio dell'Italia.

 

Ecco gli italiani: tutti fascisti quando tutto andava bene e magicamente quando tutto andò male tutti antifascisti e costretti con la forza a farsi la tessera per lavorare. Ma d'altro canto come dargli torto le giustizia sommaria era il modo più rapido per sistemare un fascista o sospettato di esserlo stato, concesso da una politica alleata che non intendeva perseguirne i reati, preferendo far passare tutto come azioni di guerra quando guerra non era.

 

L'Italia commise un grande errore ad avvicinarsi alla Germania di Hitler e non fu colpa di un solo uomo ma fu equalmente divisa tra coloro che contribuirono e ne favorirono quell'alleanza.

OT Off

 

Quindi tornando all'affermazione di Rick se vogliamo fare il gioco dei SE, io penso che senza l'avvento del fascismo non ci sarebbe oggi la democrazia(forse la monarchia ma dubito) e Il biennio rosso non sarebbe durato appunto solo un biennio. Se scegliere di diventare come la Spagna o come l'Unione Sovietica... preferisco di gran lunga la sorte della calda penisola iberica. :rolleyes:

 

EDIT: Una possibile soluzione(ammesso che fosse attendibile) era la, cosidetta, congiura delle barbette (Balbo, Grandi, de Bono).

Modificato da Hicks
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Conosco il biennio rosso ma penso che l'Italia, come la Francia poi che ha ugualmente attraversato proteste simili, sarebbe stata in grado di salvaguardare la sua democrazia. Ce lo dimentichiamo tutti che l'esperienza dei primi partiti di massa (tra cui quello popolare di Sturzo) risalae al 1919 - 1923?

 

Non nego le riforme e le innovazioni del fascismo ma mentre cose come il delitto Matteotti e la non libertà di stampa non possono che venire da una dittatura (imperfetta, su questo siamo d'accordo, ma sempre regime resta), tutte le cose buone fatte da Mussolini potevano ugualmente venir fatte da un governo democratico.

 

Quanto ad essere "la voce più credibile per gli italiani che non erano schierati con la filosofia con la filosofia di Lenin" ti consiglio di riguardarti la figura di Don Luigi Sturzo e, perchè no, quella di Alcide De Gasperi.

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Ospite intruder
1) tutte le cose buone fatte da Mussolini potevano ugualmente venir fatte da un governo democratico.

 

2) Quanto ad essere "la voce più credibile per gli italiani che non erano schierati con la filosofia con la filosofia di Lenin" ti consiglio di riguardarti la figura di Don Luigi Sturzo e, perchè no, quella di Alcide De Gasperi.

 

1) I partiti democratici venuti prima di Mussolini non hanno saputo farle. Hanno fatto l'Italietta e l'hanno consegnata al Duce, che, ricordiamocelo, aveva dalla sua gli agrari e gli industriali, oltre alle gerarchie ecclesiastiche che contavano.

 

2) Se la gente preferì seguire Mussolini significa che quei due non li convincevano. Il fascismo fu un movimento di massa, rivoluzionario se vogliamo. E fino all'entrata in guerra fu anche molto popolare: si fosse votato liberamente nel 1938, Mussolini avrebbe vinto. Negarlo significa ignorare le realtà.

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1) I partiti democratici venuti prima di Mussolini non hanno saputo farle. Hanno fatto l'Italietta e l'hanno consegnata al Duce, che, ricordiamocelo, aveva dalla sua gli agrari e gli industriali, oltre alle gerarchie ecclesiastiche che contavano.

 

2) Se la gente preferì seguire Mussolini significa che quei due non li convincevano. Il fascismo fu un movimento di massa, rivoluzionario se vogliamo. E fino all'entrata in guerra fu anche molto popolare: si fosse votato liberamente nel 1938, Mussolini avrebbe vinto. Negarlo significa ignorare le realtà.

Mi hai tolto le parole di bocca.

 

Vorrei aggiungere che nella storia d'Italia non vi è un periodo storico così lungo in qui il paese è stato anche così unito ma soprattutto sicuro di se stesso, benefici che oltre a essere morali furono soprattutto economico-finanziari.

Con questo non voglio noscondere gli innegabili errori del regime ma non fu tutto da sbagliato.

 

PS. vogliate chiudere un occhio per i molti errori nel mio post precedente, scritto di getto e a memoria.

Modificato da Hicks
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  • 6 anni dopo...

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